Dopo aver ascoltato la puntata di giovedì 28 maggio della "Zanzara" (1) mi convinco ancora di più che nel nostro paese è molto scarsa la consapevolezza dell'importanza della questione del conflitto di interesse.
L'argomento principale degli interventi è stata ovviamente la questione di Berlusconi, delle veline, di Noemi, eccetera. Due giorni prima, a Ballarò, Franceschini aveva polemizzato molto duramente con Belpietro, direttore di Panorama, facendolo imbufalire per aver messo in evidenza, di fronte ai telespettatori, che Belpietro è "dipendente di Berlusconi".
Durante tutta la puntata il conduttore Cruciani ha ridicolizzato l'uscita di Franceschini, sostenendo che l'unico e vero motivo per mettere in evidenza il rapporto di dipendenza di Belpietro nei confronti di Berlusconi era quello di minarne la credibilità, dal momento che è notorio che Belpietro, come direttore di Panorama, riceva il suo compenso dalla Mondadori. Cruciani non solo ha ripetuto questo concetto tantissime volte, ma ci ha fatto dell'ironia invitando ogni radioascoltatore a dichiarare i propri eventuali rapporti di dipendenza.
La domanda di Cruciani è: che senso ha dichiarare il proprio rapporto di dipendenza ? Perchè allora non viene chiesto preventivamente a tutti coloro che intendano esprimere un'opinione ?
Quello che sfugge (a molti e) a Cruciani è che, se io parlo di un argomento qualsiasi allora i miei legami professionali sono indifferenti, ma se io esprimo un'opinione sul mio datore di lavoro (o su un soggetto con il quale ho legami professionali), allora è doveroso che il mio
interlocutore sia informato preventivamente, dal momento che appare ovvio che il mio giudizio può esserne fortemente influenzato, e chi mi ascolta deve essere messo nelle condizioni di giudicare.
E' così difficile ?
(1) La "zanzara" è una trasmissione radiofonica tin onda ogni sera sull'emittente del
Sole 24 Ore (Radio 24) e, come tutte le trasmissioni di quella radio, è molto interessante. Il modello, per chi lo conosce è quello di "Zapping", in onda allo stesso orario su Radio 2: si ascoltano in diretta i titoli dei principali TG e si commentano le notizie con gli ascoltatori che telefonano.
Il conduttore è Giuseppe Cruciani, un giovane giornalista brillante e molto... frizzante, che
non esita ad accalorarsi esprimendo le proprie idee, lasciando trasparire le sue simpatie più per il centrodestra. La trasmissione è in ogni caso ben fatta, il conduttore lascia spazio a tutti.
Nel corso di quella puntata (ed è andato avanti per un paio di puntate successive) Cruciani sosteneva che, se è lecito dichiarare preventivamente il nome del datore di lavoro di Belpietro, allora la stessa cosa andrebbe fatta per altri giornalisti. In pratica si dovrebbe dire: Concita de Gregorio, direttore dell'Unità, stipendiata dal pd.
RispondiElimina"E' così difficile ?"
RispondiEliminaEvidentemente si (per i comuni mortali ascoltatori; "il pubblico")
Ma per i giornalisti, che sono del mestiere e quindi "sanno" di che parlano, evidentemente no. E Cruciani non fa eccezione.
Se ne deduce che qualsiasi giornalista che nega o sottace questa palese evidenza, mente sapendo di mentire. E Cruciani non fa eccezione.
@Valentina:
RispondiEliminaL'Unità non appartiene al PD, ma a Renato Soru, proprietario di Tiscali. E infatti, càpita che esprima posizioni differenti.
Va bene. Allora, diremo: Concita De Gregorio, stipendiata da Soru (che non mi pare un rappresentante di forza nuova) e a suo tempo scelta da Veltroni.
RispondiElimina@Valentina:
RispondiEliminaDi conseguenza, quando la De Gregorio e l'Unità parlano di Tiscali o di Soru, sono in conflitto d'interessi.
Come quando Belpietro (e Fede, e Vinci, e Mimun, e Mulè, e Brachino, e la D'Urso, e Rossella, ecc.) parlano di Berlusconi.
O come quando i quotidiani "Libero" e "il Riformista" parlano di sanità (infatti entrambi appartengono alla famiglia Angelucci, leader della sanità privata nel Lazio).
(E naturalmente come quando "Repubblica" parla di De Benedetti).
da Spinoza.it:
RispondiEliminaBelpietro: "L'ex fidanzato di Noemi ha avuto una condanna. Come pensa di poter competere con Silvio?".
E poi una condanna per rapina! Silvio ha sempre fatto le cose in grande!
RispondiEliminaRiguardo alla questione in oggetto, direi che nessun giornalista è in linea di principio libero, dovendo dipendere da questo o da quel gruppo di potere. A tal proposito segnalo che su Dagospia c'è ogni giorno una rassegna stampa delle notizie apparse sui quotidiani curata da Falbalà e Massimo Riserbo (senz'altro due giornalisti o due che conoscono il mondo di cui parlano) che spiegano i retroscena, i perchè e i come, degli articoli pubblicati: molto istruttiva!
Mik, il punto in discussione non è se i giornalisti siano liberi o meno.
RispondiEliminaE' quasi ovvio dire che sono pagati da qualcuno: quello che appare meno ovvio è il loro dovere di ricordarlo, specie quando parlano proprio dei loro datori di lavoro.
Lo capisco, Antonio, sul tuo blog ne abbiamo parlato parecchie volte. Però mi pare inutile che un giornalista dichiari per chi lavora senza dire anche contro chi lavora: in fondo noi siamo abbastanza scafati da poter sgamare chiunque, leggiamo qualche quotidiano anche on line e di certo non limitiamo la nostra conoscenza del mondo alle notizie trasmesse dal tg5.
RispondiElimina@Mik:
RispondiEliminaNonsi!
Un conto sono le opinioni (legittime) ed un conto sono gli obblighi (da dichiarare).
Ad esempio, se "Libero" o "il Riformista" parlando dello scandalo della sanità nel Lazio, difendono le strutture private, avrebbero l'obbligo morale di dichiarare che dipendono dai proprietari di quelle strutture.
(L'esempio è volutamente staccato dalla stringente attualità).
...difendessero...
RispondiEliminaDunque ogni volta che La Stampa parla di Marchionne e della Fiat dovrebbe dire che fanno tutti parte della stessa famiglia, per cui non si può certo pretendere che gli facciano le pulci, oppure ogni volta che La Repubblica parla degli Angelucci, di De Benedetti dovrebbe dire che è un cittadino svizzero che ha rilevanti interessi nel mondo delle cliniche private, oltre a essere il suo editore, e quando Il Corriere della Sera parla della crisi in RCS e dei licenziamenti e della chiusura di alcune testate dovrebbe anche dire che forse è un po' colpa del fatto che RCS ha acquistato a caro prezzo e poi svenduto al primo offerente un importante gruppo spagnolo... come vedi, tutti hanno i loro scheletri in bella evidenza nell'armadio.
RispondiEliminaSi. Su tutta la linea.
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