mercoledì 8 giugno 2011

Avanti, alle urne.

Le televisioni nazionali stanno tentando di "oscurare" i referendum del 12 e 13 giugno, limitando l'informazione nei TG e relegando gli spazi autogestiti in orari di minimo ascolto. Questa situazione è stata certificata dal recente richiamo da parte dell'Agenzia per le Comunicazioni nei confronti della Rai.

Per contrastare questo tentativo, la campagna mediatica per i "SI" ai referendum e per il raggiungimento del quorum si sta svolgendo attraverso il Web, con alcuni spot professionali e una moltitudine di messaggi auto-prodotti.
Alcuni sono di grande qualità comunicativa e spesso ricorrono all'ironia ed alla parodia, com'è accaduto nelle recenti campagne per le elezioni comunali di Milano e Napoli.

Per i referendum contro la privatizzazione della gestione dell'acqua (che, dove è già stata realizzata, ha comportato l'aumento dei costi in bolletta e lo scadimento della qualità del servizio) lo spot realizzato dal comitato promotore provinciale di Lucca è dotato di grande semplicità ed efficacia:

Ma c'è anche la visionarietà del "Fontaniere", la denuncia dei meccanismi del profitto senza rischio d'impresa o la poesia di "Scorre"

Per il referendum contro il ritorno all'energia nucleare, di notevole impatto è lo spot di Greenpeace "Il problema senza la soluzione":



Ma c'è anche la comicità di Ficarra e Picone, l'ironia nei confronti delle confuse campagne di comunicazione istituzionale su "come votare", o la crudezza di Mai+Nucleare.

Infine, per il referendum sull'abrogazione del "legittimo impedimento", c'è il linguaggio "politicamente scorretto" (ogni tanto ci vuole) di "Calcarone per il sociale", ispirato a Cinico Tv. Si tratta del terzo episodio di una trilogia che ne comprende anche uno sull'acqua ed un altro sul nucleare.



Per convincere i "naviganti" ad andare a votare prima di andare al mare, molti artisti ci hanno messo la faccia nello slideshow "Il Mare è Chiuso".

Buon voto!

(di Angelo Furnari)



9 commenti:

Antonio Lo Nardo ha detto...

COMMENTO DI ANGELO (NATO DA UNO SCAMBIO DI MAIL).

Alcuni buoni motivi per votare SI ai due referendum sull'acqua pubblica:

1) Il servizio idrico è stato finora forse il più efficiente tra i servizi pubblici italiani, perfino a Palermo.
Perché privatizzarlo?

2) La gestione dei servizi deve essere parametrata alla realtà dei luoghi in cui si svolge. Se la gestione privata può andar bene in Paesi con una rigorosa e salda cultura del bene comune (come quelli anglosassoni o mitteleuropei), non è consigliabile nel Paese dei "furbetti del quartierino" o degli speculatori sulle disgrazie altrui (cfr. L'Aquila). Perfino in Francia i servizi pubblici sono gestiti da società pubbliche.

3) La vittoria di 4 SI ai referendum sarebbe un ulteriore colpo per una maggioranza ormai stanca di arrampicarsi sugli specchi, anzi sugli specchietti per allodole.

Che l'energia nucleare sia poco efficiente è risaputo. Che sia particolarmente onerosa per la collettività anche. Aggiungi che la sua presunta sicurezza è basata esclusivamente su dati statistici e poi guardati questo video che dimostra in 12 minuti cosa significa la parola "evacuazione":

http://www.google.it/m/url?client=safari&ei=-jHtTajUJc7I8AOo1MJu&hl=it&oe=UTF-8&q=http://www.youtube.com/watch?v%3DuD1qq3DuRcA&ved=0CCoQtwIwBQ&usg=AFQjCNF3ovpAYDM58WTdRNWBz-PSnG3uOQ

Antonio Lo Nardo ha detto...

Sull’efficienza.
Tra i pochissimi dati disponibili (la trasparenza al riguardo è vergognosamente prossima allo zero) c'è la "dispersione idrica", cioè la % di acqua immessa nella rete ma non fatturata. Si va dal 25% del Nord Ovest al 55% (!!!) del Mezzogiorno.
Le tariffe che paghiamo sono molto basse nel confronto con gli altri paesi e, da sole, sono del tutto insufficienti a finanziare gli investimenti di cui avrebbe bisogno la rete idrica.
Finora, pochi lo fanno notare, si è provveduto con la fiscalità generale (qualcuno deve pur farlo), e pertanto, visto che l'acqua, agli occhi dell'italiota, è quasi gratis, siamo tutti abituati a sprecarla.
Es. Lavarsi la macchina con acqua potabile dovrebbe farci inorridire.
Dal momento che i bilanci pubblici sono sempre più in affanno, investimenti nelle reti idriche se ne sono fatti sempre meno (cosa vuoi che gliene importi ai nostri miserabili politicanti ? investire nel futuro non porta voti), con i risultati di inefficienza di cui sopra.

