domenica 8 febbraio 2009

Educazione civica (castelli di sabbia).

Decine di posti vuoti. Nessuno presta attenzione a chi parla. Cellulari che squillano. Qualcuno legge i giornali di gossip.

Il senso civico di questi studenti in visita in Parlamento "è crollato come un castello di sabbia, lasciando dietro di sé le fondamenta della delusione".

Una vera e propria lezione di educazione civica. La domanda è: chi ha da insegnare e chi da imparare ?

20 commenti:

Anonimo ha detto...

E' un duro lavoro, quello del senatore!

Devi sempre essere aggiornato sulle ultime novità (televisive), devi stare sempre in sintonia col capo-padrone (sennò la prossima volta non ti ri-nomina nella lista elettorale bloccata), non devi farti sorprendere nell'ignoranza di "come si deve votare" un certo provvedimento (dunque occhio al blacheberri)!

E' naturale che gli unici momenti di relax siano quelli che trascorri in aula a sonnecchiare o a leggere. L'unico posto dove non ti possono vedere (attraverso la tv).

Certo, qualche suddito in visita può storcere il naso, ma che vuoi che siano, venti sudditi in confronto ai due milioni che la sera guardano "Porta a Porta"? O ai tre milioni che ascoltano il capo-padrone che si intervista sul tiggifaiv?

Anonimo ha detto...

concordo

alla base c'é il "me ne frego" . . .

ma c'é anche tanta maleducazione
e tanta stupidità

Micheluzzo ha detto...

La risposta è: nessuno.
Siamo tutti colpevoli di questo sfascio.
Compresi quelli che si trovano lì dentro e fanno finta di impegnarsi perchè le cose cambino.

Unknown ha detto...

Vedrai che questa settimana i difensori dell'etica pubblica arriveranno in massa a riempire i banchi...con l'attenzsione mediatica scatenata sul DDL englaro, vuoi che i soldatini non diano un'immagine esemplare dell'abnegazione al lavoro? anche in notturna lavoreranno...vedrai...

Anonimo ha detto...

@Mik:
Non sono d'accordo. Si può sempre imparare, anche dai propri errori.

D'altro canto, sostenere che "tutti siamo colpevoli" è proprio il primo passo per non far niente: è la pre-costituzione dell'alibi.

Micheluzzo ha detto...

@ Angelo: non sono d'accordo.
Siamo tutti colpevoli solo perchè ancora non abbiamo imbracciato le armi e non siamo scesi in piazza a prenderli a calci nel sedere uno per uno (guardie del corpo comprese)
Fino a quando non faremo nulla di eclatante, non succederà nulla.
Siamo troppo vigliacchi, perfino per affrontare gentaglia simile.
Ma avete visto Tremonti che ha lasciato in tronco un giornalista straniero solo perchè questo gli aveva posto una domanda su Unicredit?

Unknown ha detto...

Non mi pare che imbracciare i fucili contro chi non la pensa come noi sia una grande prova di democrazia. Insomma, che tutto questo parlare, capire, informarsi debba avere come unico sbocco possibile la rivoluzione armata, mi sembra quantomeno poco elaborata come idea

Micheluzzo ha detto...

Allora continuiamo a parlare e a fare convegni mentre si fanno i fatti loro (liste bloccate, sbarramento, nomine di amministratori locali, impunità varie, televisioni in mano agli amici etc.).
Effettivamente è un programma molto più articolato: vuoi mettere la soddisfazione di bere un bel chinotto quando hai la bocca secca per il troppo parlare?

Unknown ha detto...

Quasi quasi mi convinci sul piano armato-rivoluzionario. In fondo, se dovesse andare male, c'è sempre il Brasile...

Anonimo ha detto...

Caro Mik,
la soluzione armata è stata da tempo superata. e poi non credo che nessuno di noi sia capace di sparare neanche ad una sagoma di cartone (il mio unico rapporto con le armi risale ai tempi del militare quando cercai di bloccare il rinculo del fucile con la mano, ovviamente, bruciandomela).tra il fare i convegni e l'imbracciare le armi esistono le elezioni, i referendum, se vuoi (per chi ci crede) la costituzione delle liste civiche: ma imbracciare le armi fa parte di un passato che non credo possa appartenerci, se non come fatto storico di cui ancora scontiamo le conseguenze.

Anonimo ha detto...

Caro Guido,
Sono perfettamente d'accordo con te!

Anonimo ha detto...

Ormai Guido e Angelo vanno sempre d'accordo. E' un grande merito di questo blog!

