giovedì 21 agosto 2008

Hanno fatto di tutto per non farla funzionare.

Ricopio dal sito "Uguale per tutti" una parte di un interessante post di Bruno Tinti, Procuratore della Repubblica a Torino, che descrive sinteticamente e con molta efficacia le storture e i malfunzionamenti del sistema giustizia. Un piccolo corso di procedura.
Chi vuole leggere il post originale, che contiene anche la famosa "parabola" su come ammazzare la moglie e farla praticamente franca, può cliccare qui.

La prescrizione.
Quanto tempo trascorre prima che un processo finisca è molto importante per il cittadino parte offesa e per l’imputato innocente: tutti e due hanno interesse a che il processo finisca presto e bene, che vuol dire per il primo risarcimento del danno e per il secondo fine di un incubo e restituzione dell’onorabilità perduta. Ma ancora più importante, in chiave opposta, si capisce, è per l’imputato colpevole: perché uno può essere condannato solo se non è trascorso il tempo necessario perché il reato di cui è imputato venga considerato prescritto. Quando invece è maturata la prescrizione, anche se l’imputato è giudicato colpevole (perché comunque il Giudice, se ritiene che l’imputato sia innocente lo deve dichiarare, anche se il reato è prescritto; quindi una sentenza di prescrizione è sempre una sentenza che ha accertato la colpevolezza), il reato viene dichiarato estinto e nessuna pena può essere inflitta. Sicché si capisce bene che l’imputato colpevole ha un interesse fondamentale: evitare di essere processato e definitivamente condannato prima che il reato da lui commesso sia prescritto.
Il termine di prescrizione è stabilito dall’articolo 157 del codice penale e dipende dalla pena massima prevista per il reato: più questa è elevata, più il termine di prescrizione è lungo: si va dai 30 anni per l’omicidio ai 5 anni circa per una contravvenzione (i calcoli sono un po’ complessi, questa è la risultante finale). In realtà però il termine di prescrizione può essere assai più corto perché esso dipende dal fatto che siano stati posti in essere i cosiddetti atti interruttivi, come previsto dall’articolo 160 del codice di procedura penale; vale a dire, in buona sostanza, una serie di attività processuali che presuppongono, appunto, l’apertura di un procedimento. Sicché, se, per esempio, nessuno ha denunciato un falso in bilancio commesso nel 2003, dopo appena 4 anni, alla fine del 2007 per intendersi, il reato sarà prescritto e non potrà più aprirsi alcun procedimento penale.
E’evidente allora che la pena prevista per ogni reato serve a determinare quanto tempo è necessario perché questo si prescriva: più la pena è elevata nel massimo, maggiore è il tempo necessario per la prescrizione. Se si considera la cosa da un altro punto di vista, e tenuto conto che il legislatore sa benissimo quali sono i tempi del processo penale, la previsione di una pena massima poco elevata serve ad impedire che si faccia a tempo a terminare il processo. E’facile capire quindi che pene miti equivalgono ad una garanzia di impunità.
A tutto questo qualcuno potrebbe obbiettare che il legislatore (ma chi sarà costui, sarebbe bello saperlo; alla fine tutti dicono che è stato quell’altro, quell’altro partito, quell’altra corrente, quell’altro insomma) si è fatto carico del problema e ha previsto una cosa importante, che in effetti fa molta impressione ai cittadini ignari di cose giudiziarie: se uno è già stato condannato, se è un delinquente conclamato, i termini di prescrizione aumentano e quindi lo si può condannare ancora. Il che è vero. Solo che questo legislatore non ha pensato che questo discorso vale per i soliti poveracci, quelli che vengono arrestati per essere venuti alle mani con un vigile urbano o perché, appena giunti dal Senegal, hanno spacciato due dosi di hashish per conto del trafficante che è comodamente seduto al vicino caffè (è questa la gente che affolla le carceri). Ma non vale, il discorso, per chi falsifica i bilanci, evade le imposte, corrompe i pubblici funzionari etc: questo individuo è sempre un incensurato, certamente non ha mai rubato in un supermercato un pezzo di formaggio né ha picchiato un carabiniere che gli chiedeva i documenti; ed è destinato a restare incensurato a vita perché i processi che contano non arrivano mai ad una sentenza di condanna. Si apre così un circolo perverso per il quale gente di questa risma non viene mai condannata una prima volta, non diventa mai”censurata”e quindi non viene mai condannata nemmeno in seguito.
Sicché questa è la prima frontiera del processo penale: arrivare alla prescrizione.
E ci si arriva sempre o quasi. Con un processo che dura un minimo di 10 anni, tutti i reati che si prescrivono in 5 o in 7 e mezzo sono matematicamente prescritti prima della fine.
Quanti sono questi reati? Il 95 % di tutti quelli che vengono commessi.
Non so se sono necessari commenti. Forse si: Forse è bene dire chiaramente che tutte le contravvenzioni in materia antinfortunistica, ambientale, ecologica, di inquinamento; tutti i delitti di corruzione, falso in bilancio, frode fiscale; tutti i delitti di maltrattamento in famiglia e violazione degli obblighi di assistenza famigliare, tutti i delitti di falsa testimonianza, tutti i delitti di truffa, anche ai danni dello Stato o di Enti Pubblici o dell’Unione Europea; tutti questi delitti e tanti altri che non cito perché sarebbe un elenco lunghissimo non saranno mai puniti. Nessun processo per questi delitti si concluderà con una sanzione effettiva. Nessuno che abbia commesso uno di questi delitti andrà mai in prigione.

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