Pur di difendere il grande Capo, Unico dispensatore di prebende e privilegi, anche persone apparentemente miti e ragionevoli non esitano utilizzare tutte le tecniche di spiazzamento della comunicazione che il centrodestra berlusconiano ha imparato a maneggiare così bene. Se qualcuno fa una domanda scomoda, basta semplicemente parlare d'altro.
Ne avevamo parlato qualche mese fa, a proposito dei dibattiti televisivi. Un altro esempio è questa questa intervista (v. l'estratto sotto), apparsa venerdì 26 febbraio su Repubblica, al deputato Maurizio Lupi (PdL), che elude completamente l'argomento delle domande sulla sentenza della Cassazione a proposito del reato di corruzione commesso da Berlusconi, ma prescritto.
13 commenti:
Quindi, in parole povere, se io commetto un reato, l'importante è che la prescrizione sia così breve da essere più "rapida" della magistratura.
Ma allora, basta fare una legge che riduce i termini della prescrizione, e contemporaneamente allunga i tempi tecnici dei processi, ed il gioco è fatto!
Sssttt! Non facciamoglielo sapere, sennò ci provano!
:-)
No Angelo, il problema è un altro. La magistratura non può continuare a processare il premier quando in Cile o nelle Hawai i terremoti stanno uccidendo migliaia di persone.
E' il partito della sostanza, non della forma.
Mik, l'articolo pubblicato nel blog dimostra tutto il contrario: il problema non è la corruzione (la sostanza), ma quando essa è avvenuta: se abbastanza prima da far valere i termini di prescrizione (la forma).
Ma, come ho già detto, chi di cavillo ferisce... di cavillo perisce!
I toni sono melodrammatici, perciò si potrebbe dire che questi signori, alla "Norma" preferiscono... la "Traviata"!
Eee vvvaiii!!! Altissima cultura, sottilissima ironia!!!
:-)
Secondo me Repubblica è troppo ottimista sul disfacimento del PdL.
No Angelo, la sostanza è che le firme sono state raccolte, poi la forma impone che siano consegnate in una certa maniera, ma questo al governo del fare non interessa.
Quando si gode del sostegno degli italiani... io tornerei al voto per censo.
"In una certa maniera" vuol dire con documento di identificazione ed autentica del funzionario pubblico autorizzato dalla legge e nei tempi stabiliti ed a tutti noti. Che non è poco.
Per valutare compiutamente la vicenda, poniamoci queste semplici domande: cosa sarebbe successo se ad essere escluse fossero state le liste del Partito Democratico o il listino di Filippo Penati?
Il Governo si sarebbe sbracciato per varare un decreto per riammetterle? Il PD sarebbe sceso in piazza?
Su Repubblica di oggi, c'è una lettera del Sig.Romeo Mattioli, che racconta di quando alle elezioni regionali friulane del 1968, la lista del PSI-PSDI di De Martino (secondo partito in regione e presente nel governo nazionale) fu esclusa per vizio formale e "se la chiantò".
E sapete qual era il vizio formale? All'ultimo minuto, l'incaricato della presentazione ebbe un collasso cardiocircolatorio e dovette essere sostituito da persona non autorizzata!
"C'è sempre qualche motivo di sostanza da invocare per giustificare il fatto che si calpestano le norme: c'è sempre qualche urgenza che legittima l'attraversamento dell'incrocio col semaforo rosso." (Carlo Galli)
Se si torna al voto per censo vince la sinistra.
Angelo, io comunque la penso come te: se le regole ci sono, vanno rispettate. Va da sè che se fosse successo a qualcuno del PD, Bonaiuti sarebbe andato in tv a dare la colpa all'arroganza delle sinistre, che pensavano di poter impiparsene della volontà popolare...
@Antonio: a proposito di tecniche di comunicazione, ne sai niente di questi due?
http://tv.repubblica.it/copertina/nudi-a-cambridge-news-con-polemiche/43514?video
L'ho letto stamattina sul giornale locale (ovviamente è la notizia in prima pagina... eh eh).
Da domani mi "apposterò" ogni mattina alle 6 davanti al Corpus Christi College.
Spero, vestito: alle 6 sono previsti -6 gradi!
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