Se qualcuno crede che gli articoli di Marco Travaglio siano monotematici (Berlusconi, la giustizia, la casta, etc.) adesso potrà ricredersi. La sua prosa straripante è arrivata a occuparsi persino di cinema.
Peccato che, nel recensire il nuovo cinepanettone "Amici miei - come tutto ebbe inizio" (una specie di seguito del celebre originale con Tognazzi, Moschin, Noiret, Celi e Del Prete), Travaglio ammette candidamente di non avere visto il film. E, pur riportando le parole del regista Parenti che nota che "prima di giudicare un prodotto bisogna vederlo", se ne esce con un "Eh no, troppo comodo, non può dire al pubblico: "pagate il biglietto e poi, se non vi piace, criticate pure"". Insomma il nostro Marco vorrebbe andare al cinema con la formula soddisfatti o rimborsati.
Direi proprio che quello di critico cinematografico non è un ruolo che gli si confà.
Per fortuna che Il Fatto Quotidiano contiene anche ben altro, a partire dai suoi editoriali in prima pagina, o l'ultimo scoop di Galeazzi, Malagutti e Paradiso sul tentativo di corruzione di cui sarebbe stata vittima la funzionaria dell'anagrafe di un comune marocchino allo scopo di modificare i registri delle nascite e regalare la maggiore età alla famosa Ruby.
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