giovedì 29 ottobre 2009

Mi manda papà.

Adesso è come sparare sulla Croce Rossa.
Però la lettura della biografia di Marrazzo, con il senno di poi, appare surreale.
Quando si legge che ha la famiglia come "vera grande passione", con la quale "passa tutto il tempo libero", qualsiasi commento apparirebbe fin troppo banale.

Quello che sfiora il sublime è il faticoso passaggio dagli studi al mondo del lavoro.
"Laureato in giurisprudenza, Piero Marrazzo è entrato, poco dopo, in RAI" dove, guarda caso, lavorava il paparino, notissimo giornalista.

Ecco, uno così, un figlio di papà con la strada spianata, che valore può attribuire alle vagonate di soldi che gli piovono addosso ? Perché non spenderli per soddisfare tutti i più segreti capricci ?

24 commenti:

Angelo ha detto...

Sono d'accordo sullo spirito del post, tuttavia credo che all'epoca dell'assunzione di Marrazzo, in Rai vigeva la regola del "figlio al posto del padre".

Antonio Lo Nardo ha detto...

Non credo proprio che fosse una regola. Casomai una prassi. In ambedue i casi il ragionamento non cambia.

josh71 ha detto...

Invece alla Regione Lazio vigerà ancora la regola di avere un ex giornalista alla Presidenza? Prima Badaloni, poi Marrazzo, e ora? Lilly Gruber? In effetti non suona molto romano come cognome.

Micheluzzo ha detto...

Angelo, forse la regola era: "Io lavoro in Rai, dò una spintarella e faccio entrare anche mio figlio".
Il fatto però che mi preme sottolineare è: come mai in tutti questi anni di frequentazioni transessuali nessuno lo ha mai sgamato???

Virus ha detto...

Io credo che la domanda sia: perchè si è dimesso se è stato eletto dal popolo?

Angelo ha detto...

@Virus: ottima domanda!!!

@Mik: mi ricordo che Piero Marrazzo entrò in Rai dopo la morte (prematura) del padre Giuseppe. Visto che non è l'unico caso, ritengo che la regola sia (o fosse): "si entra in Rai alla morte del genitore".

Per quanto riguarda la tua domanda, mentre sulle tv continua il battage di "equiparazione" del caso Marrazzo con altri casi più illustri, per orientarci in mezzo al polverone dobbiamo ricorrere alla consueta lucidità di Giuseppe D'Avanzo (e scusate se è poco):

http://www.repubblica.it/2009/10/sezioni/cronaca/marrazzo-caso/video-davanzo/video-davanzo.html

Micheluzzo ha detto...

Angelo, sai bene quanto odio contraddirti, però in Rai c'è anche Natalia Augias, e non mi pare che suo padre Corrado sia morto...
Comunque anche all'Amia i figli entrano al posto dei padri.

Antonio Lo Nardo ha detto...

Vivi o morti, sempre uno schifo è.

Angelo ha detto...

Ho cercato di cementare il mio ricordo (ero un appassionato dei servizi di Giò Marrazzo a Tg Dossier), ed ho trovato questa biografia del figlio Piero:
http://biografieonline.it/biografia.htm?BioID=2130&biografia=Piero+Marrazzo

Dalla quale emerge chiaramente che quest'ultimo entrò in Rai dopo la morte del padre.

Lo ripeto, sono d'accordo con lo spirito del post, ma in mezzo ai polveroni è necessario mantenere il contatto con la realtà dei fatti (ed Antonio - di solito - in questo è maestro).

Angelo ha detto...

...Tg2 Dossier...

Micheluzzo ha detto...

A questo punto direi che più che la regola, Marrazzo rappresenta l'eccezione...

Virus ha detto...

E gli Angela?
Non ne bastava uno solo?

Anonimo ha detto...

...e Bianca Berlinguer? (guarda caso a Rai3)... non c'appizziamo a queste cose per due ragioni:
1) le raccomandazioni non hanno colore politico, le fanno tutti.
2) è frequente che il figlio cerchi di fare il lavoro del genitore ed è naturale che il genitore cerchi di aiutare il figlio ad entrare nell'azienda dove lavora lui (o dove conta qualcosa); semmai colpisce la facilità con cui Marrazzo è entrato, ma erano altri tempi!!

Goku

Antonio Lo Nardo ha detto...

