La politica in Sicilia ha dimostrato numerose volte di non tenere in alcuna considerazione l'interesse generale, a beneficio di corporativismi e interessi particolari organizzati. Basta guardare l'impegno e la baldanza con cui il governo Lombardo e tutte le forze politiche che lo sostengono (tutte) hanno preso a cuore la battaglia dei precari da stabilizzare ad ogni costo nelle amministrazioni pubbliche, calpestando ogni criterio di merito, oppure la pervicacia dei deputati e senatori siciliani nel mettere in campo tutte le iniziative possibili e impossibili pur di salvare il posto ai presidi scolastici vincitori di un concorso caduto sotto la mannaia della giustizia. E si potrebbe continuare.
Un'altra vicenda, meno nota ma altrettanto significativa, è quella del meccanismo di assegnazione dei lavori pubblici in Sicilia. Da anni i politici si arrovellano, ma non allo scopo di cercare di risparmiare risorse pubbliche, bensì piuttosto per il contrario.
Fino al 2005, come nel resto d'Italia, vigeva la regola del massimo ribasso: si aggiudicava l'appalto chi faceva risparmiare di più alle casse pubbliche. Ma ciò scontentava le imprese edili siciliane, piccole, inefficienti e incapaci di competere con la concorrenza dei grandi gruppi nazionali e, a sentir loro, delle imprese in mano alla mafia (curiosa teoria questa: il potere della mafia che si fonda sul risparmio delle risorse pubbliche).
Di questa inefficienza delle imprese edili si fece carico la regione Siciliana che, sensibilissima alle grida di allarme della categoria dei costruttori siciliani, cancellò nel 2005 la regola del massimo ribasso e stabilì di assegnare i lavori pubblici con un criterio arzigogolato che si può sintetizzare così: vince chi presenta un'offerta né troppo bassa né troppo alta.
Il risultato è stato il seguente: oggi chiunque presenti un'offerta per partecipare a un appalto, nel timore di essere escluso, propone un ribasso del 7,3152 %, il cosiddetto "numero magico" che nell'esperienza si è dimostrato quello sul quale è meglio convergere per non rischiare brutte sorprese. In queste condizioni, agli enti pubblici non rimane che assegnare i lavori con il sistema del SORTEGGIO, e possiamo immaginare con quali garanzie di trasparenza ed equità.
Adesso che l'Unione Europea ci mette sotto accusa per difetto di concorrenza (ma và !), l'assessore ai Lavori Pubblici Gentile prova a reintrodurre ciò che nel resto del paese è la normalità, cioè la vecchia regola del massimo ribasso.
Apriti cielo. L'associazione di categoria dei costruttori denuncia gli "effetti devastanti" dell'annunciata riforma: chissà perché, ciò che altrove è normale, da noi è "devastante".
Ma niente paura: pur di tutelare qualcosa a discapito dell'interesse generale, la politica saprà trovare rimedio.
A proposito di presidi (ma questi sono privati e con agganci in Vaticano):
RispondiEliminahttp://www.gerypalazzotto.it/2010/07/07/cei-palermo-scuola-preside/
Quindi, anche il Famoso Ponte, sarà appaltato col ribasso del 7,3152 %...
RispondiEliminaNo, il Ponte no, perché per gli appalti il cui importo è al di sopra della soglia comunitaria (circa 5 milioni di euro) vale la legge nazionale, con l'aggiudicazione all'offerta col massimo ribasso. Tra l'altro l'appalto per il Ponte è stato aggiudicato già da anni (prima dell'ultimo Governo Prodi), anche se finora non è stato fatto pressoché nulla.
RispondiEliminaSempre preciso, Josh71.
RispondiEliminaCredo che chi abbia scritto questo articolo,non capisce di APPALTI.
RispondiEliminaVolevo ricordare al signore che ha scritto questo articolo,che le imprese lavorano con prezziari del 2006!!!! chiaro!!! i soldi del lavoro svolto vengono pagati dopo 4-10 mesi.
RispondiEliminaE' veramente scandaloso quello che ha segnalato.
RispondiEliminaMa non vedo la contraddizione con quello che ho sostenuto nel post.
Saluti (senza insulti).