Se si scopre che un concorso pubblico è stato viziato da errori, superficialità, che la qualità delle prove dei vincitori è scarsa, da che parte sta la politica ? Dalla parte degli esclusi, che si sono visti soffiare ingiustamente un'opportunità di lavoro ? No, dalla parte dei vincitori !
Questa storia dei presidi, vincitori di un concorso poi annullato, è emblematica del degrado della politica, prontissima a battersi solo quando c'è da difendere la mediocrità, brodo di coltura del consenso malato.
La vicenda è quella del concorso regionale per 200 dirigenti scolastici (presidi) in Sicilia, bandito nel 2004 e poi annullato dai giudici amministrativi nel 2009.
Mentre nel frattempo i vincitori prendono servizio, il clamore intorno alle presunte irregolarità monta a partire dai ricorsi presentati dagli esclusi e culmina nell'andata in onda della trasmissione "Mi Manda Rai Tre" (marzo 2007) dove viene fuori, tra l'altro, che:
- dati alla mano, il tempo dedicato alla correzione di ogni elaborato, della lunghezza media di otto facciate, era stato di due minuti, pari a 15 secondi per ogni facciata;
- i numeri identificativi dei candidati apparivano anche all'esterno delle buste degli elaborati, annullando così qualsiasi garanzia di anonimato;
- erano stati valutati con il punteggio massimo elaborati contenenti errori ortografici o di sintassi macroscopici. Vengono mostrati elaborati con la parola "legislativa" suddivisa per andare a capo in "legis" e "lativa", frasi come "induce il dirigente HA ricercare", etc.;
- il direttore generale regionale Guido De Stefano, responsabile del controllo di legittimità delle operazioni, ha sostenuto che gli elaborati erano stati corretti ICTO OCULI (fuori dal latinorum vuol dire letteralmente "a colpo d'occhio" !).
Dopo un lungo e travagliato iter (*), a maggio del 2009 finalmente il Consiglio di Giustizia Amministrativa annulla il concorso. Logica (e giustizia) vorrebbe che vengano annullate anche le immissioni in servizio di quei presidi.
Ma poteva la scuola italiana privarsi di tanta sapienza ? Ecco che arriva l'intervento salvifico di un eroico drappello di deputati siciliani al Parlamento nazionale, che riesce a inserire nel decreto "salvaprecari" una norma a favore dei presidi. L'emendamento infatti fa salve "le posizioni giuridiche dei vincitori" di procedure concorsuali che vengano annullate una volta che questi siano già entrati in servizio (in sostanza: sono stati furbi e veloci, peggio per gli altri).
E allora è giusto leggerli, i nomi di questi onorevoli deputati:
- del PDL: Giuseppe Fallica, Ugo Grimaldi, Giacomo Terranova, Francesco Stagno d'Alcontres, Antonino Minardo, Dore Misuraca, Vincenzo Garofalo, Vincenzo Gibiino, Vincenzo Antonio Fontana, Antonino Germanà, Salvatore Torrisi, Alessandro Pagano, Aldo Di Biagio e Antonino Foti;
- del PD: Francesco Boccia;
- dell'MPA (gruppo misto): Carmelo Lo Monte.
Fortunatamente la storia non finisce qui. È di questi giorni la notizia che un ulteriore decreto legge governativo abroga la norma salvapresidi "al fine di conformare il dettato normativo a pronunce della magistratura amministrativa successivamente intervenute".
Si arrenderanno ? Temo di no.
(*) Questa, in sintesi, la cronistoria.
Novembre 2004: viene bandito il concorso regionale per 200 dirigenti scolastici (presidi) in Sicilia.
Gennaio 2006: si svolgono le prove del concorso.
Luglio 2006: pubblicate le graduatorie
Segue il ricorso delle professoresse Maria Antonietta Cuccinello e Giuseppina Gugliotta per illegittima composizione della commissione esaminatrice, per la sua incompletezza, per illegittimità di tutti gli atti del concorso per assoluta carenza di istruttoria.
