Come si ricorderà, Repubblica ha recentemente dato un taglio alla campagna delle "dieci domande a Berlusconi" cogliendo al volo l'occasione della presentazione dell'ultimo libro di Vespa con annesso dialogo con il premier, per estrapolare alcune frasi e "confezionarle" in modo da farle apparire come risposte.
Dopo mesi e mesi la vicenda aveva inevitabilmente perso mordente e appariva ormai chiaro che il destinatario di quelle domande non aveva la benché minima intenzione di rispondere. Sotto sotto, credo, la cosa aveva cominciato a stancare non solo i lettori, ma anche i redattori. Si trattava solo di onore e puntiglio professionale (chi vuole rosicare si legga questo sarcastico articolo del giornalista Betulla).
La tecnica della dieci domande è però progressivamente dilagata, con effetti anche stucchevoli, come evidenziato qui. Ho provato pertanto a raccogliere le serie più rilevanti di "dieci domande" venute fuori da maggio, mese di pubblicazione delle prime dieci domande di Repubblica, ai nostri giorni.
19 maggio 2009
Il quotidiano "Il Manifesto" pone dieci domande a Bertolaso sulla gestione dell'emergenza terremoto a L'Aquila.
26 maggio 2009
Il Giornale fa dieci domande a Franceschini (leader del PD) sulle contraddizioni tra il suo essere cattolico e l'appartenenza al PD, sulle calunnie nei confronti di Berlusconi, sulle sofferenze inflitte alla famiglia di Noemi a causa della campagna di Repubblica.
18 giugno 2009
Il Tempo fa dieci domande a Massimo D'Alema sui suoi rapporti con il potere giudiziario.
23 agosto 2009
Il quotidiano "Libero" fa dieci domande alla famiglia Agnelli sulle ricchezze che l'Avvocato avrebbe accumulato nei paradisi fiscali.
30 ottobre 2009
Il "Resto del Carlino" fa dieci domande al neo allenatore del Rimini su come intende guidare la squadra di calcio.
9 novembre 2009
Micromega fa dieci domande a Di Pietro sulla conduzione di Italia dei Valori, sul riciclaggio di ex trombati di altri partiti, sulla moralità della politica, sull'eccessivo giustizialismo.
18 novembre 2009
L'associazione "Altro Consumo" fa dieci domande al Ministero della Salute (ndr: che non esiste più, le sue competenze sono passate al Ministero del Lavoro, della Salute e delle Politiche Sociali) sulla distribuzione del vaccino antinfluenzale in Italia.
18 novembre 2009
La Gazzetta dello Sport fa dieci domande a Marcello Lippi, allenatore della Nazionale di calcio, sulle probabilità che hanno alcuni giocatori di essere convocati o di essere esclusi.
Concludo con un "come eravamo", anzi un "come erano".
8 luglio 1998
La Padania fa dieci domande a Berlusconi sulle origini della sua ricchezza. E chiude con un bel "Non molleremo".
27 commenti:
Ma guarda cosa va a scovare il nostro esperto di Cambridge: le 10 domande del Resto del Carlino!!! Complimenti.
Ottimo lavoro di ispirazione "gramelliniana"! Mi associo ai complimenti.
P.S.: Quelle della Padania del 1998 non erano 11?
Bei tempi, quelli del Berluscaz! Ma furono dopo la famosa intervista con l'Umberto in canottiera ospite inatteso di Silvio in una delle sue ville?
Perchè credi che sia una moda?
Ne sei proprio certo?
Non può essere solo un caso?
Come l'hai fatta questa ricerca?
Ma uncinné chiffari a Oxford?
Hai provato i trans britannici?
O preferisci the hand saw?
Tu pigghiasti u cafè?
Piove?
Ma quando ti arricampi?
:-))))))
Qualcosa dovevo pur fare in questi giorni, chiuso in casa da solo con la febbre a 38 !
Angelo, le domande della Padania erano 10, anche se nel titolo hanno scritto 11.
Ce lo giochiamo come terno?
10, 11 e 38 !
P.S. A letto con la suina?
Ci sto, giochiamocelo.
No no, cosa di stomaco fu.
Ragazzi, PPR mi ha dedicato un post, che onore !
http://pazzoperrepubblica.blogspot.com/2009/11/di-buzzo-buono.html
Ma ottimo de che?
Andate a lavorare, fannulloni, passate la vita a drogarvi e poi state male con lo stomaco!!!
Mi spiace Mik, il tuo ultimo commento non vale.
Mancano 9 domande.
Ah, davvero?
Come fai a dirlo?
Non hai altro da fare che contare le nostre domande?
E chi te lo fa fare?
Lo fai con il pallottoliere?
Forse sei un tipo da calcolatrice?
Perché devi quantificare sempre tutto?
Non sarebbe meglio lasciarci libertà di espressione?
Hai per caso rigurgiti antidemocratici?
Sei soddisfatto adesso?
Ragazzi, ma devo dirvi sempre tutto ?
Non avete letto Repubblica ?
Che c'è, non è il vostro giornale preferito ?
Oppure la leggete e ve ne vergognate ?
E allora perché non dite al vostro edicolante di nascondervela dentro la copertina di Playboy ?
Vi rendete conto che, così incartata, farebbe la felicità di "Pazzo per Repubblica" ?
Non è ormai evidente che non si può interloquire se non formulando dieci domande ?
Non vi siete accorti che chi non pone dieci domande non è cagato neanche di striscio ?
