Tra i Comuni del Nord, specie quelli a guida leghista, sta cominciando a diffondersi l'abitudine di negare la possibilità di giurare agli stranieri che hanno ottenuto il decreto di concessione della cittadinanza italiana (dal Ministero dell'Interno). E senza giuramento, niente cittadinanza.
E' già successo a Crespano del Grappa e a Caravaggio.
La tesi sostenuta dai sindaci battaglieri è che chi non conosce la lingua del luogo in cui vuole vivere non è in grado di assimilarne le regole, di conoscere i propri diritti e doveri.
La sinistra è abituata a liquidare queste vicende archiviandole alla voce "razzismo", ma forse temi come questi meritano più di un approfondimento.
Mi permetto di dissentire: se un tale non conosce la lingua del posto in cui vive, come fa a relazionarsi con gli altri, a chiedere informazioni, a esprimere idee, opinioni, a condividere punti di vista, a dissentire? Secondo me c'è la tendenza a considerare la lingua una cosa morta, mentre in realtà essa è un che di vivo, un prodotto culturale che va assorbito e assimilato e metabolizzato.
RispondiEliminaSe tu fossi in Germania e non conoscessi una parola di tedesco, come pensi che te la caveresti per strada o negli uffici o nei negozi?
Vi è mai capitato?
RispondiEliminaL'istinto di sopravvivenza conduce ad imparare in men che non si dica.
Dunque, quelle leghiste sono tutte scuse.
Aggiungerò che esiste la figura del "mediatore culturale" che serve proprio a questo. Perché può essere interesse della collettività "intendersi" con l'immigrato. In quei comuni, invece si vuole far passare l'idea dell'individuo "assolutamente solo" di fronte al mondo.
Da questo punto di vista, il post si collega strettamente a quello dal titolo "Cattivi esempi".
Continuo a dissentire: un conto è farsi capire per chiedere un'indicazione stradale, ma ciò non vuol dire comprendere una cultura. Che è qualcosa di più che la somma delle parole e delle espressioni linguistiche che contribuiscono a formarla.
RispondiEliminaTi faccio notare che i nostri emigranti verso l'America (o la Germania, o il Belgio) non sapevano una parola della lingua del luogo dove andavano, nè conoscevano la cultura.
RispondiEliminaEppure, soprattutto negli Stati Uniti, hanno imparato ed hanno contribuito allo sviluppo della cultura di quel Paese.
Ad esempio, molti registi ed attori famosi sono italo-americani.
La diversità di origini è una ricchezza, non un peso. E questo vale non solo a livello culturale, ma addirittura genetico: oltre all'ovvio esempio di Obama, si possono citare (in negativo) i matrimoni tra cugini.
Angelo, qui si parla di concessione della cittadinanza, non del diritto a trovarsi straniero in terra straniera: la cittadinanza comporta diritti e doveri, e come fai a concederla a una persona che non capisce quello che gli si dice o gli si scrive?
RispondiEliminaEd il mediatore culturale?
RispondiEliminami sembra che sia un dialogo tra sordi.
RispondiEliminaCosa c'entra il mediatore culturale una volta concessa la cittadinanza?
e cosa c'entra la prova di italiano una volta concessa la cittadinanza?
Se è stata concessa la cittadinanza significa che il richiedente aveva i requisiti per poterla ottenere. Punto.
Immagino che la cittadinanza venga richiesta da chi è già inserito.
Il mediatore culturale quindi,dovrebbe intervenire prima che la cittadinanza venga concessa proprio per agevolare l'inserimento nella società italiana (se non sbaglio ai fini della concessione della cittadinanza x gli extra ue è necessaria una residenza di 7 anni in italia)
ed una volta concessa cosa facciamo lo interroghiamo a saltare sulla grammatica italiana?
e come la mettiamo con gli italiani analfabeti? che facciamo revochiamo la cittadinanza?
Tutte le contraddizioni evidenziate dal precedente commentatore sono vere e, portando il ragionamento avanti, invitano a riflettere: ha senso parlare di "nostro" paese, di frontiere, di immigrato, di irregolare.
RispondiEliminaNoi cittadini italiani abbiamo ereditato questa terra senza avere fatto nulla di più rispetto agli "stranieri".
Guarda un po' questi schifosi, viscidi, razzisti della Svizzera cosa pretendono:
RispondiEliminaSVIZZERA: Acquista la cittadinanza (che sia nato o meno in Svizzera) chi è figlio di padre o madre svizzeri, se sposati, o di sola madre svizzera, se i genitori non sono sposati. Lo ius soli in sé non conferisce il diritto di cittadinanza. Chi è sposato con un cittadino svizzero può essere naturalizzato con procedura semplificata, se è stato sposato almeno 3 anni e risiede in Svizzera da almeno 5 anni, ma deve dimostrare la sua integrazione con "lo stile vita svizzero". La naturalizzazione è possibile per chi ha un permesso di soggiorno permanente ed è vissuto in Svizzera per 12 anni. Si deve parlare bene una delle quattro lingue nazionali e dimostrare la propria integrazione nel sistema di vita svizzero.