So bene che "è frequente", "è naturale" che un padre sfrutti tutte le proprie relazioni per aiutare il proprio figlio a trovare un lavoro; chiunque si comporterebbe giustamente così.
E il proprietario di un'azienda è libero di assumere chi vuole, anche solo i pronipoti dei propri dipendenti. Ora, dal momento che un privato tende al miglioramento della propria impresa, tenderà a usare criteri di merito,
Ma quando l'azienda è pubblica ?

Angelo ha detto...

E, infatti, Silviuzzo (essendo privato) per le sue aziende ha attinto ai grandi manager: Marina Berlusconi, Piersilvio Berlusconi, etc. etc.

Angelo ha detto...

@ Goku: che c'entra la Berlinguer? Anche nel suo caso, quando è entrata in Rai il padre era bell'e morto.

Mi pare che nei commenti a questo post stiamo un po' esagerando sulla strada del qualunquismo, senza stare attenti a mantenere l'integrità dei fatti.

Un inFeltrimento?

Antonio Lo Nardo ha detto...

Mah in Rai i giornalisti sono tutti raccomandati. Dovresti faticare per convincermi che la Berlinguer, la Augias, Alberto Angela, Marrazzo sono stati preferiti a tanti altri per merito della loro bravura.
E anche nei casi in cui il padre è morto poco (molto poco) prima dell'assunzione, le relazioni familiari contano tanto.

Quanto ai figli di Berlusconi, quelli sono le persone migliori per svolgere il loro ruolo: persone di fiducia di Silvio, che non hai smesso di curare i propri affari.

Angelo (1) ha detto...

Infatti, ho premesso che sono d'accordo con lo spirito del post.

Tuttavia, nel caso specifico, non è stata violata alcuna regola, dal momento che (a parte "il figlio al posto del padre") la Rai da diversi decenni non assume più per concorso, ma per chiamata diretta (neanche i tecnici).

I direttori dei tg, nell'ambito del budget, possono assumere chiunque.

Lo dice persino il sito appostito:
"Il nostro principale canale di reclutamento di personale è rappresentato dalla banca dati aziendale che contiene le domande spontanee pervenute attraverso la compilazione del form on line..."

http://www.lavoraconnoi.rai.it/lavoraconnoi/application/homepage

Angelo (2) ha detto...

Il discorso andrebbe allargato all'intero Paese.

In Italia la mobilità sociale è molto ridotta: il modo migliore per intraprendere una professione è quello di avere un genitore nel ramo (lo abbiamo detto tante volte).

Una delle principali sfide "di sinistra" è proprio quella di favorire tale mobilità.

Non a caso le politiche dell'attuale governo mirano proprio a cristallizzare lo status quo, scoraggiando o impedendo lo spostamento tra le classi sociali.

Micheluzzo ha detto...

Chi sono Angelo(1) e Angelo(2)???

Josh71 ha detto...

Si, anche io mi chiedevo il motivo di questa moltiplicazione degli ... Angeli. Tra l'altro a volte c'è pure Angelo - the dark side. Un po' inquietante. Spero non ci sia bisogno di metterlo in contatto con mio fratello, che fa lo psichiatra!

Antonio Lo Nardo ha detto...

Angelo, che ci sia o no una regola mi lascia indifferente.
L'ereditarietà del posto di lavoro è uno schifo, a prescindere dal fatto che sia legale.

Angelo ha detto...

@Antonio: ma è una cosa diffusa in tutto il Paese. Vale quanto già scritto nel mio precedente commento: favorire la mobilità sociale è una sfida "di sinistra".

Forse , una buona base di partenza è chiamare le cose con il loro nome e lavorare "dalla parte del cittadino", come dice Bersani:

http://www.chetempochefa.rai.it/TE_videoteca/1,10916,1100097,00.html

(per chi se lo fosse perso).

Angelo (the teacher) ha detto...

I numeri (1) e (2) servivano a separare in due parti distinte un lungo commento, favorendone la leggibilità ed incuriosendo il lettore.

Quanto alla moltiplicazione degli attributi degli Angeli (!), ne lascio il significato alla libera interpretazione di ciascuno.

"Lo scrittore dovrebbe morire dopo la pubblicazione del libro, per favorirne la libera interpretazione dei lettori" diceva (più o meno) Umberto Eco.
:-)