17 marzo 2007: va in onda la puntata di Mi Manda Rai Tre che mette in evidenza le irregolarità del concorso. Il Ministero della Pubblica Istruzione, a seguito del clamore suscitato dalla trasmissione, avvia un'ispezione (Legislatura 15, Atto di Sindacato Ispettivo n. 4-01744, pubblicato il 12 aprile 2007) che conferma le irregolarità. L'allora Ministro, On. Fioroni, non prende però alcun provvedimento.
23 maggio 2007: la graduatoria del concorso viene approvata e pubblicata.
20 luglio 2007: Il TAR dichiara inammissibili i ricorsi (sentenze 1829/07 e 1830/07).
1° settembre 2007 i nuovi Presidi vengono assegnati alle sedi vacanti ed entrano in servizio. Con uno scorrimento della stessa graduatoria, il 1° settembre 2008 altri presidi entrano in servizio.
Maggio del 2009: il Consiglio di Giustizia Amministrativa ribalta la sentenza del TAR e annulla il concorso (decisioni n. 477 e n. 478).
21 ottobre 2009: I deputati Giuseppe Fallica, Ugo Grimaldi, Giacomo Terranova, Francesco Stagno d' Alcontres, Antonino Minardo, Dore Misuraca, Vincenzo Garofalo, Vincenzo Gibiino, Vincenzo Antonio Fontana, Antonino Germanà, Salvatore Torrisi, Alessandro Pagano, Aldo Di Biagio, Antonino Foti, Francesco Boccia e Carmelo Lo Monte presentano un emendamento (1.308) al decreto 134 del 25 settembre 2009 ("salvaprecari") che fa salve "le posizioni giuridiche dei vincitori" di procedure concorsuali che vengono annullate dopo la loro immissione in servizio.
Il decreto 134/2009 è convertito in legge (legge 167 del 2009).
27 novembre 2009: il Governo approva un nuovo decreto legge che abroga l'art. 1 comma 4 quinquesdecies della legge 167/2009 "al fine di conformare il dettato normativo a pronunce della magistratura amministrativa successivamente intervenute".
lunedì 30 novembre 2009
sabato 28 novembre 2009
venerdì 27 novembre 2009
Solidarietà per i lavoratori Eutelia, e un sorriso amaro.
mercoledì 25 novembre 2009
Le vacanze di Travaglio: un nuovo punto di vista.
La questione D'Avanzo vs Travaglio si è chiusa, come ricordiamo, con l'esibizione degli assegni che provano che nessuno, tanto meno un mafioso, ha pagato la vacanza del giornalista ad Altavilla Milicia. Travaglio batte D'Avanzo, dunque. E fin qui ci siamo.
C'è però un altro punto di vista dal quale guardare la faccenda, e lo fa Filippo Facci in questo articolo. Ora, a me Facci è sempre stato antipatico. Sempre bilioso, invidioso del successo di Travaglio, e in tutte le tantissime polemiche che, dalle pagine del Giornale, aveva imbastito contro di lui, lo avevo trovato sempre dalla parte del torto marcio.
Però.
Però la tesi di fondo dell'articolo citato, pur in mezzo a forzature, pretesti e soliti veleni, fa riflettere: Travaglio ha indicato all'opinione pubblica lo scandalo di un Presidente del Senato che stava in società con personaggi che, 18 anni dopo, sono stati inquisiti per mafia; lui stesso però frequentava un personaggio che, due mesi dopo, sarebbe stato arrestato per mafia.
La questione ovviamente non è di merito (non ci sono dubbi sulla "antimafiosità" di Travaglio), ma di metodo: se valutiamo la vicenda Schifani e quella Travaglio con questo stesso metodo, possiamo scorgere ancora qualche differenza ?
P.S.
Gerry Palazzotto, sullo stesso argomento, ha costruito un "esperimento" che dimostra la quasi totale indisponibilità dei commentatori dei blog a confrontarsi su argomenti scomodi e farsi contaminare dalle idee altrui.