Sulla scelta tra pubblico e privato.
Il servizio idrico è un "monopolio naturale". Una volta che affidiamo il servizio al gestore, questo non potrà che essere l'unico gestore (in quel bacino), e quindi diventerà sempre più potente nei confronti degli amministratori pubblici (con rischi di corruzione, assunzioni clientelari) e in grado di spuntare condizioni sempre più vantaggiose a scapito della collettività.

Ma purtroppo un ragionamento simile vale anche per la gestione pubblica. Quanto più estendiamo l'area di attività degli enti pubblici, tanto più aumentano le sacche di clientela, affarismo con i nostri soldi, sprechi, etc. Non ti dice nulla che il politicante Mimmo Russo (MPA), il capopopolo di tutti i precari, Lsu, Gesip, abbia fatto i manifesti in cui indica di votare "SI" ?

Sulla Francia.
In Francia è vero che le infrastrutture idriche sono di proprietà pubblica, ma in gran parte vengono concesse in “affitto” a gestori privati, che erogano il servizio (gli operatori privati coprono il 76% della popolazione). Gli investimenti sono a carico dell’operatore pubblico. Il controllo di tutto è affidato alle municipalità.
Questo, più o meno, è l'assetto verso il quale vorrebbe tendere la nostra legge "Galli", nel mirino dei referendum. Tra l'altro, a differenza della Francia, nel nostro caso gli investimenti non sono a carico del pubblico, ma del privato, e sarebbero finanziati dalle tariffe, fissate dal regolatore pubblico.

Insomma, la questione non è di quelle di principio, di quelle che si tagliano con l'accetta.

Sulle finalità politiche dei referendum.
Onestamente è il solo punto vero della discussione. Ed è il punto intorno al quale ruota la posizione del PD. Il PD, con Bersani in testa, fino a qualche mese fa era un gran propulsore delle liberalizzazioni. Ed è stato sempre molto favorevole alla legge Galli e alla "privatizzazione" del servizio idrico (non a caso le esperienze più avanzate sono, mi pare, in Toscana e in Emilia Romagna).
Oggi, pur di conseguire l'obiettivo di colpire Berlusconi, capovolge questa posizione senza alcuna spiegazione (insomma: sottomette un'idea di lungo periodo a un risultato di breve periodo). Non a caso Nicola Rossi, l'economista di punta del PD, ha lasciato il partito.


Sul nucleare,
Sull'efficienza non saprei. Avrei qualche dubbio anche sulla "mortalità". Chicco Testa (che detesto) a Annozero citava dati sulla mortalità per inquinamento da centrali a carbone (milioni di morti ogni anno, per l'OMS). Nessuno dei presenti ha replicato su questo argomento.

Le ragioni che mi portano a votare SI sono invece queste:

- la scienza mi sembra ancora incerta nella quantificazione dei rischi. O meglio: il rischio pare basso, ma quando si verifica una disgrazia gli effetti sono di una portata gigantesca, al di là degli umani limiti.
- l'impossibilità di smaltire le scorie.

Antonio Lo Nardo ha detto...

COMMENTO DI ANGELO.

Per l'acqua mi riferivo alla qualità.
Il problema degli investimenti si porrebbe comunque perché il gestore privato - che ha per legge un profitto garantito del 7% - non ha interesse a fare investimenti di lungo periodo, o ne ha meno del gestore pubblico.
Il controllo su un gestore privato potrà mai essere maggiore che su un gestore pubblico?
Sono d'accordo che nel pubblico si possono annidare clientele & C., ma in questo caso il rimedio potrebbe essere peggiore del male perché (anche) nel privato ci potrebbe essere la mafia.

L'affitto francese è fatto a privati o a società private di proprietà pubblica?
E quali sono i meccanismi di controllo?

Riguardo al PD, non è che le azzeccano tutte. In ogni caso una cosa sono i consorzi toscani ed emiliani (dove c'è un'antica tradizione di buongoverno), un'altra sono i privati nazionali eventuali (Fininvest?)
Infine, l'obiettivo di mandare a casa SB. non mi pare di breve periodo.

Angelo ha detto...

Come si nota dai commenti precedenti, anche fuori dal blog "non stiamo mica a pettinare le bambole..."

Antonio Lo Nardo ha detto...

Il famoso 7 % non è affatto un "profitto garantito".
Si tratta di un componente che deve essere considerato quando le Autorità d'Ambito (organismi pubblici) fissano la tariffa.