Anonimo ha detto...

inizio seriamente a preoccuparmi.

Antonio Lo Nardo ha detto...

Allora uno dei due deve imbracciare il fucile...

Anonimo ha detto...

veramente la mano mi brucia ancora, nonostante siano passati quasi 20 anni. Angelo tocca a te (ma tu il milite l'hai fatto?)
p.s.
attento alla direzione della canna

Micheluzzo ha detto...

C'é anche la Francia. E' più vicina, e male che vada incontri Fabio Fazio a passeggio per Parigi.
E comunque, se voi vi tirate indietro, posso contare sui trecentomila patrioti bergamaschi pronti a scendere dalle loro valli verso Roma ladrona.
I leghisti sì che sono persone di cui avere paura...

Micheluzzo ha detto...

Caro Guido, c'é una cosa che mi sfugge: come diavolo hai fatto a bruciarti la mano con il rinculo?!?!
OT: L'altro giorno un cacciatore é morto mentre puliva il fucile:gli é partito un colpo allo stomaco!
Ma quale genio pulirebbe un'arma carica puntandosela contro la pancia?

Unknown ha detto...

Cerco di non guardare fazio: mi fa venir voglia di votare forza nuova...e vorrei evitare...
quindi francia esclusa

Anonimo ha detto...

Siccome che sono cecato... non l'ho fatto!

In quanto al fucile... ferisce più la penna che la spada!

@Mik: Attento ai patrioti bergamaschi... per strada potrebbero rubarti il portafoglio.

@Valentina:

W la France!

Anonimo ha detto...

Anto, approfitto del tuo spazio, scusa. Mi sono messo a scrivere di getto e adesso uso il tuo blog per buttare fuori questo sfogo: rabbia.

Che razza di paese stanno costruendo quelli che oggi sono al potere? Un paese controllato, basato sulla paura. Paura del diverso, del più debole (perché rappresenta quel che non vogliamo essere), del più povero (perché è il fantasma da cui noi fuggiamo), dell’immigrato in quanto tale, dell'essere escluso dal giro giusto. Ultimamente, anche la paura provocata dalla minaccia. E noi ci caschiamo in pieno, rinchiuderci in noi stessi, in difesa, con frustrazione, impotenza e rabbia, sempre più spesso, sempre di più. Guardiamo indietro, al passato con sospetto, con stanchezza e noia fra noi. Ci stordiamo in molti modi stupidi giorno dopo giorno, lentamente, intossicandoci.
A tal punto siamo messi male, da pensare che i problemi più importanti e fondamentali sono le intercettazioni di mille persone, le tivù, le impronte digitali di un delinquente o le pene di una storia personale. Noi pensiamo a tutto ciò e poi scopriamo, con stupore, che le cose vanno sempre peggio, che la nostra vita è peggiorata. Ma com’è stato possibile? Non lo capiamo. Se lo capiamo, ci inganniamo fingendo di non saperlo. È la paura. Il Paese è fermo da quindici anni, le cose si rompono e nessuno le aggiusta, i beni pubblici sono trafugati o dispersi, i servizi funzionano peggio, siamo più poveri, più incazzati, più cinici e tra non molti anni potremo andare a lavare i vetri i Romania. Non che lavare i vetri non sia una professione rispettabile ma perché dovremmo gettare al vento il presente e il futuro del nostro Paese. Ma com’è possibile? Noo è impossibile!! E invece è possibile, ed è molto più vicino di quanto potremmo sospettare.
L’Italia arranca da anni sotto il peso di un sistema di controllo politico sclerotizzato, dove un signore possiede un potere enorme e non c’è cosa rilevante che non passi sotto il suo avallo, anche la vita di una povera ragazza. D’altra parte, c’è un sistema democratico minato da questo forte potere - che compra molti e in molti modi – dove le opposizioni chiedono a volte il permesso di opporsi e a volte non si oppongono più di tanto perché il giochino piace tanto anche a loro. Ci hanno preso il vizio e ormai sono dipendenti, da questo veleno: fottono il prossimo, incoscenti, con l’assoluzione dei media e vaticana. Poi arriverà anche l'assoluzione giudiziale. L’orizzonte della politica è sempre quello della scadenza elettorale.. se va bene, se no dell’ora di pranzo. L’abuso ha prevalso, il compromesso al di fuori dei diritti è la regola. La dignità è venduta, tutto si aggiusta nei corridoi e nei budoir. E se poi il problema è grosso si chiama Silvio, per nome. L’Italia intanto è ferma, la rabbia cieca sale.