In questi giorni il partito democratico ha meritoriamente votato a favore dell'utilizzabilità delle intercettazioni in un processo per associazione a delinquere contro il sottosegretario Cosentino (PDL).
In parlamento ha però prevalso la ferrea legge della casta, e così quelle intercettazioni, che per un comune cittadino avrebbero costituito una prova a sfavore, saranno gettate nella spazzatura.
Il PD, si diceva, si è comportato con dignità. Ma è sembrato abbastanza tiepido sull'argomento. Quasi che avesse fretta di passare ad altro, secondo l'ormai abusato mantra del "sono altri i veri problemi del paese".
Sarà. Sarà forse per la vergogna di avere contribuito, a suo tempo, a creare il presupposto di questa vergognosa condizione di privilegio di cui gode la Casta.
Come ricorda Bruno Tinti sul "Fatto", alla base di tutto c'è infatti la legge 140 del 2003.
Questa norma ha stabilito:
- che i giudici non possono disporre intercettazioni sui parlamentari;
- che, anche se un parlamentare viene beccato mentre parla con un'altra persona intercettata, quella intercettazione non può essere utilizzata contro di lui se il parlamento non concede l'autorizzazione.
Ecco, questa porcata è stata votata praticamente da tutti i partiti, anche dai DS dell'epoca.
Ed è sempre grazie a questa legge che sta per andare in frantumi anche l'inchiesta sulla cosiddetta loggia P3.
1 commento:
Forse la migliore risposta è "largo ai giovani", sull'esempio di altre sinistre europee (Spagna e GB fra tutte).
http://franceschini.blogautore.repubblica.it/2010/09/26/largo-ai-giovani-2/?ref=HREC2-4
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