C'è però un altro punto di vista dal quale guardare la faccenda, e lo fa Filippo Facci in questo articolo. Ora, a me Facci è sempre stato antipatico. Sempre bilioso, invidioso del successo di Travaglio, e in tutte le tantissime polemiche che, dalle pagine del Giornale, aveva imbastito contro di lui, lo avevo trovato sempre dalla parte del torto marcio.
Però.
Però la tesi di fondo dell'articolo citato, pur in mezzo a forzature, pretesti e soliti veleni, fa riflettere: Travaglio ha indicato all'opinione pubblica lo scandalo di un Presidente del Senato che stava in società con personaggi che, 18 anni dopo, sono stati inquisiti per mafia; lui stesso però frequentava un personaggio che, due mesi dopo, sarebbe stato arrestato per mafia.
La questione ovviamente non è di merito (non ci sono dubbi sulla "antimafiosità" di Travaglio), ma di metodo: se valutiamo la vicenda Schifani e quella Travaglio con questo stesso metodo, possiamo scorgere ancora qualche differenza ?
P.S.
Gerry Palazzotto, sullo stesso argomento, ha costruito un "esperimento" che dimostra la quasi totale indisponibilità dei commentatori dei blog a confrontarsi su argomenti scomodi e farsi contaminare dalle idee altrui.
lunedì 23 novembre 2009
Taci, il vicino ti ascolta.
Cresce la paura, cresce il bisogno di sicurezza. E, dal momento che le principali reti di socialità e comunicazione nel territorio sono in stato avanzato di sgretolamento, nascono iniziative sapientemente guidate a indirizzare l'attenzione e la tensione della gente verso alcune minacce (vere e/o presunte) e non altre, magari ben più importanti.
Dopo il flop delle ronde, adesso al Nord ci riprovano con il "Controllo del vicinato". Come si legge nel sito, "il sistema prevede sostanzialmente di far sapere tramite l’apposizione di appositi cartelli a chiunque passi nel quartiere che la sua presenza potrebbe non passare inosservata e che il vicinato è attento e consapevole di ciò che avviene all’interno del quartiere.
Il senso di vicinanza unito alla sicurezza che al suono di un allarme, a un’invocazione di aiuto o di fronte a qualunque altra situazione “anormale” ci sia una tempestiva reazione del vicinato, fa sì che ci si senta maggiormente protetti all’interno della propria abitazione e contemporaneamente rafforza i rapporti all’interno di una comunità più unita e consapevole".
Messa così, la cosa non sembra cattiva, sebbene di dubbia efficacia. Però i promotori di questa iniziativa qualche dubbio me lo devono togliere.
Cosa dovrei fare se, per esempio, notassi che il mio vicino di casa, noto politico, ha lasciato inavvertitamente cadere sullo zerbino un assegno intestato a un giudice ?
Cosa dovrei fare se, attraverso le sottili pareti che separano il mio dal suo appartamento, mi capitasse di ascoltare distintamente una sua conversazione telefonica durante la quale cerca di raccomandare attricette e ballerine a un interlocutore a me ignoto, probabilmente un dirigente di una televisione pubblica ?
Cosa dovrei fare se, mentre prendo una boccata d'aria affacciato alla finestra, scorgo, attraverso le tendine dell'hotel situato proprio di fronte casa mia, un noto politico e un altrettanto noto personaggio molto chiacchierato per mafia che discutono seduti a un tavolino ?
Ecco, questi sono i miei dubbi. Per tutto il resto, invece, le istruzioni sono chiarissime.
Dopo il flop delle ronde, adesso al Nord ci riprovano con il "Controllo del vicinato". Come si legge nel sito, "il sistema prevede sostanzialmente di far sapere tramite l’apposizione di appositi cartelli a chiunque passi nel quartiere che la sua presenza potrebbe non passare inosservata e che il vicinato è attento e consapevole di ciò che avviene all’interno del quartiere.
