Mi è arrivata una mail dell'ufficio stampa del Cerisdi (un ente di formazione ospitato al Castello Utveggio) che pubblicizza l'evento "La musica adotta Sakineh", un concerto gratuito dell'Orchestra Sinfonica Siciliana organizzato con lo scopo di sensibilizzare l'opinione pubblica sul caso della donna iraniana giudicata colpevole di omicidio e adulterio, e condannata a morte per lapidazione. I dettagli possono essere trovati qui.
L'iniziativa si inquadra nella campagna di opinione in corso in Occidente per fare pressione sul governo iraniano affinché annulli la sentenza di pena capitale. La campagna è di quelle alle quali aderire istintivamente. La pena di morte è una cosa incivile, e per di più in questo caso la modalità è particolarmente efferata. Quindi: totale solidarietà alla donna. Molto è stato scritto e quindi non mi dilungo ulteriormente.
C'è qualcosa però sulla quale riflettere. Non mi riferisco tanto alle scontate prese di posizione della diplomazia iraniana che sta cercando di reagire all'offensiva (c'è per esempio questo intervento dell'ambasciatore iraniano in Italia alla trasmissione "Unomattina").
C'è soprattutto questo invito alla riflessione di Umberto Eco, pubblicato sull'Espresso, che si interroga sui motivi per i quali la forte indignazione per il caso iraniano si è accompagnata alla sostanziale indifferenza nei confronti del caso di Teresa Lewis, condannata negli USA alla pena di morte per iniezione letale.
Salvo che sembra proprio che la morte per lapidazione non sia prevista dall'ordinamento iraniano.
RispondiEliminaI buoni intellettuali progressisti europei ce la stanno mettendo tutta per preparare la volata ai bombardieri israeliani in rotta verso l'Iran...
"Sembra proprio"?
RispondiEliminaCome al solito, Umberto Eco ha colto nel segno.
RispondiEliminaC'è un retrogusto di senso di colpa nel modo in cui in Occidente si perseguono certe cause.
Sì, sì, leggi qui: http://www.voltairenet.org/article167006.html
RispondiEliminaE poi il professor Eco ha una certa dimestichezza nel firmare appelli sbagliati: ricordiamo senz'altro quello contro il commissario torturatore Calabresi...
Secondo il rapporto di Amnesty (puoi cercare con Google "lapidazione amnesty") "nonostante le autorità avessero annunciato una moratoria nel 2002, quattro anni dopo sono state lapidate almeno sei persone. Almeno otto donne e tre uomini si trovano attualmente nei bracci della morte del paese, in attesa della lapidazione".
RispondiEliminaTendo a credere a loro.
Ciò non toglie che il sito che hai segnalato, pur nel suo orrendo antiebraismo, è da leggere.
Più che di antiebraismo parlerei di diffuso senso di risentimento nei confronti di un'entità politica che si caratterizza per crimini orrendi tipici di una mentalità razzista. Lo stesso stato di cui sopra, cui piace atteggiarsi a vittima, sta spingendo inutilmente finora per un attacco preventivo all'Iran dopo aver ottenuto lo smembramento dell'Iraq.
RispondiEliminaLapidare un condannato a morte è altrettanto infame che bombardare civili palestinesi con il fosforo bianco (http://www.infopal.it/leggi.php?id=10965).
E poi, di cosa sono accusate le persone in attesa di lapidazione? Omicidio, stupro, violenza?
In ogni caso già a luglio l'ambasciata iraniana aveva assicurato che non ci sarebbe stata morte per lapidazione.
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