La questione D'Avanzo vs Travaglio si è chiusa, come ricordiamo, con l'esibizione degli assegni che provano che nessuno, tanto meno un mafioso, ha pagato la vacanza del giornalista ad Altavilla Milicia. Travaglio batte D'Avanzo, dunque. E fin qui ci siamo.
C'è però un altro punto di vista dal quale guardare la faccenda, e lo fa Filippo Facci in questo articolo. Ora, a me Facci è sempre stato antipatico. Sempre bilioso, invidioso del successo di Travaglio, e in tutte le tantissime polemiche che, dalle pagine del Giornale, aveva imbastito contro di lui, lo avevo trovato sempre dalla parte del torto marcio.
Però.
Però la tesi di fondo dell'articolo citato, pur in mezzo a forzature, pretesti e soliti veleni, fa riflettere: Travaglio ha indicato all'opinione pubblica lo scandalo di un Presidente del Senato che stava in società con personaggi che, 18 anni dopo, sono stati inquisiti per mafia; lui stesso però frequentava un personaggio che, due mesi dopo, sarebbe stato arrestato per mafia.
La questione ovviamente non è di merito (non ci sono dubbi sulla "antimafiosità" di Travaglio), ma di metodo: se valutiamo la vicenda Schifani e quella Travaglio con questo stesso metodo, possiamo scorgere ancora qualche differenza ?
P.S.
Gerry Palazzotto, sullo stesso argomento, ha costruito un "esperimento" che dimostra la quasi totale indisponibilità dei commentatori dei blog a confrontarsi su argomenti scomodi e farsi contaminare dalle idee altrui.
Bisogna rendere atto al buon Antonio di essere capace di criticare anche i suoi miti (Travaglio).
RispondiEliminaDetto questo, sono d'accordo sul fatto che nel metodo non c'è molta differenza tra quanto successo a Travaglio e a Schifani; non credo però che Travaglio potrà mai ammettere qualcosa del genere. Come minimo obietterebbe che Schifani è il Presidente del Senato, e rappresentando una delle principali istituzioni dello Stato deve essere al di sopra di qualunque sospetto; Travaglio invece è un semplice giornalista.
peccato ke uno sia un giornalista e l'altro 2^ carica dello stato.. non proprio la stessa cosa..
RispondiEliminaandrea
Non prendiamoci in giro
RispondiEliminaQuanti tra di voi possono mettere la mano sul fuoco, garantendo che nessuno tra le persone che frequentavano 18 anni fa, magari ai tempi della scuola, oggi non abbiano problemi con la giustizia?
RispondiEliminaE' quello che è avvenuto a Schifani: poi, come si dice, in giro c'è sempre uno più puro di te pronto a fartelo notare, ed è quello che ha fatto il commissario Davanzoni.
Il post mi ispira un ricordo: mi pare che uno dei carabinieri spioni che sono stati condannati nell'affaire Cuffaro fosse anche uno stretto collaboratore di un noto giudice progressista antimafia: se ne è parlato poco ovviamente sui giornali mainstream, ma se fosse stato un collaboratore di un ministro di destra... apriti cielo!
Mik, la persona alla quale ti riferisci è proprio il maresciallo Ciuro, collaboratore del pm Ingroia e, all'epoca, in rapporti amichevoli con Travaglio. Stai parlando della stessa vicenda.
RispondiEliminaA me l'argomentazione della diversa rilevanza pubblica dei due personaggi (Schifani e Travaglio) non convice.
E comunque anche Travaglio ha la sua più che discreta rilevanza di personaggio pubblico sul quale moltissimi, come me, fanno affidamento come fonte di informazione attendibile e libera.
Volendo ricercare una differenza tra le due vicende parallele, punterei l'attenzione sulla consapevolezza.
Sono ragionevolmente certo, e credo profondamente, che Travaglio fosse in perfetta buona fede, e credesse nell'onestà di Ciuro.
Quanto a Schifani...
Mi dispiace, non sono d'accordo.
RispondiEliminaDiciott'anni fa Schifani non era presidente del senato.
Curiosamente Andrea e Mik utilizzano un'argomentazione molto simile, cioè la rilevanza pubblica della persona, per arrivare a due conclusioni opposte.
RispondiEliminaRiassumendo Andrea dice che, siccome Schifani È la 2^ carica dello Stato, allora è censurabile.
Mik dice che, siccome all'epoca Schifani NON ERA la 2^ carica dello Stato, allora non è censurabile.
A mio parere invece frequentare, o aver frequentato, mafiosi è una cosa censurabile a prescindere dalla rilevanza della persona. Se è una persona pubblica (anche se i fatti sono avvenuti in passato), lo censuro non votandolo. Se è una persona non pubblica, lo censuro non frequentandolo.
Se però la persona non sapeva di stare frequentando un mafioso, allora il discorso cambia. A prescindere dalla sua rilevanza pubblica.
Sì, Antonio, è quello che sostenevo nel primo commento: viviamo in Sicilia, mica in Svizzera, quindi come possiamo essere sicuri che la persona a cui abbiamo venduto l'auto o da cui abbiamo comprato l'appartamento, o che il cugino di nostra moglie che ci invita al matrimonio sia "puro" al 100%?
RispondiEliminaIl problema è questo: Schifani è censurabile se all'epoca sapeva di frequentare mafiosi, se ne è avvantaggiato per motivi x, e oggi lo nega per convenienza politica. Ma dobbiamo basarci sulla sua parola o su quella eventuale di un pluriassassino improvvisamente redento?
In conclusione, solo Schifani può sapere se è censurabile o no, perché solo lui sa se all'epoca sapeva oppure no.
