lunedì 28 gennaio 2008

Istat e il rispetto delle regole.

Dobbiamo rispettare una legge che non ci piace ?

Purtroppo la risposta di moltissimi italiani è NO; se una regola non ci garba (es. gettare l'immondizia solo in certe ore, non parcheggiare sulle strisce, lanciare un'offerta pubblica di acquisto prima di impadronirsi di una società) la violiamo, nella quasi certezza di farla franca.

Ora, i motivi per violare una regola potrebbero anche essere i più nobili, ma ciò giustifica la violazione ?

Prendiamo il recente caso dell'Istat. Una legge del 1989 stabilisce (stabiliva) l'obbligatorietà delle risposte alle indagini di questo ente, con la previsione di sanzioni pecuniarie per i "non rispondenti".

Questa norma, per evidente rispetto del buonsenso e della logica, è stata di fatto disapplicata, e l'Istat non ha mai sanzionato coloro che si sono rifiutati, negli anni, di rispondere alle indagini. Gli statistici sanno infatti che così aumenterebbe la probabilità di ottenere risposte false, cosa peggiore delle mancate collaborazioni.

E' andata avanti così, all'italiana, fino a quando recentemente ci ha messo il naso la Corte dei Conti che, sulla base dei dati sulle mancate risposte, ha chiesto conto e ragione all'Istat della non applicazione delle sanzioni.
Il Governo è opportunamente corso ai ripari con un decreto che, alla fine del 2007, ha cancellato questa norma anche con effetto retroattivo e attende ora di essere convertito in legge.

E allora devo concludere che posso ignorare le regole irragionevoli ?

7 commenti:

Anonimo ha detto...

E' un bel dilemma. E chi decide quali sono le regole e le norme irragionevoli? Chissà quante norme sarebbero considerate irragionevoli da Berlusconi.
La legge andrebbe rispettata sempre; se è irragionevole va cambiata e devono farlo i nostri parlamentari. Questo nel migliore dei mondi possibili; l'Italia politica è molto lontana da queste possibilità.

Anonimo ha detto...

La risposta è SI.
Soprattutto nel caso dell'Istat e di tutti coloro che continuano ad importunare le aziende che devono rispondere a questionari sempre più complicati e ripetitivi.
Fortunatamente le aziende si vendicano fornendo dati "a muzzo", spacciandoli per veritieri, in modo da vendicarsi verso tutti questi pseudo statistici che campano grazie al lavoro di altri e facedo loro perdere tempo.

Antonio Lo Nardo ha detto...

Virus, quanti questionari hai ricevuto dalla Banca d'Italia?

Anonimo ha detto...

Antonio, non esiste solo la Banca d'Italia.

Anonimo ha detto...

A Palermo rispettare le norme è l'unico modo di "fare la rivoluzione".

Aggiungerei "cum grano salis", perchè "passari pi fissa mai!..."

Antonio Lo Nardo ha detto...

@Virus: per me sì (come datore di lavoro)...

Anonimo ha detto...

be' un motivo in più per non rispondere ai questionari!