Il senso di vicinanza unito alla sicurezza che al suono di un allarme, a un’invocazione di aiuto o di fronte a qualunque altra situazione “anormale” ci sia una tempestiva reazione del vicinato, fa sì che ci si senta maggiormente protetti all’interno della propria abitazione e contemporaneamente rafforza i rapporti all’interno di una comunità più unita e consapevole".
Messa così, la cosa non sembra cattiva, sebbene di dubbia efficacia. Però i promotori di questa iniziativa qualche dubbio me lo devono togliere.
Cosa dovrei fare se, per esempio, notassi che il mio vicino di casa, noto politico, ha lasciato inavvertitamente cadere sullo zerbino un assegno intestato a un giudice ?
Cosa dovrei fare se, attraverso le sottili pareti che separano il mio dal suo appartamento, mi capitasse di ascoltare distintamente una sua conversazione telefonica durante la quale cerca di raccomandare attricette e ballerine a un interlocutore a me ignoto, probabilmente un dirigente di una televisione pubblica ?
Cosa dovrei fare se, mentre prendo una boccata d'aria affacciato alla finestra, scorgo, attraverso le tendine dell'hotel situato proprio di fronte casa mia, un noto politico e un altrettanto noto personaggio molto chiacchierato per mafia che discutono seduti a un tavolino ?
Ecco, questi sono i miei dubbi. Per tutto il resto, invece, le istruzioni sono chiarissime.
venerdì 20 novembre 2009
La moda delle dieci domande.
Come si ricorderà, Repubblica ha recentemente dato un taglio alla campagna delle "dieci domande a Berlusconi" cogliendo al volo l'occasione della presentazione dell'ultimo libro di Vespa con annesso dialogo con il premier, per estrapolare alcune frasi e "confezionarle" in modo da farle apparire come risposte.
Dopo mesi e mesi la vicenda aveva inevitabilmente perso mordente e appariva ormai chiaro che il destinatario di quelle domande non aveva la benché minima intenzione di rispondere. Sotto sotto, credo, la cosa aveva cominciato a stancare non solo i lettori, ma anche i redattori. Si trattava solo di onore e puntiglio professionale (chi vuole rosicare si legga questo sarcastico articolo del giornalista Betulla).
La tecnica della dieci domande è però progressivamente dilagata, con effetti anche stucchevoli, come evidenziato qui. Ho provato pertanto a raccogliere le serie più rilevanti di "dieci domande" venute fuori da maggio, mese di pubblicazione delle prime dieci domande di Repubblica, ai nostri giorni.
19 maggio 2009
Il quotidiano "Il Manifesto" pone dieci domande a Bertolaso sulla gestione dell'emergenza terremoto a L'Aquila.
26 maggio 2009
Il Giornale fa dieci domande a Franceschini (leader del PD) sulle contraddizioni tra il suo essere cattolico e l'appartenenza al PD, sulle calunnie nei confronti di Berlusconi, sulle sofferenze inflitte alla famiglia di Noemi a causa della campagna di Repubblica.
18 giugno 2009
Il Tempo fa dieci domande a Massimo D'Alema sui suoi rapporti con il potere giudiziario.
23 agosto 2009
Il quotidiano "Libero" fa dieci domande alla famiglia Agnelli sulle ricchezze che l'Avvocato avrebbe accumulato nei paradisi fiscali.
30 ottobre 2009
Il "Resto del Carlino" fa dieci domande al neo allenatore del Rimini su come intende guidare la squadra di calcio.
9 novembre 2009
Micromega fa dieci domande a Di Pietro sulla conduzione di Italia dei Valori, sul riciclaggio di ex trombati di altri partiti, sulla moralità della politica, sull'eccessivo giustizialismo.
18 novembre 2009
L'associazione "Altro Consumo" fa dieci domande al Ministero della Salute (ndr: che non esiste più, le sue competenze sono passate al Ministero del Lavoro, della Salute e delle Politiche Sociali) sulla distribuzione del vaccino antinfluenzale in Italia.
