Giulio Palermo è un professore dell'Università di Brescia. Le sue idee di economista lo collocano tra coloro che criticano il neoliberismo, anche quello invocato oggi da sinistra. Ma non è per questo che ne parlo.
Ha suscitato il mio interesse la sua posizione sul sistema baronale universitario. Se è vero quello che lui racconta nel racconto della sua lotta solitaria a forsa di ricorsi e carte bollate ("La carriera di un cane sciolto"), la sua carriera è stata un'eccezione in un sistema dove prevalgono le logiche da "casta".
Uno degli studi di quest'autore (in mezzo a tanti altri, molto seri, di taglio più specificamente universitario) è molto curioso: si tratta di un'analisi del sistema di valutazione adottato dalla sua facoltà per i docenti (quindi lui e i suoi colleghi), confrontato con un sistema normalmente adottato nelle università internazionali: questo sistema si chiama "Impact Factor" e in sostanza misura la quantità delle citazioni ottenute dai lavori scientifici dei docenti attribuendo un peso maggiore alle citazioni contenute nelle riviste che, a loro volta, risultano più citate (un po' come fa Google...).
Ne escono fuori due graduatorie: una in base ai criteri "di fatto", un'altra in base al criterio dell'Impact Factor: indovinate chi, tra i docenti della sua facoltà, trarrebbe più vantaggio se si adottasse quel metodo.
Mi sia consntita una precisazione. Non ho certo bisogno di promuovere me stesso. Quello che io credo emerga da quel paper riguarda i docenti che sarebbero retrocessi, non quelli che sarebbero promossi. Con questa chiave di lettura, forse si capisce anche da dove nascono certe iniziative originali nei miei confronti, come censurare quell'articolo. Questo è il dato che forse poteva essere evidenziato e commentato. Perchè chi non è capace di indignarsi della repressione della devianza, difficilmente può cogliere il significato politico della mia lettera al manifesto. Cercare continuamente la macchia nell'interlocutore non aiuta certo il dibattito. Serve solo a rigettare le critiche senza considerarle.
RispondiEliminaGiulio Palermo
Innanzitutto la ringrazio per l'attenzione dedicata al mio minuscolo blog, dove cerco di dare un taglio "laterale" ai commenti evidenziando gli aspetti "curiosi" delle notizie piuttosto che, banalmente, esprimere giudizi che in molte circostanze appaiono scontati.
RispondiEliminaSull'argomento specifico: il post puntava sul paper, e invitava alla sua consultazione, cercando di stimolare la curiosità dei lettori. Già in questa scelta mi pareva implicita una sorta di "scelta di campo" a sostegno di ogni barlume di merito nella palude baronale dell'Università italiana.
Quanto al resto, le assicuro che non c'era assolutamente l'intenzione di minimizzare o tanto meno ridicolizzare la sua vicenda, sulla quale mi riservavo un certo distacco ("se è vero quello che racconta") solo perché non l'avevo mai sentita prima che un amico mi suggerisse di dare un'occhiata alle sue pagine web.
Le sue precisazioni sono benvenute e mi stimolano a riprendere, in un prossimo post, l'argomento della censura del suo articolo (ed eventualmente di altri casi analoghi): un suo contributo sarebbe ben accetto.