In un recente post sul suo blog, il giornalista e scrittore di politica Alexander Stille si domanda:
Come mai la destra americana era disposta a combattere strenuamente e a rischiare parecchio per difendere gli interessi del 2% del paese, mentre i democratici non erano disposti a fare altrettanto per l’altro 98%, quando i sondaggi dimostravano che la maggioranza degli americani era favorevole alla loro posizione? In parole povere, come mai la destra combatte e la sinistra no?
In Italia si verifica un fenomeno in qualche modo analogo. Berlusconi non esita a dipingere una possibile vittoria del centrosinistra come il ritorno dei seguaci di Pol Pot e a evocare lo spettro dei comunisti cinesi che avrebbero usato i bambini come concime. Mentre il buon Walter Veltroni ha fatto un punto di orgoglio del non attaccare il suo avversario e l’insistere su un problema lampante come il conflitto di interessi viene considerato una forma di demonizzazione di Berlusconi.
Stille, dopo aver formulato alcune ipotesi, le sottopone al giudizio dei suoi lettori, invitandoli a commentare.
La questione, a mio avviso, è centrale, e la risposta si trova proprio tra le prime righe: infatti se il centrosinistra, che rappresenta il 98% del paese, non combatte, mentre il centrodestra, che rappresenta il 2%, sì, la ragione sta semplicemente nel fatto che i dirigenti del centrosinistra appartengono a quel 2%.
2 commenti:
Dunque, non c'è alcuna speranza (e proprio a Natale)?
Auguri postdatati a tutta la redazione!
Posta un commento