Un professore di Scienze Politiche dell'Università di Teramo, Claudio Moffa, organizza un master dal titolo "Master Enrico Mattei in vicino e medio oriente", lo presenta in pompa magna addirittura in una sala di Palazzo Chigi, alla presenza del suo Rettore. Poi, durante le lezioni, inizia a
sostenere le aberranti tesi negazionistiche sull'Olocausto: Hitler non ordinò mai l'Olocausto, le camere a gas non sono mai esistite, neanche i 6 milioni di morti, e altre sciocchezze di questo genere.
La cosa diviene pubblica e suscita scandalo. Il Rettore, sollecitato per far cessare quel master, risponde che non si può comprimere la libertà di insegnamento dei docenti.
Davanti al vicolo cieco, l'Università trova una scappatoia: il master si può bloccare perché "non garantisce un numero sufficiente di crediti". Insomma la classica soluzione all'italiana, si tira fuori il cavillo burocratico per non guardare la sostanza delle cose, con l'aggravante di regalare al professore negazionista un'aura di martire perseguitato che ne accrescerà il fascino luciferino.
Una classe docente matura e intellettualmente attrezzata non avrebbe invece dovuto avere alcuna difficoltà a organizzare un'altra iniziativa per illustrare le abbondantissime prove, le testimonianze, per ricordare quell'orrore.
Non dimentichiamo che ciò che nel recente passato davamo per scontato, a poco a poco ci è stato brutalmente attaccato senza che ci fosse dato il tempo di elaborare una strategia efficace di difesa: il valore della Resistenza, l'uguaglianza dei cittadini di fronte alla legge, la bellezza della nostra Costituzione, la civiltà del pagare le tasse. Per non parlare di ciò che sta già covando: le leggi razziali.