La normativa dice che la tariffa deve essere in grado di garantire, a chi fa gli investimenti (in tubi, infrastrutture idriche, etc.) il 7% di quanto ha investito. Il motivo è quello di poter ripagare i mutui che ha dovuto contrarre per finanziare quegli investimenti.

Quindi si tratta di una stima di quanto costa reperire i capitali per effettuare gli investimenti.

Altro che profitto garantito.

Angelo ha detto...

Allora quel 7% si potrebbe applicare anche in caso di gestione pubblica. O no? E' stato previsto?

Nella puntata di ieri sera di Ballarò, il prof. Marco Dugato ha affermato che nella legge non è specificato che il privato gestore è tenuto a fare gli investimenti necessari.

E' compito dell'ente locale che predispone il bando inserire tale clausola, così come è compito dello stesso ente chiederne il rispetto.

Ce lo vedi un comune del Sud che fa causa ad una multinazionale (o anche ad un semplice colosso nazionale) per chiedere il rispetto delle clausole contrattuali?

Se quanto detto è vero, rimane irrisolto il problema degli investimenti, almeno per una parte d'Italia (quella meno virtuosa).

Video da Ballarò:
http://www.rai.tv/dl/RaiTV/programmi/media/ContentItem-08b47700-80f2-471e-afdf-d79591623260.html?refresh_ce#p=0

Curriculum (parziale) del prof.:
http://www.iuav.edu/dp/cvs/cvDugato_it.pdf

Angelo ha detto...

Per quanto riguarda il nucleare, si fa un po' di confusione sulla mortalità utilizzando concetti come "morte direttamente imputabile".

Invece, ritengo che le morti e le malattie "non direttamente imputabili" ad un disastro o anche alla semplice esistenza di un impianto nucleare o di un deposito di scorie non sono esattamente quantificabili per il semplice fatto che nessuno (ovvero molto pochi) va a contare quante malattie e morti ci sono state in un determinato territorio nei molti anni successivi ad un incidente.

La ragione per cui i danni alla salute da radioattività ci fanno più paura è che le radiazioni ionizzanti attaccano soprattutto le cellule che vengono sostituite rapidamente. Ecco perché vengono colpiti soprattutto i sistemi linfatico e circolatorio ed i bambini sono più a rischio.

L'esistenza di tecnologie inquinanti ci dovrebbe spingere ad "invertire la rotta" e cercare fonti energetiche il più possibile non inquinanti, anziché aumentare gli impianti inquinanti. Questo si può fare "puntando" i soldi sullo sviluppo delle energie rinnovabili anziché sull'acquisto di centrali nucleari.

Antonio Lo Nardo ha detto...

Ecco, per l'acqua siamo arrivati al punto.
Togliendo dalla discussione tutti i preconcetti ideologici pro-privato e pro-pubblico, il nodo principale rimane questo.
In generale la concorrenza è cosa buona e giusta. Ma, nel caso dell'affidamento del servizio idrico la concorrenza si verificherebbe solo ex ante, cioè nella gara tra le società private per aggiudicarsi il servizio.
E, a mio giudizio, c'è il forte rischio che questa "concorrenza" possa NON andare a beneficio dei cittadini (vince chi fa l'offerta più conveniente), ma a beneficio dei decisori pubblici (vince chi corrompe di più).

Inoltre - ed è quello che dicevi tu - dal momento che il servizio è, ripeto, un monopolio naturale,è molto probabile che il privato, di solito grossa multinazionale, assuma un ruolo sempre più premimente nei confronti dell'ente pubblico, con le conseguenze che possiamo immaginare.

Solo se trovassimo la maniera di far svolgere il servizio in regime di concorrenza continua, allora io propenderei per il privato.

Alla fine, nelle attuali condizioni, propendo per votare SI.

Angelo ha detto...

Molte delle argomentazioni di questa discussione sono condivisibili da parte di entrambi, tuttavia è emerso chiaramente che prevedendo un obbligo di privatizzazione si rischia di ritrovarsi in una situazione in cui l'ente locale non ha forza sufficiente rispetto al colosso privato.

In un Paese come l'Italia questo potrebbe inoltre portare a tentativi di corruzione nei confronti di chi deve prendere decisioni e a tentativi di prevaricazione nei confronti dei cittadini (attraverso aumenti ingiustificati delle bollette e/o riduzioni della qualità del servizio).

Dunque, meglio il SI al referendum che, tra l'altro, abolirebbe l'obbligo ma lascerebbe la possibilità - per gli enti locali che lo volessero - di privatizzare la gestione dell'acqua. Si tornerebbe, dunque, al "caso per caso", con un aumento credo - solo per questo fatto - del potere contrattuale dell'ente locale.