venerdì 12 febbraio 2010

Dopo trent’anni: “Ci rivediamo?”

A chi non è mai capitato di partecipare a “rimpatriate” tra vecchi amici di scuola?

Basta essere iscritti ad un “social network” per ricevere il fatidico invito da parte del compagno di banco o del complice di “marinata” che non vedevamo da quasi trent’anni. Così, ci si rivede in tre o quattro, a volte anche di più, per passare una serata insieme.

Ma la moda del “vintage” che ha contagiato gli ultra-quarantenni di oggi non si può applicare anche alle persone. Bastano pochi minuti per rendersi conto che quell’ex-ragazzo che con te giocava a ping pong o studiava italiano, adesso è diventato un illustre sconosciuto: uno di cui non sai niente.

Ed i racconti di una vita, condensati in poche ore, non fanno che acuire questa sensazione: “Ma come proprio tu hai fatto questo?”. Naturalmente, anche gli altri provano le nostre stesse emozioni, anche se difficilmente ce ne rendiamo conto, impegnati come siamo a riflettere sulla nostra vita passata ed a rivederla in rapidi flashback. L'esito di questi incontri rimane aperto ed imprevedibile: ci rivedremo ancora? Ci terremo in contatto?

L’argomento è stato oggetto di numerose descrizioni artistiche. Al cinema cominciò Laurence Kasdan col mitico Il Grande Freddo e, in Italia, il filone è stato seguito da Gabriele Salvatores con Marrakech Express e da Carlo Verdone con Compagni di Scuola . Ma la descrizione più autentica, vera e “mediterranea” si trova in un libro di Gianrico Carofiglio: Né qui, né altrove – Una notte a Bari. Sembra di essere là.

(di Angelo)

15 commenti:

  1. E' qualcosa a cui mi rifiuto di partecipare a priori, mi mette su una tristezza da chiodi, vedere gente con cui giocavi da piccolo invecchiata ti fa rendere conto che anche tu lo stia diventando...o no?

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  2. Un mio caro amico, lettore e autore di molti post.

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  3. Quanto alle rimpatriate, sì un po' hai ragione.
    Ma alcuni dei miei vecchi compagni compagni di scuola desidererei rivederli. Magari quelli di cui ho notizie indirette, e so che fanno qualcosa di interessante.

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  4. Sorge spontanea la domanda: "E chi è Mao?"

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  5. E' questo è pure giusta come domanda, Angelo, sono semplicemnte uno che apprezza il blog di Antonio. Mi incuriosiva vedere alcune volte il nome di altri autori senza capire chi fosse. Un abbraccio ad entrambi

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  6. Ragazzi, quanti complimenti (grazie) !
    L'Angolino veltroniano ?

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  7. Ringrazio Mao e ringrazio Antonio per le parole che ha voluto scrivere e perché mi dà la possibilità di evadere dal tran-tran quotidiano utilizzando la mente.

    Buonismo? Non saprei. Di certo i DisGuido Boys non ci attraggono.

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  8. Quanto all'argomento del post, credo che la principale sfida di queste "rimpatriate" è proprio quella con se stessi: rivedere la propria vita dalla scuola ad oggi, porta ad inevitabili bilanci.

    Secondo me, non è il caso di preoccuparsi troppo. Che il tempo passa ce lo dice già lo specchio ogni mattina. Perfetti non si nasce, né si diventa; quel che abbiamo fatto (spesso sbagliando) fa parte del passato e da esso possiamo solo imparare.

    Il libro di Carofiglio è perfetto per queste riflessioni.

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  9. A questo punto devi recensire questo libro di Carofiglio (quale ?).

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  10. Picciottu, mettiti 'a birritta di lana cca' ddocu fa friddu e ti si ghiaccianu 'i sinassi! :-)

    "Ne qui, né altrove - una notte a Bari", il libro di cui si parla nel post! Mi ha tenuto compagnia durante la mia ultima influenza (dunque, non è difficile, visto che passavo dal 39 al 37 da due a tre volte al giorno).

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  11. Antonio, mi sono permesso di copiare il post nel mio blog. Citando la fonte, ovviamente! Ciao ;-))

    http://laquartadimensione.blogspot.com/2010/02/dopo-trentanni-ci-rivediamo.html

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  12. Fai pure. Credo che Angelo non avrà nulla da ridire.

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  13. Ovviamente.
    (Scusate, latito causa malattia da raffreddamento)

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