I "titolisti" svolgono un lavoro molto delicato. La scelta di un aggettivo, l'inclusione o l'esclusione di qualche particolare hanno un impatto notevole sulle opinioni dei lettori, specie di quelli che sfogliano i giornali con rapidità.
Un caso tipico è quello della nazionalità di chi commette reati. E non sto parlando del fatto che solo quando il "cattivo" è uno straniero viene sempre indicata la provenienza: "albanesi stuprano...", "banda di rom", etc., mentre nel caso di italiani il particolare è sottaciuto.
Mi riferisco invece al diverso trattamento che gli stranieri subiscono, nei titoli dei giornali, a seconda se sono protagonisti di una vicenda come aggressori oppure come vittime. Come ha notato Metilparaben, i titoli specificano la nazionalità quasi solo nel primo caso, lasciando al lettore frettoloso l'idea che gli stranieri in Italia sono sempre protagonisti in negativo.
Un altro caso è quello delle inclinazioni sessuali. Un pedofilo omosessuale è "un pedofilo omosessuale"; un pedofilo eterosessuale è solo "un pedofilo".
Ma c'è di peggio. Talvolta la condizione di omosessualità viene evocata anche quando non c'entra nulla con la notizia, non serve ad aggiungere alcunché, se non a sollecitare l'interesse morboso del lettore. Come in questo caso, in cui una lettura distratta potrebbe addirittura suggerire maliziosamente un'interpretazione opposta rispetto al contenuto dell'articolo.
Interessante, avevo notato la notizia anch'io giorni addietro. Se il vicino fosse stato etero, e non gay, avrebbe bussato alla signora e si sarebbe lanciato anche lui nella mischia, forse...
RispondiElimina"Disinibita sessa-ntenne travolge coppia di gay disturbati"
RispondiElimina:-)
"Scoperto il segreto delle cravatte rosa: Fini è gay!" (Il Giornale)
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