mercoledì 5 marzo 2008

Leggere tutti.

Chi bazzica librerie si sarà imbattuto in quei cataloghi di case editrici che sono distribuiti gratuitamente. In mezzo a questi ho trovato una rivista, che si chiama "Leggere tutti", anch'essa gratuita se viene prelevata in libreria, ma a pagamento se in abbonamento.
E' scritta molto bene, con recensioni, rassegne a tema, interviste.
Qui trovate l'indice degli ultimi numeri.

A Palermo la trovate in queste librerie:
Libreria Ausonia, Via Ausonia 70/74
Libreria Flaccovio, Via Ruggero Settimo 37
Libreria Kalos, Via XX Settembre 56/B
Libreria Sciuti, Via Sciuti 91/E-F

A Cagliari:
Libreria F.lli Cocco, Via Dante 50
Libreria Medical Information, Via Ospedale 85
Libreria Mondadori, Via Sonnino 154
Libreria Murru, Via San Benedetto 12/C

1 commento:

Anonimo ha detto...

Andare in giro per librerie è certamente cosa buona, giusta ed affascinante.
Ma anche (ri)leggere "vecchi" libri lo è, magari (ri)scoprendoli nella propria biblioteca od in quella di un amico.

Un libro di questi è "Gli Zii di Sicilia" di Leonardo Sciascia: una raccolta di quattro lunghi racconti di grande attualità, ma scritti tra il 1957 ed il 1961.

Cito da "Il Quarantotto": Sciascia parla per bocca di Ippolito Nievo, poeta al seguito di Garibaldi:

“Io direi, generale, che quest’uomo ha per noi tutto l’entusiasmo della paura. (…)
Perché abbiamo vinto: e se a Calatafimi ci fossimo rimasti, molti di questi signori che ci fanno festa, che ci aprono i palazzi e le cantine, contro di noi avrebbero lanciato i loro contadini. (…)
Perché io credo nei siciliani che parlano poco, nei siciliani che non si agitano, nei siciliani che si rodono dentro e soffrono: i poveri che ci salutano con un gesto stanco, come da una lontananza di secoli; e il colonnello Carini sempre così silenzioso e lontano, impastato di malinconia e di noia ma ad ogni momento pronto all’azione: un uomo che pare non abbia molte speranze, eppure è il cuore stesso della speranza, la silenziosa fragile speranza dei siciliani migliori… una speranza, vorrei dire, che teme se stessa, che ha paura delle parole ed ha invece vicina e familiare la morte…
Questo popolo ha bisogno di essere conosciuto ed amato in ciò che tace, nelle parole che nutre nel cuore e non dice…”
“Questa è poesia” disse Sirtori.
“Oh, certamente” disse Nievo."

Conoscete siciliani che si agitano e/o siciliani silenziosi?

Nutrite fragili speranze?