Le disposizioni legislative che, a suo tempo, introdussero lo strumento dell'autocertificazione nel nostro sistema amministrativo hanno avuto indubbi meriti in fatto di snellimento degli adempimenti burocratici a carico dei cittadini nei rapporti con la pubblica amministrazione.
Come si sa, il meccanismo delle autocertificazioni si basa sulla fiducia che lo Stato ripone nel cittadino, ma al contempo prevede sanzioni penali ex post nel caso di false dichiarazioni.
Una delle situazioni che è possibile autocertificare è quella dell'"esistenza in vita" che, per esempio, coloro che percepiscono una pensione devono presentare periodicamente all'ente pagatore.
Ma il tenore letterale dell'autocerticazione dell'esistenza in vita lascia davvero perplessi: "il sottoscritto... sotto la propria responsabilità, consapevole delle responsabilità e delle sanzioni penali stabilite dalla legge per false attestazioni e mendaci dichiarazioni, .... dichiara la propria esistenza in vita".
Ma com'è possibile infliggere sanzioni pensali a colui che ha dichiarato - falsamente - di essere vivo ?
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