E voi, quando parlate o scrivere, non le contate le vostre domande ?
O forse credete che arriva il fesso di turno e ve le conti lui ?
@Mik: senti chi scrive!
Tu non sei quello delle "10 cose che odio"?
@Antony: domattina provvederò a giocare il terno, oppure il WinForLife contenente i tre numeri magici.
Tu perché non provi a cercare un biglietto della lotteria Italia? Forse all'Istituto Italiano di Cultura lo trovi.
@ Angelo: appunto, le cose che odio sono certe, certissime, senza ombra di dubbio, mentre qui le dieci domande esprimono un'ansia, un'attesa, un'interrogazione, un dubbio, lasciandoci brancolare nel buio.
Meglio puntare sul sicuro e affidarsi alle cose che si odiano per certo, invece di conoscere ciò che difficilmente si può conoscere.
Tanti auguri di pronta guarigione ad Antonio. Comunque, dato lo spirito con cui risponde ai vari commenti, immagino si stia riprendendo.
Beh, non è poi tanto difficile immaginarlo seduto sul wc con il portatile poggiato sulle gambe mentre risponde ai nostri commenti...
@Mik:
Il dubbio, le domande, sono alla base della conoscenza della realtà. Senza dubbi si avrebbero solo certezze e potrebbero essere tutte sbagliate.
Perciò, bèccati 'sta citazione da "Il Nome della Rosa":
"Ma allora," ardii commentare, "siete ancora lontano dalla soluzione..."
"Ci sono vicinissimo," disse Guglielmo, "ma non so a quale."
"Quindi non avete una sola risposta alle vostre domande?"
"Adso, se l'avessi insegnerei teologia a Parigi."
"A Parigi hanno sempre la risposta vera?"
"Mai," disse Guglielmo, "ma sono molto sicuri dei loro errori."
"E voi," dissi con infantile impertinenza, "non commettete mai errori?"
"Spesso," rispose. "Ma invece di concepirne uno solo ne immagino molti, così non divento schiavo di nessuno."
@Antonio:
1) complimenti per il post su PPR: il duro lavoro paga (almeno all'estero);
2) auguri di pronta guarigione: non saranno stati i troppi caffè di Starbucks? Forse è meglio adeguarsi al tè.
3) terno giocato su tutte le ruote; attendiamo i risultati di stasera:
http://www.lottomaticaitalia.it/lotto/home/index.html
Eh eh, bella citazione, ma con me l'elogio del dubbio non attacca, e contrattacco con quel che diceva Wittgenstein nel "Della certezza" (analisi filosofica del senso comune):
159. Da bambini impariamo certi fatti, per esempio che ogni uomo ha un cervello, e li accettiamo fiduciosamente. Io credo che esiste un'isola, l'Australia, che ha questa determinata configurazione così e così, e via dicendo; io credo di aver avuto dei bisnonni, e che le persone che si facevano passare per miei genitori fossero davvero i miei genitori, ecc. Può darsi che questa credenza non sia mai stata espressa, e addirittura il pensiero, che le cose stanno davvero così, non sia neppure mai stato pensato.
160. Il bambino impara, perché crede agli adulti. Il dubbio vien dopo la credenza.
162. In generale quello che trovo (per esempio) nei manuali di geografia, lo ritengo vero. Perché? Dico: Tutti questi fatti sono stati confermati centinaia di volte. Ma come faccio a saperlo? Quali prove ne ho? Ho un'immagine del mondo. È vera o è falsa? Prima di tutto, è il substrato di tutto il mio cercare e di tutto il mio asserire. Le proposizioni che la descrivono non sono tutte egualmente sottoposte a controllo.
Più che un elogio "della certezza", sembra proprio l'elogio del dubbio.
Ci aggrappiamo alle nostre "certezze" perché non vogliamo riconoscere la nostra fragilità.
Può essere uno strumento, per affrontare meglio la vita quotidiana, ma dentro di noi dobbiamo essere consapevoli che è proprio il dubbio che ci può fare scoprire altre certezze.
Ed ora vado a fare la torta di mele. Non sono un bravo cuoco: potrebbe venire una schifezza, ma potrebbe anche riuscire un capolavoro.
Ah, che insostenibile dubbio!
E infatti non di elogio si tratta, ma di discussione (alla maniera di Wittgenstein) delle tesi di G.E. Moore, tanto che la proposizione con cui si apre il libretto è:
"Se sai che qui c'è una mano, allora ti concediamo tutto il resto", dal momento che Moore si era detto convinto di sapere con assoluta certezza (empirica) di avere due mani alle estremità delle braccia.
Purtroppo si sbagliava...
@ Antonio:
Purtroppo, il terno non è uscito.
@Mik:
In compenso, la torta è riuscita benissimo: i dubbi che mi ero posto sulla mia qualità di cuoco, mi hanno spinto a fare più attenzione al rispetto della ricetta.
Trovero' qui qualcosa da giocare per tutti e due.
A proposito di dubbi (e di internet), segnalo un post di Gery Palazzotto che, tra l'altro, tocca anche un argomento caro al Titolare dell'Angolino: il fatto che, navigando-navigando, ci si ritrova sempre con quelli che la pensano come noi (e si evitano gli altri).
http://www.gerypalazzotto.it/2009/11/23/filippo-facci-contro-marco-travaglio/
Sono completamente d'accordo con Palazzotto. Tra l'altro c'è un post in programmazione per domani che praticamente dice la stessa cosa.
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