Ieri sera il presidente della Regione Siciliana, Raffaele Lombardo, è stato intervistato dai giornalisti Filippo Facci, Natascha Lusenti (conduttori) e Sergio Rizzo (ospite), nel corso della puntata della trasmissione "In Onda" su La7.
Si è visto chiaramente che i giornalisti, compreso l'acerrimo fustigatore della casta Rizzo, erano partiti lancia in resta convinti di seppellire il governatore siciliano sotto il fuoco delle accuse, e invece si sono trovati davanti un politico che ha risposto punto per punto a tutte le domande/contestazioni, con abbondanza di dati e circostanziando tutte le affermazioni.
A un certo punto alla Lusenti non è rimasto altro da fare che implorare "Ci dica lei una cosa che ha sbagliato".
Il video dura mezz'ora, ma ne vale la pena. Per chi non ha tempo, in questa lettera di Lombardo al direttore di Libero c'è la sintesi delle sue argomentazioni.
martedì 24 luglio 2012
giovedì 19 luglio 2012
È vero.
Vent’anni dopo la seconda terribile strage del ’92 ci sentiamo di poter dire che le loro idee hanno veramente trovato gambe giovani sulle quali camminare. Lo abbiamo visto accompagnando i nostri figli in scuole che – in occasione delle commemorazioni di maggio - erano tappezzate di cartelloni esplicativi sulle conseguenze del potere mafioso. Lo abbiamo vissuto partecipando all’accoglienza alle navi antimafia dove, sotto una pioggia incessante, centinaia di ragazzini cantavano allegramente “Pensa”. Lo abbiamo pensato guardando i giovani di “Addiopizzo” trainare il carro di Santa Rosalia durante il recente “Festino”.
Certo, la lotta per ottenere verità e giustizia e per sconfiggere definitivamente quel potere di morte che è la mafia non è finita e probabilmente sarà ancora lunga, ma crediamo che la vita stia prendendo il sopravvento. Possiamo sperare che non ci sarà più “Cosa Nostra” a CASA NOSTRA.
(Angelo Furnari)
venerdì 13 luglio 2012
Come sono stati utilizzati i fondi per raccolti per i terremotati dell'Abruzzo.
Nelle ultime settimane, proprio in concomitanza con il moltiplicarsi delle iniziative di solidarietà per le popolazioni colpite dal terremoto in Emilia, in rete è montata una polemica circa l'utilizzo dei fondi raccolti in occasione del terremoto in Abruzzo del 2009.
Sostengono i numerosi contestatori che i fondi allora raccolti, 5 milioni di euro, non sono serviti per acquistare beni e servizi da destinare ai terremotati, ma sono stati impiegati come fondo di garanzia per facilitare l'erogazione di prestiti bancari a condizioni molto vantaggiose, a favore delle attività economiche in quegli sfortunati territori. Nessuna donazione quindi, come ci si attendeva da parte dei generosi contributori, ma prestiti da rimborsare.
In effetti, basta andare a consultare il sito del Consorzio Etimos, che gestisce l'iniziativa, per rendersi conto, da un lato della sostanziale veridicità delle notizie contenute nelle "accuse", dall'altro della rispettabilità soggetto interessati.
E allora ? Va tutto bene così ?
Non del tutto, tanto è vero che in seguito alle polemiche, qualche giorno fa il Consorzio ha pubblicato un comunicato con informazioni di dettaglio proprio allo scopo di rispondere alle questioni rimaste aperte e dissipare ogni ulteriore dubbio.
In particolare il Consorzio ha messo in evidenza:
- che i 5 miliardi destinati a questo progetto, cosiddetto di "microcredito", sono solo una parte dei complessivi 68 miliardi raccolti dalla Protezione Civile;
- che il ricorso, per un parte del totale dei fondi raccolti, a questa forma di microcredito rappresenta uno stimolo all'imprenditorialità, un'iniezione di fiducia, e consente di attivare finanziamenti bancari per un ammontare pari a circa 10 volte i fondi raccolti per il progetto;
- che, una volta che ogni prestito viene restituito, i fondi così disimpegnati possono essere utilizzati come garanzia per altri successivi prestiti;
- infine, cosa ancora ancora più importante, che allo scadere dei 9 anni stabiliti per il progetto nel suo complesso, i fondi, al netto di quelli che dovessero essere stati utilizzati per fronteggiare eventuali mancati pagamenti, saranno restituiti alla Regione Abruzzo.
Questi chiarimenti sono proprio benvenuti, e rassicurano circa la bontà dell'iniziativa e la buonafede delle istituzioni coinvolte. Rimane a mio giudizio un solo rammarico: sarebbe stato molto meglio essere così chiari fin dal momento della campagna di sottoscrizione iniziale.
Sostengono i numerosi contestatori che i fondi allora raccolti, 5 milioni di euro, non sono serviti per acquistare beni e servizi da destinare ai terremotati, ma sono stati impiegati come fondo di garanzia per facilitare l'erogazione di prestiti bancari a condizioni molto vantaggiose, a favore delle attività economiche in quegli sfortunati territori. Nessuna donazione quindi, come ci si attendeva da parte dei generosi contributori, ma prestiti da rimborsare.
