giovedì 18 dicembre 2008

Recensiamo: Senza re nè regno.

Stimolato da alcuni commenti nei post precedenti (di josh71 e di Angelo) ho acquistato e letto "Senza re nè regno" di Domenico Seminerio, Edizioni Sellerio. Vista la genesi "collettiva" della scelta, ho pensato di scriverne una recensione a partire dalle riflessioni contenute in quei commenti, sottoporla alle vostre osservazioni/critiche/modifiche/aggiunte e, se esce fuori una cosa papabile, pubblicarla a nome di tutti su Ibs (dove ho un account come acquirente online).
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Chi è nato prima, l'uovo o la gallina? Cioè: i politici locali sono l'espressione del ritardo della società locale o il sottosviluppo locale, anche in termini sociali, è figlio della gestione politica locale?

Questo bel romanzo di Seminerio è ambientato nella Sicilia del dopoguerra, e la vicenda narrata inizia proprio quando cominciò a strutturarsi il legame tra uovo e gallina (nacque il sistema politico clientelare).

Nella storia del protagonista, infiammato dagli ideali del separatismo e poi gradualmente sedotto dalle logiche del potere, si riflette la vicenda del degrado politico e morale della Sicilia.

Di piacevole lettura, coinvolgente. Lascia anche un po' di tristezza come inevitabilmente molte delle storie siciliane.

29 commenti:

Anonimo ha detto...

L'argomento è intrigante e merita attente riflessioni.

Da un punto di vista "storico" è senz'altro la società che partorisce i suoi rappresentanti e crea il sistema.

Tuttavia, non si può generalizzare, sia perchè trattasi di fenomeni complessi, sia perchè non tutte le classi sociali hanno partecipato al processo di nascita del sistema.

Essendo io sciasciano, propenderei per la responsabilità della borghesia. Tale classe sociale, che altrove è stata capace di creare gli stati moderni anche ricorrendo a vere e proprie rivoluzioni, in Sicilia non ha (quasi) mai manifestato la forza e l'autorevolezza necessaria per impiantare uno sviluppo basato sul progresso sociale e non sul semplice arricchimento personale.

I politici, espressione di tale classe, coscienti (solo in parte?) di tale stato di cose, sono responsabili di non avere voluto modificare il corso degli eventi.

Anonimo ha detto...

Un affresco sulla Sicilia del dopoguerra, sugli ideali troppo presto andati delusi su cui stava nascendo la Repubblica e lo stato democratico.
Il protagonista, partendo da posizioni quasi rivoluzionarie, si ritrova in poco tempo invischiato nella politica reale, che dietro un'immagine di ricerca di progresso per tutti maschera i veri propositi di potere e arricchimento facile per pochi.

Nonostante la distanza temporale che ci separa dall'ambientazione, il libro di Seminerio risulta estremamente attuale, a causa delle crisi morale che sta oggi attraversando la politica italiana.

Antonio Lo Nardo ha detto...

Angelo, e la recensione ?

Micheluzzo ha detto...

Angelo sciasciano? Allora non sei del tutto irrecuperabile! Sto leggendo le opere complete di Sciascia edite da Bompiani, ho terminato qualche tempo fa A futura memoria, che raccoglie i suoi interventi su quotidiani e settimanli. Colpisce per il suo sguardo acuto, e per l'analisi spietata che fa della società e dei partiti, del malaffare diffuso in Sicilia e la sua condanna dei professionisti dell'antimafia, che ha suscitato un caos incredibile, è quanto di più sacrosanto potesse affermare. Stupisce il suo garantismo (quello vero, non quello berlusconiano di questi giorni...), la sua condanna del pentitismo, e tanti altri temi che prima o poi affronterò nel mio blog. Per tornare a Seminerio, non l'ho ancora letto, lo leggerò, scusate se sono andato OT, ma fino a quando la gente non rispetterà le più elementari norme di convivenza civile (fermarsi allo stop, per dirne una, non è più un obbligo a Palermo, in molti casi, o buttare una carta per terra non scandalizza nessuno) abbiamo voglia a parlare di ruolo guida della borghesia.

