Veltroni propone di far votare alle amministrative gli immigrati residenti da un certo numero di anni anche se non in possesso della cittadinanza italiana.
Volontè (Udc) reagisce indignato "Senza cittadinanza, niente diritto di voto".
Dussin (Lega): "Una proposta fuori dal mondo".
Gasparri (An): "La Costituzione non si cambia".
etc. etc.
Per favore, qualcuno li avverta che è dal 1996 che in Italia, a un cittadino UE non italiano (quindi anche ai tanto vituperati rumeni) basta la residenza in qualsiasi Comune per chiedere l'iscrizione nelle liste elettorali comunali e persino presentare la propria candidatura (Legge n. 52 del 1996, art. 11).
In questo dibattito sbilenco, bisogna riconoscere che l'unico che ha provato a ricordarlo è stato Fini.
Mi pare naturale che se uno, pur straniero, risiede qui da noi, spende i soldi che guadagna, li reinveste in qualche maniera nell'economia locale, abbia modo di poter far sentire la propria voce, almeno limitatamente allo spazio pubblico cui egli accede. Purtroppo ciò che non si dice è questo: la destra, a causa del becerume umano che la compone, teme che eventuali voti di stranieri possano andare dritti dritti ai politici di sinistra.
RispondiEliminaGli "allittrati" direbbero "no taxation without representation".
RispondiEliminaGliel'ho sentito dire pure a Berlusconi, talvolta... generalmente quando parla di tasse, incitando all'evasione.
RispondiEliminaComunque, immagino che Veltroni si riferisse agli extracomunitari (come i Nord Africani o quelli del Sri Lanka, ad esempio), che pur vivendo in Italia da tanti anni non hanno il benché minimo diritto di fare sentire la loro voce.
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