Capita spesso che, durante Annozero, i politici e i giornalisti chiamati a sostenere le tesi della destra attacchino con veemenza Marco Travaglio apostrofandolo con l'epiteto "condannato!". Con questo intendono ovviamente rivoltare contro di lui il suo stesso atteggiamento (che essi definiscono "moralistico") di censura e disprezzo verso i politici che hanno problemi con la giustizia.
Normalmente la reazione di Travaglio è quella di sventolare in diretta il proprio certificato penale, orgoglioso del fatto che su di esso risulti la parola "Nulla". Segue di solito un accavallamento di voci e grida, con i suoi antagonisti che continuano ad accusarlo di essere stato "condannato".
1) Come stanno le cose ?
Chi vuole farsi un'idea può dare un'occhiata alla pagina di Wikipedia dedicata al giornalista dove si vede che effettivamente le condanne sono arrivate, ma in sede civile e non penale. Si tratta per lo più di cause per diffamazione, in cui i ricorrenti si sono sentiti danneggiati dall'essere stati ingiustamente accostati, nei suoi articoli, a fatti a loro estranei.
2) È proprio necessario spaccare il capello in quattro sulle condanne di giornalisti e politici ?
Io sono convinto che occorre realmente separare il piano politico da quello giudiziario.
Attaccarsi al "rinvio a giudizio", o allo status di "indagato" per trarne considerazioni politiche non porta da nessuna parte, e consegna alla magistratura un potere di veto e di condizionamento sulle scelte della politica.
Il giudizio politico dovrebbe invece restare indipendente da considerazioni giudiziarie; dovrebbe considerare *un fatto* (se davvero c'è un fatto), e giudicarlo politicamente per quello che è, indipendentemente dalla sua qualificazione di reato (cosa che spetta alla magistratura).
Esempi:
- Berlusconi trasporta in Sardegna i suoi ospiti con gli aerei di Stato. La magistratura stabilisce che non è un reato. Ma il giudizio politico "di condanna" resta tutto in piedi.
- Decine di senza-casa sono in attesa da anni di una casa popolare, e il Comune da anni non scorre le graduatorie per assegnare le case popolari vuote. Se costoro, esasperati, decidono di occupare abusivamente un fabbricato inutilizzato, è vero che violano la legge, ma la mia considerazione politica è ben diversa.
Così come il giornalismo militante (direbbero: giustizialista) si attacca comodamente alle sentenze di condanna e ai rinvii a giudizio, anche certa classe politica cade troppo spesso nella facile tentazione (anche la sinistra ci casca) di rifugiarsi dietro le comode pronunce della Giustizia per restituire "onorabilità" a personaggi squallidi.
5 commenti:
Sante parole ....... ma oggi il santo vale meno dell'unto ..........
Ciao Antonio ..... arrivederci a Palermo!
Come non condividere la tua opinione, quest'idea di infangare per mettere tutti sotto lo stesso piano è francamente insopportabile.
Dunque, ad esempio, se anche gli "amici" (nel senso della trasmissione) del PdL di Roma (e Milano) presentassero le liste, grazie ad un decreto del Governo, il giudizio politico resterebbe: non sono capaci di rispettare elementari regole che, tra l'altro, negli anni sono sempre state rispettate, perfino dal "Partito dei Pensionati".
A proposito di condannato ( e assolto), cito Spinoza.it:
"Il Tg1 assolve Mills. Ma la procura ricorrerà al Tg3.
Mills è stato chiamato due volte “assolto”. Ma non si è girato.
(Il lato positivo: non c’è stato bisogno di un editoriale)
Al Tg1 scambiano l’assoluzione con la prescrizione. Anche a me ogni tanto capita di prendere dei leccaculo per giornalisti.
Il Giornale difende Minzolini: “Nessuno avrebbe capito la parola prescrizione”. È la loro linea editoriale: notizie false, però semplici."
Proprio oggi, Massimo Giannini ha dato un giudizio "politico" su tutta la vicenda "liste"; titolo: "Il vuoto al potere".
http://www.repubblica.it/politica/2010/03/04/news/il_vuoto_al_potere-2499730/
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