Micheluzzo ha detto...

E comunque, la classe politica rispecchia la società o la società rispecchia la classe politica? Propenderei per la prima ipotesi, visto che i politici di solito non vengono mandati da Marte o da Venere. Se la società fa schifo, la classe politica ne sarà uno specchio fedele.

Antonio Lo Nardo ha detto...

Giusto, allora occorre:

1) migliorare la società: cominciamo ad apostrofare con cortese fermezza chi sporca i marciapiedi con cartacce ed escrementi canini;

2) migliorare la politica: iscriviamoci a qualche partito.

Anonimo ha detto...

@Antonio:
Time, please! (=Rammi u' tiempu!)

@Mik:
Il tuo commento può essere assurto a paradigma pirandelliano. Ognuno vede, legge, interpreta le cose a suo modo.

Quel che vedo io è, sostanzialmente, quello che ho scritto nel commento precedente.
Il pensiero di Sciascia è stato spesso strumentalizzato dai mezzi di informazione e dalla politica.

Anonimo ha detto...

L'anonimo sono io.

Micheluzzo ha detto...

Sentiamo: dov'è che sono pirandelliano?
Quale aspetto di Sciascia ho (come sembra) travisato che tu invece hai saputo cogliere nella sua interezza e giustezza?
Tu cogli in Sciascia la critica dell'inazione della borghesia: io colgo anche la critica dei partiti (Candido, ovvero un sogno fatto in Sicilia), del potere tout court (Il contesto), la critica ai cristiani che fanno politica (Todo modo), a un certo modo di condurre le indagini puntando verso il debole e mai verso il potente (I pugnalatori).
Se questo è essere pirandelliano me ne vanto e son contento.

Anonimo ha detto...

E ti futtìu!

Anonimo ha detto...

Calma, calma. Non mi sono spiegato.
Non volevo dire che sei pirandelliano.
Volevo soltanto dire, come anche tu ribadisci, che ciascuno vede le cose a suo modo. Punto. Di conseguenza, nessuno è depositario della "verità".

L'aggettivo "pirandelliano" serviva soltanto a dare un tono "alto" al commento. Non era riferito a nessuno.

Come direbbe il dott. Pasquano: "si vede che in quel momento i miei cabbasisi giravano nella direzione pirandelliana... e con questo, caro commissario, la saluto e me ne vado al circolo".

Anonimo ha detto...

Recensione:
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Può un siciliano decidere della sua vita? Può sfidare la sorte e liberarsi dai vincoli di sangue, dai fascinosi tentacoli dell'isola?

Seminerio parrebbe dirci di no, attraverso la storia di Stefano che, imbrigliato nella rete di parentele-amicizie del suo paese, si trasforma - apparentemente senza rendersene conto - in un "uomo d'onore", in un mafioso.

Anche noi, assistendo alla parabola della sua vita, partecipiamo - quasi senza rendercene conto - alla nascita di quel sistema politico-affaristico che dal dopoguerra in poi, ha imbrigliato la Sicilia in una rete inestricabile di potere e di complicità.

"Senza re né regno" unisce il romanzo di ambientazione storica alla vicenda individuale e con un linguaggio originale, fatto di brevi espressioni che portano il lettore "dentro" i personaggi, ci pone davanti ad uno specchio e ci lascia di fronte all'interrogativo: saremo mai capaci di rialzare la testa?
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(M... è bellissima! Ed io ne sono il padre! Ma come ho fatto?)

Micheluzzo ha detto...

Non percepisco offesa nell'essere pirandellianamente uno, nessuno, centomila... purtroppo la realtà è troppo complessa per essere descritta ricorrendo a un'etichetta semplice semplice.
Tutto qua.
Evviva Sciascia!
Quanto al fatto che nessuno può essere depositario della verità, spero che valga anche per le scie chimiche: non è perchè tu dici che non esistono perchè te lo dice il colonello Giuliacci, che la loro irrealtà è accettata. Un sano (o insano) dubbio ogni tanto può fare bene.