18 novembre 2009
La Gazzetta dello Sport fa dieci domande a Marcello Lippi, allenatore della Nazionale di calcio, sulle probabilità che hanno alcuni giocatori di essere convocati o di essere esclusi.
Concludo con un "come eravamo", anzi un "come erano".
8 luglio 1998
La Padania fa dieci domande a Berlusconi sulle origini della sua ricchezza. E chiude con un bel "Non molleremo".
Dopo mesi e mesi la vicenda aveva inevitabilmente perso mordente e appariva ormai chiaro che il destinatario di quelle domande non aveva la benché minima intenzione di rispondere. Sotto sotto, credo, la cosa aveva cominciato a stancare non solo i lettori, ma anche i redattori. Si trattava solo di onore e puntiglio professionale (chi vuole rosicare si legga questo sarcastico articolo del giornalista Betulla).
La tecnica della dieci domande è però progressivamente dilagata, con effetti anche stucchevoli, come evidenziato qui. Ho provato pertanto a raccogliere le serie più rilevanti di "dieci domande" venute fuori da maggio, mese di pubblicazione delle prime dieci domande di Repubblica, ai nostri giorni.
19 maggio 2009
Il quotidiano "Il Manifesto" pone dieci domande a Bertolaso sulla gestione dell'emergenza terremoto a L'Aquila.
26 maggio 2009
Il Giornale fa dieci domande a Franceschini (leader del PD) sulle contraddizioni tra il suo essere cattolico e l'appartenenza al PD, sulle calunnie nei confronti di Berlusconi, sulle sofferenze inflitte alla famiglia di Noemi a causa della campagna di Repubblica.
18 giugno 2009
Il Tempo fa dieci domande a Massimo D'Alema sui suoi rapporti con il potere giudiziario.
23 agosto 2009
Il quotidiano "Libero" fa dieci domande alla famiglia Agnelli sulle ricchezze che l'Avvocato avrebbe accumulato nei paradisi fiscali.
30 ottobre 2009
Il "Resto del Carlino" fa dieci domande al neo allenatore del Rimini su come intende guidare la squadra di calcio.
9 novembre 2009
Micromega fa dieci domande a Di Pietro sulla conduzione di Italia dei Valori, sul riciclaggio di ex trombati di altri partiti, sulla moralità della politica, sull'eccessivo giustizialismo.
18 novembre 2009
L'associazione "Altro Consumo" fa dieci domande al Ministero della Salute (ndr: che non esiste più, le sue competenze sono passate al Ministero del Lavoro, della Salute e delle Politiche Sociali) sulla distribuzione del vaccino antinfluenzale in Italia.
18 novembre 2009
La Gazzetta dello Sport fa dieci domande a Marcello Lippi, allenatore della Nazionale di calcio, sulle probabilità che hanno alcuni giocatori di essere convocati o di essere esclusi.
Concludo con un "come eravamo", anzi un "come erano".
8 luglio 1998
La Padania fa dieci domande a Berlusconi sulle origini della sua ricchezza. E chiude con un bel "Non molleremo".
mercoledì 18 novembre 2009
Perchè non siamo disposti ad accettare ? (Le 4 domande di Angelo).
ll “caso Marrazzo” ha fatto discutere un po’ tutti e dappertutto: nei luoghi di lavoro, nelle riunioni tra amici, in famiglia o tra conoscenti. Praticamente non s’è parlato d’altro per alcune settimane. È arrivato il momento di riflettere con tranquillità sulla vicenda e di valutarne gli aspetti sociali.
In più di un’occasione ho sentito anche persone “insospettabili” – data la loro appartenenza culturale – dichiarare: “Che schifo!”, “Che robaccia!”, fino ad arrivare alla sorpresa di sentire una collega commentare gli articoli di stampa con il solito “Che sporcaccione!” e, subito dopo, chiedere alla vicina di scrivania: “Scusa l’ignoranza, ma questi trans… che fanno?”
