mercoledì 26 maggio 2010

Un bilancio della strategia del PD siciliano.

Lunedì pomeriggio sono andato alla convention del PD siciliano che si è tenuta al teatro Zappalà. Sono trascorsi mesi di incomprensioni e contrasti ma, grazie ai risultati conseguiti con l'approvazione della legge finanziaria regionale, il PD si è finalmente presentato con un profilo unitario.

Su questi risultati, frutto di una strategia tenacemente perseguita dal gruppo parlamentare regionale (e soprattutto dal capogruppo Cracolici), e ottenuti in condizioni obiettivamente molto difficili, il partito si dichiara ora pronto a costruire una strategia di più ampio respiro.

Molti, dentro e fuori, hanno fin dall'inizio storto il naso di fronte a questo avvicinamento a Lombardo, leader di un movimento che a mio giudizio si sostanzia in una sorta di comitato clientelare del suo leader, e a Miccichè (altro sostenitore del governo regionale), considerato vicino a Marcello Dell'Utri.

Oggi possiamo dire che questa strategia di realismo politico ha prodotto i suoi primi buoni frutti, così bene sintetizzati negli slogan che campeggiano nei manifesti affissi nelle nostre città. Inoltre va considerato che, sullo sfondo, restano le macerie di un blocco di potere affaristico che, con Cuffaro e il PDL "catanese", stava per imporre all'intera comunità scelte dettate da interessi di pochi (il riferimento è alla costruzione degli inceneritori).

Complessivamente si tratta di un ottimo risultato per un partito con una magra dotazione: 18,8 per cento dei voti, e 19 seggi su 80.

Ovviamente, al di là dei trionfalismi ufficiali, non sono tutte rose e fiori.

- il PD ha tenuto in piedi il movimento di un personaggio politico che ha fatto dell'autonomismo accattone la sua foglia di fico ideologica, e del clientelismo il suo unico metodo di aggregazione del consenso.

- in questo idem sentire con i palazzi del potere, il PD ha sposato con entusiasmo l'obiettivo della stabilizzazione dei 20 mila precari. Abbiamo invece ormai imparato che le stabilizzazioni risolvono nell'immediato gravi problemi sociali, ma stimolano inevitabilmente nuovi appetiti e nuove domande di precariato alimentate da politicanti senza scrupoli. Le conseguenze di questo circolo vizioso sono un peggioramento della qualità della pubblica amministrazione, un incremento dei costi che tutta la collettività è chiamata a coprire e, last but not least, lo scoraggiamento dei giovani più preparati.

Hanno detto bene ieri i dirigenti del PD: oggi in Sicilia l'emigrazione è diventata un lusso che possono permettersi solo le famiglie facoltose. Vero, ma si tratta dell'inevitabile reazione di fronte al dilagare del clientelismo e dell'abbandono di ogni criterio di merito. E le stabilizzazioni dei precari, selezionati solo in base alla vicinanza a questo o a quel politicante, sono la morte delle pari opportunità e della meritocrazia.

4 commenti:

Angelo ha detto...

Il solo risultato dell'acqua rimasta pubblica varrebbe l'impegno di questi mesi.

Il prezzo pagato è la commistione con personaggi dubbi, la stabilizzazione dei precari e l'oggettiva debolezza dell'accordo con Lombardo: se Micciché decidesse di tornare al PdL "ufficiale", la strategia crollerebbe.

Con la finanziaria nazionale di destra che taglia drasticamente i trasferimenti agli enti locali, i nodi verranno al pettine: non potendo licenziare, la Regione dovrà ridurre l'erogazione di servizi.

Antonio Lo Nardo ha detto...

Dici bene "varrebbe".
Non è che l'acqua sia già ritornata pubblica. Quello slogan è in effetti esagerato.
La norma votata impone di verificare che gli investimenti fatti dalle società private superino una determinata soglia.
Se, dopo le verifiche, si vedrà che gli investimenti sono bassi, il servizio potrà tornare pubblico.
Insomma, ora occorrerà controllare e verificare sul campo la pratica applicazione della cosa.

Josh71 ha detto...

Dispiace dirlo, in qualità di elettore di sinistra, ma questi slogan sono tutti trionfalistici a vanvera. Porto due esempi.
Sull'acqua è passata meramente una dichiarazione di principio; che io sappia il grosso della norma è stato impugnato dal Commissario dello Stato per mancata copertura finanziaria.
Sulla scuola a tempo pieno, ricordiamoci le dichiarazioni di pochi giorni fa dell'Assessore all'istruzione, Centorrino, che ha detto che la già bassissima percentuale di scuole a tempo pieno in Sicilia è destinata ad abbassarsi ulteriormente l'anno prossimo, perché si ridurranno i fondi a disposizione.
Insomma, davvero pochissimi risultati effettivi, al prezzo di aver soccorso un governicchio regionale in totale crisi, aver fatto un inciucio vergognoso con un Presidente della Regione che nessun elettore di sinistra si era sognato di votare, e di aver così rinunciato a quel briciolo di dignità che il PD aveva ancora.

Antonio Lo Nardo ha detto...

Sull'acqua pubblica il Commissario ha impugnato la norma che quantifica nel 40% la quota di investimenti che devono essere stati effettuati dalle imprese private concessionarie, e che qualifica questa circostanza come una causa di risoluzione delle convenzioni (più o meno...).
Sì, è un punto importante.
Ma va considerato che, anche con questa norma, la "riforma dell'acqua" aveva un valore programmatico, più che risolutivo, visti gli strettissimi vincoli esistenti.

Sulla scuola a tempo pieno, non pretende di essere un intervento a favore della scuola in generale, ma soltanto nelle aree disagiate (tipo lo zen, per intenderci).

Questa cosa, come la gratuità dei ticket per gli esami ai bassi redditi, e ai contributi per le assunzioni, tendono a colorare la legge di rosso.

Credo che, anche se ci sembra poco, dobbiamo apprezare quel che di buono si fa ogni tanto.

Poi, vabbè, ci sono le storture: oltre alle già citate stabilizzazioni, potrei anche ricordare la pioggia di contributi e regalìe ad associazioni varie.