Antonio Lo Nardo ha detto...

SECONDA VERSIONE DELLA RECENSIONE
(Si accettano ulteriori revisioni):

Può un siciliano decidere della sua vita ? Può sfidare la sorte e liberarsi dai vincoli di sangue, dai fascinosi tentacoli dell'isola ?
Seminerio parrebbe dirci di no, attraverso la storia di Stefano che, partendo da posizioni quasi rivoluzionarie e infiammato dagli ideali del separatismo, si fa gradualmente sedurre dalle logiche del potere e si ritrova in poco tempo imbrigliato nella rete di parentele-amicizie del suo paese, trasformandosi - apparentemente senza rendersene conto - in un "uomo d'onore".
Il libro è un affresco sulla Sicilia del dopoguerra, sugli ideali troppo presto andati delusi su cui stava nascendo la Repubblica e lo stato democratico e sulla nascita di quel sistema politico-affaristico che dal dopoguerra in poi, ha imbrigliato la Sicilia in una rete inestricabile di potere e di complicità.
Nella storia del protagonista si riflette la vicenda del degrado politico e morale della Sicilia (e non solo). Nonostante la distanza temporale che ci separa dall'ambientazione, il libro di Seminerio risulta estremamente attuale, a causa della crisi morale che sta oggi attraversando la politica italiana.
"Senza re né regno" unisce il romanzo di ambientazione storica alla vicenda individuale e con un linguaggio originale, fatto di brevi espressioni che portano il lettore "dentro" i personaggi, ci pone davanti ad uno specchio e ci lascia di fronte all'interrogativo: saremo mai capaci di rialzare la testa?

Anonimo ha detto...

Le scie chimiche sono la classica eccezione che conferma la regola!

P.S.: E se fossero l'impalpabile zucchero che il Creatore sparge nel tentativo di addolcire la vita sul Pandoro Terra?

Anonimo ha detto...

Mirabile sintesi! (Buongiorno Antonio).

Toglierei soltanto:
"partendo da posizioni quasi rivoluzionarie e"
(perché il separatismo in realtà non era rivoluzionario nel senso che normalmente si dà alla parola);

"gradualmente"
(perché Stefano, nel momento in cui sceglie di tornare in Sicilia, è consapevole della sua scelta "imbrigliante", anche se non sa ancora che lo porterà a diventare un mafioso);

Infine, è presente per due volte la parola "imbrigliato" (riferita a Stefano ed alla Sicilia): una delle due andrebbe sostituita con un sinonimo.

Anonimo ha detto...

Ottimo. Mi limiterei soltanto a inserire una virgola o a togliere l'unica presente nella frase: "che dal dopoguerra in poi,". In pratica, metterei la virgola dopo il che o toglierei la virgola dopo poi.
Insomma, sono sempre il solito, lo so, al lavoro come a casa!

Anonimo ha detto...

@ Josh: Si, ma sulla virgola hai ragione.

Anonimo ha detto...

Già che siamo in tema di recensioni... ieri sera sono stato al cinema.

"L'ospite Inatteso" (in originale:"The Visitor").
Entrambi i titoli sono azzeccati, per questo film indipendente americano del regista ed attore Tom McCarthy.

Dialoghi essenziali, imbarazzi e sottintesi molto americani, fotografia realistica, per uno spaccato di "vita vissuta" molto ben interpretato, che racconta "la semplice esperienza umana di un incontro tra diversi".

Un film che cambierà il vostro modo di vedere gli altri, lasciandovi con inevitabili dubbi su chi siamo ed in quale società viviamo. Attenzione: oltre a quello del biglietto, c'è un altro prezzo da pagare: un pugno nello stomaco.

Antonio Lo Nardo ha detto...