Ho maturato la convinzione che in questa vicenda, piuttosto che gli aspetti “pubblici” (un rappresentante istituzionale che tradisce i suoi elettori, comportandosi in modo contrario a quanto dichiarato pubblicamente), ciascuno di noi abbia in primo luogo giudicato la condotta privata in sé stessa.
I media, come al solito, hanno fatto da cartina di tornasole dell’ignoranza e dell’intolleranza che - inutile illudersi - caratterizza il nostro Paese.
Considerato che la transessualità è giuridicamente tutelata dall’ordinamento italiano (v. paragrafo "il percorso di transizione"), ritengo doveroso porre queste quattro domande:
1) Perché non siamo disposti ad accettare che un individuo di sesso maschile “faccia quelle cose” con delle trans ?
2) Se le stesse “cose” quello stesso individuo le facesse con una prostituta, ma di sesso femminile “certificato all’origine”, ci farebbe meno impressione?
3) E se i protagonisti della vicenda fossero gay ?
4) Perché, mentre si condannano pubblicamente, quei comportamenti aumentano nel privato "insospettabile", come recentemente documentato da questo libro ?
(di Angelo)
In più di un’occasione ho sentito anche persone “insospettabili” – data la loro appartenenza culturale – dichiarare: “Che schifo!”, “Che robaccia!”, fino ad arrivare alla sorpresa di sentire una collega commentare gli articoli di stampa con il solito “Che sporcaccione!” e, subito dopo, chiedere alla vicina di scrivania: “Scusa l’ignoranza, ma questi trans… che fanno?”
Ho maturato la convinzione che in questa vicenda, piuttosto che gli aspetti “pubblici” (un rappresentante istituzionale che tradisce i suoi elettori, comportandosi in modo contrario a quanto dichiarato pubblicamente), ciascuno di noi abbia in primo luogo giudicato la condotta privata in sé stessa.
I media, come al solito, hanno fatto da cartina di tornasole dell’ignoranza e dell’intolleranza che - inutile illudersi - caratterizza il nostro Paese.
Considerato che la transessualità è giuridicamente tutelata dall’ordinamento italiano (v. paragrafo "il percorso di transizione"), ritengo doveroso porre queste quattro domande:
1) Perché non siamo disposti ad accettare che un individuo di sesso maschile “faccia quelle cose” con delle trans ?
2) Se le stesse “cose” quello stesso individuo le facesse con una prostituta, ma di sesso femminile “certificato all’origine”, ci farebbe meno impressione?
3) E se i protagonisti della vicenda fossero gay ?
4) Perché, mentre si condannano pubblicamente, quei comportamenti aumentano nel privato "insospettabile", come recentemente documentato da questo libro ?
(di Angelo)
martedì 17 novembre 2009
lunedì 16 novembre 2009
Palermo è la città migliore del mondo.
Ho sentito questa frase migliaia di volte e devo ammettere che rispecchia la realtà. E sapete perché? Perché i palermitani adorano la propria città, la accettano, la conoscono e non se ne vergognano.
E non sto parlando tanto di quella fetta di palermitani del ceto medio e medio alto, istruiti. Sto parlando soprattutto del “popolino” (termine che uso senza alcuna accezione offensiva, ma solo per fare intendere al lettore di quale parte di popolazione sto parlando) che, con tutti i suoi difetti, vede solo la grandezza di questa città, a modo proprio la apprezza.
Al contrario, quella fetta di palermitani del ceto medio e medio alto, istruiti, che viaggiano e osservano, apprezzano fin da piccoli che anche ciò che viene da fuori può essere bene, mentre tutto quello che è proprio di questa città, non necessariamente è cosa buona.
E tutto questo nonostante quello che ci viene propinato da anni di pseudo-sicilianismo che hanno convinto i siciliani dell’esistenza di un nord "sfruttatore" e un sud “sfruttato", omettendo però che questo sud gode di un impressionante flusso di risorse assistenziali provenienti dal nord. (E qui ci vorrebbe un post a parte per approfondire i motivi che hanno portato alla crescita della spesa pubblica nel sud a scapito del nord).
