martedì 10 marzo 2009

L'Antitrust e il prezzo della nostra pasta.

Non so se ci avete fatto caso. Nei giorni scorsi sono comparsi, all'interno dei principali quotidiani italiani, paginoni interi di comunicati dei principali produttori di pasta. Tutti a giurare e spergiurare di proteggere i consumatori, di tenere i prezzi bassi, di averci sempre in testa e nel cuore.

Questa mediatica "potenza di fuoco" ha qualche effetto. Un lettore veloce e poco propenso ad approfondire, e che magari già quotidianamente si affida con fiducia a questi marchi per la propria spesa, si fa l'idea che c'è qualche cattivone che congiura contro chi ci assicura il più importante dei nostri cibi.

Cosa c'è dietro ? Dietro c'è una sonora condanna (oltre 12 milioni di euro) inflitta dall'Autorità Antitrust alle più importanti fabbriche di pasta nazionali. Qui c'è un breve comunicato; qui l'intero provvedimento.

Il motivo è che, sulla base degli elementi raccolti dall'Antitrust, queste aziende si sono messe d'accordo per non farsi concorrenza sui prezzi ai danni di noi consumatori. Le aziende sanzionate hanno annunciato l'intenzione di ricorrere al Tar. Col tempo sapremo come finirà.

Quello che appare interessante è costituito da alcuni elementi di fatto emersi nel corso dell'indagine dell'Antitrust. Si tratta in pratica di verbali di riunioni, appunti e altro materiale cartaceo. L'Autorità ha giudicato questo materiale come la prova di un'intesa restrittiva della concorrenza.

Le riunioni sulle quali si è posata l'attenzione dell'Antitrust si sono tenute dalla fine del 2006 e in tutto il 2007.

Questo è il grafico, estratto dal provvedimento dell'Autorità, del prezzo medio praticato dai pastai alla grande distribuzione (notare il periodo delle riunioni):

L'Antitrust parla di un aumento del prezzo del 46% in pochi mesi a partire da settembre 2006.

E questi alcuni (solo alcuni) stralci dei verbali delle riunioni dei produttori di pasta.

“attenzione listini tutti insieme e soprattutto il leader [ndr: Barilla], deve muovere il mercato per primo e incisivo – le aziende più importanti devono TRACCIARE la strada, anche per il peso di QUOTA che i primi sul mercato hanno e possono FAR valere”

“Da luglio preannunciato aumento di 6 cents- a partire da ott. la effettiva attuazione"

“in 12 anni, 11 aumenti; già chiesto aumento di 7 cents di euro a fine SETT.”

“ (…) Ghelfi [ndr: rappresentante di Barilla] gli ha parlato di “cartello”. Risposta in separata sede”;

Colussi: “Aumento 7%. Bisogna essere tutti insieme incisivi nei confronti del trade”;

“Il problema è che tutti i pastifici dicano alla GDO lo stesso grado di aumento, chiaramente ognuno sulla propria base di partenza”

“Dobbiamo comunicare tutti uniti 20 cent di aumento, senza allarmismi per i consumatori"

“Linea comune sui prezzi ma anche sui contratti. Due fenomeni patologici! L’anno scorso con il rialzo di listino innalzamento contrib.inserimento in cui un concorrente ha offerto il doppio di quanto loroavevano concordato. (…) Se non si fa oggi quello che ho detto io, cioè uscire con una linea comune, dura, e una data precisa, non si ottiene nulla”


E via di questo passo.

6 commenti:

Anonimo ha detto...

Diciamo che sono le prove di quello che s'era capito, andando a fare la spesa o leggendo le riviste delle associazioni di consumatori.

Il fatto è che in Italia queste ultime hanno scarso potere contrattuale.

Anonimo ha detto...

A proposito, ma l'attuale governo le ha emanate le norme per la Class Action?

Anonimo ha detto...

@ Angelo. Proprio oggi, a un convegno di Confindustria, ho sentito la Finocchiaro accusare il Governo di avere bloccato le class action.

Anonimo ha detto...

Ma guarda tu, che combinazione!

Umberto ha detto...

Interessante,non sapevo dell'esistenza di questo grafico. Aggiorno il mio post aggiungendolo subito. Cmq hai ragione,trattiamo degli argomenti simili. Ti andrebbe uno scambio link? Fammi sapere se possibile,in ogni caso ottimi contenuti! :)

Antonio Lo Nardo ha detto...

Con piacere. Fatto.