TERZA VERSIONE (CI SIAMO QUASI).
Può un siciliano decidere della sua vita ? Può sfidare la sorte e liberarsi dai vincoli di sangue, dai fascinosi tentacoli dell'isola ?
Seminerio parrebbe dirci di no, attraverso la storia di Stefano che, infiammato dagli ideali del separatismo, si fa sedurre dalle logiche del potere e si ritrova in poco tempo imbrigliato nella rete di parentele-amicizie del suo paese, trasformandosi - apparentemente senza rendersene conto - in un "uomo d'onore".
Il libro è un affresco sulla Sicilia del dopoguerra, sugli ideali troppo presto andati delusi su cui stava nascendo la Repubblica e sulla formazione di quel sistema politico-affaristico che, con la sua rete inestricabile di potere e complicià, ha costituito (e tuttora costituisce) il freno più potente allo sviluppo civile dell'Isola.
Nella storia del protagonista si riflette la vicenda del degrado politico e morale della Sicilia (e non solo). Nonostante la distanza temporale che ci separa dall'ambientazione, il libro di Seminerio risulta estremamente attuale, a causa della crisi morale che sta oggi attraversando la politica italiana.
"Senza re né regno" unisce il romanzo di ambientazione storica alla vicenda individuale e con un linguaggio originale, fatto di brevi espressioni che portano il lettore "dentro" i personaggi, ci pone davanti ad uno specchio e ci lascia di fronte all'interrogativo: saremo mai capaci di rialzare la testa?

Anonimo ha detto...

Per me va benissimo così.

Anonimo ha detto...

Va bene anche per me. Esitiamola!

Antonio Lo Nardo ha detto...

Pubblicata !
Potete leggerla qui:
http://www.ibs.it/code/9788838920097/seminerio-domenico/senza-re-n-eacute-regno.html

Micheluzzo ha detto...

Giusto per ringraziarvi ancora del graditissimo regalo letterario, che ho divorato e fatto leggere anche a mia moglie.
Un paio di notazioni: il finale è forse la parte più debole del racconto, mentre la mia mente malata ha notato un'opposizione tra Palermo e Catania in questi termini: la prima è la città degli incontri omosessuali, la seconda quella degli incontri eterosessuali.

Antonio Lo Nardo ha detto...

Ne viene fuori un collegamento tra omosessualità e decadenza dei valori.

Micheluzzo ha detto...

Non mi spingo a tanto, Dio me ne scampi!, ma è significativo che l'autore abbia voluto concentrare nella Capitale il malaffare politico affaristico ma non solo (la villa da acquistare per farne poi terreno per la speculazione è a Palermo, Stefano stesso ha coscienza di essersi venduto all'onorevole e di prestarsi ai suoi giochetti per convenienza, Palermo è la città dove è consigliabile non camminare per strada dopo un certo orario e dove rubano le auto, la città dove tutto finisce...) mentre a Catania avvengono cose differenti (l'università, gli intrallazzi piacevoli con la signora del paese...).

Anonimo ha detto...

Datosi che il romanzo ha una sua "vena storica", la Palermo descritta corrisponde a quella storicamente "reale".

Risulta la capitale del malaffare (ma il termine è una semplificazione) perché è il capoluogo, dove risiedono le istituzioni ed i politici regionali.

Anche la caratterizzazione di Catania come città più frizzante e vitale corrisponde alla realtà storica (nonché a quanto ciascuno, anche oggi, può sperimentare): chissà, sarà il Vulcano, sarà la dominazione greca...

Ovviamente, questo non significa che a Catania non vi siano intrallazzi o che a Palermo non vi siano incontri galanti extra-coniugali: niente è assoluto!

Baciamo le mani pe' l'anno che viene!

Anonimo ha detto...

Buon anno a tutti!!

Antonio Lo Nardo ha detto...

Mah. Non conosco bene Catania, ci sono stato qualche settimana fa per due giorni.
Mi è sembrata, se è possibile, peggio di Palermo. E, a detta di molti, molto peggiorata rispetto a qualche anno fa.
La mia sensazione è stata di una città di cui non frega più niente a nessuno.
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AUGURONI A TUTTI !