In effetti, basta andare a consultare il sito del Consorzio Etimos, che gestisce l'iniziativa, per rendersi conto, da un lato della sostanziale veridicità delle notizie contenute nelle "accuse", dall'altro della rispettabilità soggetto interessati.
E allora ? Va tutto bene così ?
Non del tutto, tanto è vero che in seguito alle polemiche, qualche giorno fa il Consorzio ha pubblicato un comunicato con informazioni di dettaglio proprio allo scopo di rispondere alle questioni rimaste aperte e dissipare ogni ulteriore dubbio.
In particolare il Consorzio ha messo in evidenza:
- che i 5 miliardi destinati a questo progetto, cosiddetto di "microcredito", sono solo una parte dei complessivi 68 miliardi raccolti dalla Protezione Civile;
- che il ricorso, per un parte del totale dei fondi raccolti, a questa forma di microcredito rappresenta uno stimolo all'imprenditorialità, un'iniezione di fiducia, e consente di attivare finanziamenti bancari per un ammontare pari a circa 10 volte i fondi raccolti per il progetto;
- che, una volta che ogni prestito viene restituito, i fondi così disimpegnati possono essere utilizzati come garanzia per altri successivi prestiti;
- infine, cosa ancora ancora più importante, che allo scadere dei 9 anni stabiliti per il progetto nel suo complesso, i fondi, al netto di quelli che dovessero essere stati utilizzati per fronteggiare eventuali mancati pagamenti, saranno restituiti alla Regione Abruzzo.
Questi chiarimenti sono proprio benvenuti, e rassicurano circa la bontà dell'iniziativa e la buonafede delle istituzioni coinvolte. Rimane a mio giudizio un solo rammarico: sarebbe stato molto meglio essere così chiari fin dal momento della campagna di sottoscrizione iniziale.
martedì 10 luglio 2012
Spedire libri risparmiando.
Spedire libri per posta senza spendere un patrimonio è possibile.
Poste Italiane infatti mette a disposizione una tariffa scontata che si chiama PIEGO DI LIBRI, per spedire materiale editoriale (fascicoli, fumetti, libri,poster).
Il problema è che spesso si incontrano impiegati allo sportello che non conoscono questa tariffa, oppure sostengono che si tratta di una possibilità riservata alle case editrici. Se non si insiste, si è costretti a subire un salasso.
Per affrontare questa "battaglia" viene in aiuto questo sito, con le istruzioni dettagliate da fornire agli sportellisti postali recalcitranti, compreso il dettaglio della descrizione dei menu e delle schermate dell'applicazione in uso presso gli uffici postali.
(Il sito in questione, "Perso per perso", è un interessante iniziativa per lo scambio reciproco degli oggetti accumulati in casa e dimenticati nelle soffitte).
sabato 7 luglio 2012
Ciao Pippo.
Con Pippo Di Stefano se ne va un importante pezzo di storia politica e sindacale di Palermo. Animatore della sezione Oreto del Partito Comunista Italiano, sindacalista Filcams Cgil dei lavoratori del commercio, instancabile militante delle Feste dell'Unità.
Ripesco nella mia memoria le riunioni con lui in sezione, le sue mani che impastavano la farina dietro il bancone delle Feste dell'Unità, la sua bicicletta con la quale raggiungeva ogni luogo di lavoro, ogni esercizio commerciale dove c'era un lavoratore da difendere.
Le parole più belle sul suo conto (che io conosca) le ha scritte, come al solito, Daniele Billitteri. E circolavano, fotocopiate, in questo foglio in bianco e nero che i compagni distribuivano davanti alla Camera del Lavoro nel momento dell'ultimo saluto.
Durante un lunghissimo applauso il mio sguardo si è alzato fin sui tetti di un fabbricato, lì in via Meli, e ho scorto tre uomini a torso nudo, con qualche attrezzo da lavoro appeso ai pantaloncini sporchi di calce. Stavano lì, fermi, ad applaudire insieme a noi.
Ripesco nella mia memoria le riunioni con lui in sezione, le sue mani che impastavano la farina dietro il bancone delle Feste dell'Unità, la sua bicicletta con la quale raggiungeva ogni luogo di lavoro, ogni esercizio commerciale dove c'era un lavoratore da difendere.
Le parole più belle sul suo conto (che io conosca) le ha scritte, come al solito, Daniele Billitteri. E circolavano, fotocopiate, in questo foglio in bianco e nero che i compagni distribuivano davanti alla Camera del Lavoro nel momento dell'ultimo saluto.
Durante un lunghissimo applauso il mio sguardo si è alzato fin sui tetti di un fabbricato, lì in via Meli, e ho scorto tre uomini a torso nudo, con qualche attrezzo da lavoro appeso ai pantaloncini sporchi di calce. Stavano lì, fermi, ad applaudire insieme a noi.