Questa turista, in vacanza a Palermo, al suo ritorno ha scritto una recensione del suo soggiorno. Tralasciando le parti più o meno scontate (bei monumenti, bel mare, etc.) ne ho tradotto qualche brano più pittoresco.
Palermo, una città dove nessuno (letteralmente nessuno) parla inglese, i semafori sono considerati suggerimenti, non regole. Bella, bella, c'è qualcosa di magico qui, lo senti. Essere in un posto come questo, intriso così intensamente di cultura, è una cosa veramente stupefacente.
...
I banali dettagli di vita qui non sono banali. Quando aspetta davanti al semaforo, le persone pregano la Madonna. E si fermano sul ciglio di una strada a fissare altari messi su in ogni parte della città e si fanno la croce passandosi la mani sulla fronte e sul cuore e poi da un lato all'altro sulle spalle, formando una croce.
Nella maggior parte dei vicoli delle teche di vetro custodiscono altari, circondati da fiori e sorvegliati alle spalle da un'immagine di madre Maria. Qui la religione, il cattolicesimo, è un modo di vivere che non avevo mai visto, tranne forse a Bali, ma è impossibile fare un confronto tra le due religioni.
Le strade sono qualcosa di simile a un insieme di ciotoli, consumate da anni e anni di utilizzo senza alcuna apparente manutenzione. I vicoletti contengono molti dei tesori che offre la città. La gente stende il bucato sulla strada. Le donne si parlano urlando. Gli uomini stazionano sulla strada e il loro principale obiettivo sembra essere quello di guardare con libidine le giovani straniere fumando molte sigarette e confabulando gli uni con gli altri o, talvolta, alzando improvvisamente il tono della voce per attirare l'attenzione.
Un amico mi ha raccomandato una regola importante. Non rispondere “ciao” ad un uomo se non vuoi che ti segua per la strada esclamando “ciao bella, ciao, ciao”. Sembra che ricambiare il saluto significhi consentirgli di seguirti e, possibilmente, di andare a letto con te.
...
Ho dormito all'hotel “Regina”... lo staff non parla una parola d'inglese: divertente, eppure nel sito web c'era scritto “english speaking staff” haha! Ma alla reception c'era un tipo simpatico; io gli parlavo in inglese e lui mi rispondeva in italiano. Credo che ci si capisse lo stesso.
Ciao Antonio, bentornato. Qualcuno nel blog lanciava il sospetto che il tuo perizoma fosse leopardato: io ho difeso strenuamente la tua scelta di vita nudista...
RispondiEliminaLetto, letto...
RispondiEliminaBentrovato.
A proposito di nudisti: ne avessi vista una in Croazia!
Benerìca a tutti!
RispondiEliminaMa chi è costui che ha scritto questo diario di viaggio? Ma in quale Palermo è andato, nel quartiere di Buenos Aires?
Tutto si può dire sugli automobilisti palermitani, ma l'unica cosa che rispettano è il semaforo.
E non mai visto nessuno pregare per strada.
Ah come è bello inventarsi luoghi pittoreschi!
Però quella del saluto equivocato come disponibilità ad andare a letto è vera...
RispondiEliminaCi sono tizi che intercettano un sorriso sulla bocca di una ragazza e pensano che quella li stia provocando...
RispondiEliminaSinceramente, a parte qualche affermazione troppo "pittoresca" Tabernacoli, semafori ed altro, non riesco a dissentire dalle note del diario di viaggio a Palermo della o del malcapitato turista.
RispondiEliminaSfido chiunque, a presentarsi in un sito "turistico" e rivolgersi in Inglese, Francese, Tedesco e Spagnolo, al personale di turno. Non solo conoscono poco e male le lingue dellUnione Europea, ma biascicano anche la nostra.
Non è un fatto di cultura (sub), ma di approccio al concetto di "turismo" - risorsa - indotto. Non è un bene ne una risorsa, ma solo "assistenzialismo".
Chiedo venia... ma mi sono stancato di vivere quì.
P.S. per i campi di nudisti\naturisti (200.000 italiani si recano all'estero ogni anno per accedere alle strutture "turistiche", anch'esso una risorsa altro che stigmatizzare), consiglio Capo Rizzuto - nei pressi della vecchia comune.