RispondiEliminaOvviamente, la stessa conclusione varrebbe per Travaglio.
Ma per censurare qualcuno sull'argomento "mafia" ci sarebbe anche un altro metro di valutazione: il personaggio pubblico in questione è a favore o contro determinate norme che combattono oppure avvantaggiano i mafiosi?
Ad esempio, se fosse presentato un ddl limitativo del reato di concorso in associazione esterna, Schifani sarebbe a favore o contro?
MILANO - Una lettera anonima, con minacce di morte. È arrivata due giorni fa a Palazzo Madama, destinatari Renato Schifani e la sua famiglia.
RispondiEliminaVisto? Così imparate! Lui è contro la mafia, chiaro?
Altrimenti che motivo avrebbe di minacciarlo?
Ciò non dimostra un bel niente.
RispondiEliminaLa mafia ha ucciso Lima, e allora ?
Per la sua vibrante azione di contrasto alla criminalità organizzata.
RispondiEliminaAh ora ho capito.
RispondiElimina...concorso ESTERNO in associazione mafiosa...
RispondiEliminaUn reato che non esiste, ma che viene contestato quando i giudici non possono dimostrare l'indimostrabile.
RispondiEliminaEsiste, esiste. Sennò la Cassazione a che serve?
RispondiEliminaIl reato è l'associazione mafiosa (art. 416 bis codice penale).
RispondiEliminaIl concorso in un reato (qualunque reato) si verifica quando "più persone concorrono nel medesimo reato" (art. 110 codice penale).
La Corte di Cassazione è intervenuta in diverse occasioni con varie sentenze qualificando come concorso "esterno" in associazione mafiosa quello di colui che partecipa al reato posto in essere dall'associazione mafiosa pur senza farne formalmente parte.
Forse non sono stato ultrarigoroso, ma la sostanza mi pare questa.
Ma il concorso esterno esiste o no? Non è favoreggiamento?
RispondiEliminaIl favoreggiamento è un'altra cosa ancora.
RispondiEliminaSi commette "concorso" in un reato quando si commette in prima persona un reato insieme ad altri.
Si commette "favoreggiamento" in un reato, quando si aiuta un'altra persona a commettere un reato.
Leggere questo blog rientra nella fattispecie del concorso o del favoreggiamento?
RispondiEliminaQuindi è meglio non dar confidenza a nessuno.
RispondiEliminaOggi, domani un concorso....
Metti che tra quindici anni scoprono che Antonio era il capo della mafia di Cambridge... sai che sputtanamento per noi umili lavoratori.
RispondiEliminaAltro che mafia di Cambridge... la notizia di oggi in prima pagina sul "Cambridge News" è l'arresto di un tizio per coltivazione di cannabis nel giardino di casa sua.
RispondiEliminaInvece, le "Italian news" di Repubblica aprono su tutt'altro livello (il terzo).
RispondiEliminaDopo alcuni giorni d'assenza ("chissà a cosa sta lavorando" avevamo pensato), ecco un nuovo articolo di D'Avanzo, scritto a quattro mani con Bolzoni (!).
Si parla di colletti bianchi (e cravatte a pois):
http://www.repubblica.it/2009/10/sezioni/cronaca/mafia-10/resa-conti/resa-conti.html
Certi "domenicali" di Scalfari sono imperdibili.
RispondiEliminaL'ultimo era dotto e pacato, ma riusciva a definire Belpietro "un alano da riporto".
Inarrivabile! Qualora ve lo foste perso (c'entra col post), eccolo qua:
http://newrassegna.camera.it/chiosco_new/pagweb/immagineFrame.asp?comeFrom=search¤tArticle=OCIE8
A me Scalfari comincia a stare sulle palle: dice sempre le stesse cose.
RispondiEliminaUno che un tempo era socialista non può venirmi a dare lezioni di moralità ogni santa domenica...
+ Scalfari
RispondiElimina- Vespa
Ce ne fossero!
- Scalfari
RispondiElimina- Vespa
+ Blondet
+ Scalfari
RispondiElimina+ Mauro
+ Vauro
+ D'Avanzo
+ Bolzoni
+ Gabanelli
(+ Fazio + Ruffini)
- tromboni plutomassonici
RispondiElimina+ voci fuori dal coro
Vorrei dare il mio contributo al dibattito (forse esagero), su un altro piano: il mafioso non è sempre minaccioso, è uno apparentemente normale; specie in paese è uno con il quale puoi trovarti a conversare normalmente insieme ad altre persone; ora, secondo Voi, una persona che è insieme ad alcuni amici e conoscenti in un bar, che deve fare se nel gruppo si aggiunge un appartenente (più o meno attivo) ad una famiglia mafiosa, magari solo per parlare di calcio?
RispondiEliminaTante persone si trovano in questa situazione ogni giorno e, pur non essendo mafiosi, nè simpatizzanti, non ritengono scandaloso rimanere nel gruppo e continuare a fare conversazione.
Sono d'accordo con l'ultimo commento; perciò parlavo di consapevolezza.
RispondiEliminascusa Mik, ma Schifani non frequentò "ai tempi della scuola" personaggi successivamente accusati (talvolta anche assolti, in verità) di reati gravissimi. Ci fondava delle società insieme, la cosa è ben diversa. Che poi potesse essere in buona fede è anche possibile. Ci sono anche delle accuse gravissime da parte di Spatuzza. Nella famosa trasmisione Travaglio citava ex presidenti del SEnato, nei cui confronti non accadde nulla di tutto questo. E questo è un fatto, che le cazzate di D'Avanzo non spostano di un millimetro.
RispondiEliminaAnonimo, ricapitolando: quali sono le differenze ?
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