Il Parlamento siciliano ha appena approvato una legge che introduce l’insegnamento della letteratura e della lingua siciliana nelle scuole di ogni genere e grado in regione.
L'innovazione, va da sè, non comporterà oneri aggiuntivi per il sistema scolastico, e le ore di lezione (due alla settimana, a quanto sembra) troveranno collocazione nell'ambito degli attuali insegnamenti di storia e di italiano.
Dal momento che il tempo di lezione è una risorsa finita, in primo luogo sarebbe onesto, da parte del legislatore regionale, indicare quali altri parti del programma di storia e d'italiano dovranno essere sacrificate per fare spazio alla "cultura siciliana".
In secondo luogo noterei che almeno uno tra gli esimi onorevoli entusiasti di questo provvedimento, prima di pensare al dialetto, farebbe molto meglio a concentrarsi sul proprio livello di apprendimento della lingua italiana.
1 commento:
"Numerosi brividi percorrono il mio corpo al sentire tali notizie e tal'altri commenti"
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