Sta montando la protesta dei formatori regionali. Alcuni enti sono stati infatti colpiti dai timidissimi accenni di riforma del governo regionale che prova, tra mille incertezze e ambiguità, ad arginare l'immane spreco di denaro per un settore che, di fatto, serve soltanto ad alimentare clientele e a elargire uno stipendio a migliaia di persone.
L'assessore Centorrino era partito lancia in resta, ma ha dovuto prendere atto delle fortissime resistenze degli apparati sindacali-clientelari-politici, anche dentro i partiti della maggioranza regionale (tutti i partiti, compreso il pd) e ha depotenziato quasi del tutto la portata della sua riforma. Staremo a vedere.
Intanto, in linea generale, non pare emergere alcuna risposta di lungo periodo alle domande: e' giusto continuare a mantenere in piedi questo sistema ? siamo consapevoli dei costi, non solo finanziari, che ciò comporta ? come se può uscire ?
Stenta invece, come sempre, a farsi sentire la voce di chi alla fin fine è, e sarà, chiamato a mettere le mani al portafoglio (i cittadini-contribuenti). E se qualcuno prova a fare notare le storture di questo sistema, non manca chi si appella al rischio di natura sociale che un esercito di senza stipendio costituirebbe per la collettività, e al senso di pietà per le famiglie.
Ma il sentimento di sconcerto e di impotenza dei cittadini-contrinuenti, sui quali inevitabilmente si scarica il costo di tutti i sussidi alla formazione (ma il discorso vale per altre simili situazioni, come la Gesip), non è affatto egoismo o cattiveria nei confronti di altri esseri umani. E’ semplicemente la rabbia di essere a costretti a finanziare servizi pubblici inutili, inefficienti, e assunzioni clientelari senza alcun merito.
Perchè, parliamoci chiaro, di assistenza si tratta, e null’altro. Lo hanno detto mille volte anche le imprese, che in teoria dovrebbero essere le prime a beneficiare dell’attività della formazione regionale. Lo ha denunciato anno dopo anno la Corte dei Conti, e sotto sotto ne sono convinti anche gli stessi formatori.
Detto questo, dato per pacifico che si tratta di assistenza, decidiamo pure di continuare ad assistere le migliaia di “formatori”, ma – per cortesia – chiamiamo le cose con il loro nome: chiamiamolo “contributo di solidarietà”, garantiamo a queste famiglie un sostentamento a vita. Ma a condizione di farla finita una volta per tutte con questo sistema mostruoso. Finiamola con questi inutili corsi di formazione, chiudiamo questi enti parassitari che generano solo clientele. E una buona volta torniamo ai concorsi pubblici per merito nelle pubbliche amministrazioni.
Questa è la mia opinione, ma so bene che si tratta di utopia, perché toglierebbe a tanti politicanti la base del loro opportunistico consenso.
Un primo passo potrebbe essere quello di rendersi conto che se quei soldi fossero usati diversamente, si potrebbe generare una quantità di posti di lavoro maggiore.
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