(Fonte: http://www.aduc.it/dyn/immigrazione/noti.php?id=151574)
Invece quei liberali dei crucchi tedeschi:
RispondiEliminaGERMANIA: In generale, la cittadinanza si acquista per ius sanguinis. [...]
La naturalizzazione si può ottenere dopo 8 anni di residenza legale e permanente, ma solo dopo un approfondito esame di conoscenza linguistica e a patto di dimostrare la propria autosufficienza economica
Che sindaci razzisti che abbiamo in Italia... speriamo che torni presto al governo il PD con la sua ventata di fresco antirazzismo da manifestazione al Circo Massimo.
RispondiEliminaAnonimo: gli italiani analfabeti hanno la cittadinanza di diritto in quanto italiani.
Qualunque regola o barriera non può cancellare il diritto di ogni uomo di vivere dovunque egli trovi o mezzi di sostentamento.
RispondiEliminaIl problema della criminalità dei clandestini è, per l'appunto, un problema di criminalità
@ mik: poni male la questione. Se il nostro sistema prevede la conoscenza della lingua italiana, allora la cittadinanza non doveva essere concessa e se concessa doveva essere revocata (forse, e sin dove possibile, con un provvedimento in autotutela).
RispondiEliminase, viceversa, il nostro sistena non prevede la conoscenza della lingua il giuramento non poteva essere impedito: in questi casi il comportamento dell'amministrazione è semplicemente contrario alla legge.
Negli altri sistemi si richiede, da quanto leggo, la conoscenza della lingua per la concessione della cittadinanza non per il giuramento (si tratta, ovviamente, di cose diverse).
In questa discussione mi sembra che evidenziamo tutto il nostro essere bizantini: non c'entra neanche tanto il razzismo quanto piuttosto e molto semplicemente il rispetto delle leggi da noi stessi volute e create e che, in primis, la pa è tenuta a rispettare.
Dici bene, tu, gentile anonimo (che si tratti di un extracomunitario non in regola con la Bossi-Fini?), ma io sono un vecchio razzista classista evoliano, cui non va giù che uno che si spaccia per neoitaliano non capisca un'acca di quello che scrivo, e che non sopporta che un sottoproletario di Ballarò, che campa raccogliendo rottami di ferro dai cassonetti, con moglie e cinque figlie femmine, di cui una ha appena fatto la fuitina, abbia un voto che pesi quanto il mio: vedi un po' tu quanto sono razzista...
RispondiElimina@Anonimo:
RispondiEliminaAvevo pensato anch'io alle norme sulla concessione della cittadinanza, ed in particolare alla situazione della mia colf.
E' in Italia da 15 anni, è in regola con i permessi di soggiorno, è in regola con il lavoro, ma non ha ancora potuto ottenere la cittadinanza (la procedura burocratica credo sia molto complessa). Parla italiano meglio di mia suocera.
Di conseguenza, credo che la sparata dei sindaci leghisti sia solo un'occasione per mettersi in mostra, tentando, come dici tu, di non rispettare la legge.
A questo punto, mi/ti chiedo: come si ottiene la cittadinanza italiana? Chi ne ha diritto?
Mik, hai parlato come Sgarbi.
RispondiEliminaAllora non sono evoliano ma sgarbiano.
RispondiEliminamah, secondo me si confondono questioni diverse che possono intrecciarsi ma rimangono diverse. Una riguarda l'appartanenza ad uno stato e quidni il godimento dei diritti civili e politici,l'altra il livello di istruzione del popolo, inteso come elemento costitutivo dello stato.
RispondiEliminaNon credo che tu sia razzista (non l'ho mai detto e mi scuso se ho dato questa impressione) forse hai delle idee diverse dalle mie. Dico forse perchè, se posso, più che evoliano o sgarbiano mi dai l'idea di essere come Mitterand: non diceva tutto quello che pensava e non pensava tutto quello che diceva.
buona domenica.
(nb anonimo = guido, almeno in questi post, cittadino italiano per ius sanguinis)
Da Sgarbi a Mitterrand... è un bel salto !
RispondiEliminaGuido, non ti preoccupare, ho usato volutamente io il termine razzista, ma del resto chi mi conosce sa come la penso su certe cose... Semmai reputo più offensivo il paragone con Mitterrand, e con quella frase che mi dovrebbe descrivere...
RispondiEliminaUltimora: Scoperchiata la tomba di Mitterand.
RispondiEliminaNon ci sono segni di effrazione; l'evento sarebbe "naturale".
Alcuni seguaci: "E' un segno di impazienza che il grande statista ci dà, per come Sarkò affronta la crisi."
Che ha fatto Sarkò ?
RispondiEliminaNon lo so, ma che importa?
RispondiEliminaMica Mitterand si rivolta nella tomba per quello.
Libero dà un'interpretazione sbagliata.