lunedì 24 maggio 2010

E se mandassimo i formatori a insegnare a scuola ?


Come di vede nella tabella (i dati sono presi da qui), con la riforma Gelmini vengono meno quasi 3.400 posti di insegnante in Sicilia, pari al 5,2 per cento del corpo docente "prima della cura", e pertanto, come ci informa Repubblica Palermo, i primi a esserne colpiti saranno quel 6,6 per cento di alunni siciliani che usufruiscono del tempo pieno.

La Regione Siciliana, per bocca dell'Assessore all'Istruzione e alla Formazione Mario Centorrino, mette le mani avanti e ci avverte che potrà fare ben poco. Al di là di qualche intervento marginale, ci avverte, "nessuno pensi che la Regione possa sostituirsi al governo centrale. Con mio grande dispiacere non è possibile, non ci sono le risorse".

È significativo l'utilizzo (ai limiti dell'ingannevole) di una terminologia che allude alle "risorse" come se fossero serbatoti ai quali attingere; una volta esauriti quei serbatoi, ci spiegano i pensosi politici, c'è poco da fare. Il fatto è che queste benedette risorse non sono serbatoi, bensì, per restare nell'ambito di metafore "liquide", sono flussi d'acqua che scorrono dentro intricate condutture, che i politici possono manovrare aprendo e chiudendo i rubinetti giusti al momento giusto, deviando il percorso verso le destinazioni desiderate.

Fuor di metafora, le amministrazioni continuano sempre a raccogliere tasse e contributi, che la politica deciderà come utilizzare. Tanto è vero, per fare solo un esempio, che non si sa come, le risorse "che non ci sono", si trovano SEMPRE quando si stratta di stabilizzare amici e parenti.

Ma torniamo alla nostra derelitta scuola e al nostro assessore Centorrino. Qualche settimana fa, a proposito della Formazione professionale, altro settore di sua competenza, ha dichiarato in un'intervista a Exit che la Formazione in Sicilia, con il suo esercito di 6.800 dipendenti, svolge il ruolo sociale che nel Centro Nord industriale è svolto dalla Cassa Integrazione. Pura assistenza, per dirla tutta.

Tra l'altro, come ci rammenta spesso la Corte dei Conti (lo ricordavamo in questo blog qualche tempo fa), i risultati conseguiti con i corsi di formazione regionale sono davvero miserevoli: solo l'8,4% dei "formati" trova poi un lavoro coerente con il corso che ha frequentato.

Quindi, in sintesi, in Sicilia abbiamo due grandi settori, l'Istruzione scolastica e la Formazione professionale, che (almeno in parte) fanno capo allo stesso assessorato. Il primo, cioè la scuola, eroga servizi sempre più scadenti anche perché non trova le risorse per pagare gli stipendi ai docenti; l'altro, la formazione, nonostante tentativi di riforme, continua a pagare stipendi a una pletora di docenti per corsi largamente inutili.

Perché non provare a selezionare, tra i formatori, quelli più idonei a ricoprire ruoli di insegnamento nelle scuole ? Chissà se, utilizzando al meglio le risorse che già abbiamo, possiamo aspirare in futuro a una scuola pubblica con il tempo pieno per tutti.

3 commenti:

Josh71 ha detto...

Oltretutto non riesco a capire perché in Sicilia non ci siano mai stati i soldi per garantire il tempo pieno agli studenti. In molte regioni del Nord il tempo pieno è quasi la regola, da noi è quasi impossibile trovare una scuola che riesca ad applicarlo.

Angelo ha detto...

Ottima idea!
Tuttavia, credo che l'ostacolo principale (burocratico) sia che i "formatori" non sono dipendenti regionali, ma collaboratori (esterni) di associazioni che stipulano convenzioni con la Regione.

Antonio Lo Nardo ha detto...

Volere è potere.
Qualche settimana fa Centorrino durante un convegno ventilava l'ipotesi di mandare i formatori a dare una mano all'università (!!!).
Come sempre, inascoltato (e stavolta direi: per fortuna).