Come si sa, giovedì scorso Michele Santoro ha condotto una puntata particolare di "Annozero". Si è trattato di una reazione alla censura subìta da parte degli uomini che Berlusconi ha piazzato alla Rai e negli organismi che dovrebbero "vigilare e indirizzare l'attività radiotelevisiva, considerata, specie per quanto riguarda l'informazione, particolarmente importante per il corretto funzionamento di un sistema democratico".
L'iniziativa di Santoro ha avuto la copertura politica del sindacato dei giornalisti ed è stata concepita come un evento di massa, organizzato in un palazzetto dello Sport di Bologna e trasmesso in diretta in duecento piazze d'Italia, rilanciato da numerose TV locali, digitali e satellitari, e diffuso anche da una miriade di siti Internet.
Vista l'importanza della posta in gioco, cioè la possibilità che il potente di turno riduca al silenzio le voci sgradite, mi sarei aspettato un maggiore coinvolgimento del mondo dei giornalisti. E invece, a parte lo scontato "recinto" dell'area più vicina a Santoro (Travaglio, Iacona, Ruotolo, etc.), si è visto ben poco: in sostanza solo Floris, Gad Lerner e Milena Gabbanelli, quest'ultima con un intervento registrato.
Dove erano, per esempio i direttori di Repubblica e Corriere ? Sebbene in teoria siano apparsi schierati a fianco dell'evento rilanciando la trasmissione sui rispettivi siti Internet, non si può negare che per loro la cosa è stata in fondo anche un'occasione di guadagno, con il fortissimo incremento dei contatti in rete.
D'altra parte forse c'era pure da aspettarselo, vista la reazione scoordinata e un po' sgangherata dei giornalisti fin dall'inizio della vicenda: solo Lucia Annunziata ha avuto il coraggio di autosospendersi per solidarietà. Se lo avessero fatto i giornalisti tutti insieme, avrebbero dato un segnale fortissimo a difesa della loro (e nostra) libertà di parola.
Qualora vi fosse sfuggita la battuta:
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