martedì 1 febbraio 2011

Rosebud.



Il miliardario senza scrupoli Kane, nel suo immenso palazzo di Xanadu, pieno delle cose più belle e preziose del mondo, è in punto di morte. Durante la sua vita si è circondato di persone che ha utilizzato per i suoi scopi come semplici strumenti della sua ambizione. Ma adesso, nel momento estremo, è solo e pronuncia un’unica parola: “Rosebud!”. Quale sarà il significato di questa enigmatica, unica parola?

Un giornalista prova ad indagare convinto che possa essere la chiave di lettura di tutta una vita. Non lo scoprirà. La verità sarà nota soltanto a noi spettatori, alla fine del film. "In realtà «Rosebud» è la marca scritta su uno slittino con cui Kane giocava da bambino, all'epoca in cui viveva ancora circondato di affetto e dava affetto a quelli che stavano intorno a lui. Tutte le sue ricchezze e tutto il potere accumulato sugli altri non erano riusciti a comprargli niente di meglio che quel ricordo infantile. Quello slittino, simbolo di rapporti umani pieni di dolcezza, era ciò che Kane voleva veramente, la vita buona che aveva sacrificato per ottenere milioni di cose che in realtà non gli servivano a nulla. Eppure quasi tutti lo invidiavano…” (F. Savater: “Etica per un figlio”, Laterza).

(di Angelo Furnari)


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