Ci siamo, negli anni, così convinti di essere un popolo di serie A, che crediamo ormai di essere gli unici. Siamo convinti che qualsiasi paese nel mondo, anche la Svezia, sia più arretrata di noi. Crediamo che l’inciviltà della gente, le doppie file, le strade sporche, gli scippi, i borseggi, l’abusivismo, la gente “tascia”, la mafia e tutto il peggio che l’uomo può produrre, siano uguali da noi come altrove. Ebbene siamo diventanti talmente presuntuosi che niente ci potrà far cambiare idea.
Noi invece dobbiamo sbandierare ai quattro venti ed a voce alta non solo quello che ci appare il meglio di questa città, ma anche tutto il marciume che ci divora. Dobbiamo sbatterlo in prima pagina, farlo conoscere a più gente possibile. Il resto del mondo lava i panni sporchi in pubblico, in assoluta trasparenza, e questo è il modo migliore per risolvere i problemi e andare avanti. Ecco perché quando viaggiamo, a parte i paraocchi che indossiamo, tutto ci appare perfetto.
Siamo bravissimi a esaltare Palermo. È il nostro sport preferito: abbiamo una storia che il mondo ci invidia, monumenti spettacolari, il parco pubblico più grande d’Europa, il teatro lirico più grande d’Italia, uno degli orti botanici più importanti del mondo, una spiaggia fantastica, abbiamo la possibilità di andare a mare quando vogliamo, abbiamo menti brillanti, artisti importanti, viali alberati, bei negozi, Monte Pellegrino e chi più ne ha più ne metta.
Tutto questo il palermitano è sempre pronto a metterlo in evidenza, lasciando intendere che nelle altre città è molto peggio. Siamo sempre convinti di essere perfetti, e quindi non troviamo mai un motivo per agire. Non sopportiamo che la nostra città sia sottoposta a critiche.
Molti di voi adesso diranno che abbiamo, di contro, un’amministrazione pubblica ed un sindaco che hanno ridotto questa città uno schifo. È vero. Ma ricordatevi che il sindaco è palermitano. Anzi è più palermitano di tutti noi e noi lo abbiamo voluto.
Pertanto una preghiera. Cominciate ad guardare con occhio disincantato questa città, apprezzate quello che c’è di buono, difendetela, prendetevene cura, ma criticate ferocemente quello che non funziona. Allontanate coloro che ne parlano bene per partito preso e la glorificano solo per il gusto di farlo. Cerchiamo di essere più critici e smettiamo di esaltarla sempre e comunque in maniera disfattista. Uniamoci ed alleamoci per il bene comune che è il grande assente di questa città. Abbiate sempre pensieri razionali e Palermo ce ne sarà grata.
(a parte questo, per il resto sono d'accordo con Vincenzo).
E non sto parlando tanto di quella fetta di palermitani del ceto medio e medio alto, istruiti. Sto parlando soprattutto del “popolino” (termine che uso senza alcuna accezione offensiva, ma solo per fare intendere al lettore di quale parte di popolazione sto parlando) che, con tutti i suoi difetti, vede solo la grandezza di questa città, a modo proprio la apprezza.
Al contrario, quella fetta di palermitani del ceto medio e medio alto, istruiti, che viaggiano e osservano, apprezzano fin da piccoli che anche ciò che viene da fuori può essere bene, mentre tutto quello che è proprio di questa città, non necessariamente è cosa buona.
E tutto questo nonostante quello che ci viene propinato da anni di pseudo-sicilianismo che hanno convinto i siciliani dell’esistenza di un nord "sfruttatore" e un sud “sfruttato", omettendo però che questo sud gode di un impressionante flusso di risorse assistenziali provenienti dal nord. (E qui ci vorrebbe un post a parte per approfondire i motivi che hanno portato alla crescita della spesa pubblica nel sud a scapito del nord).
Ci siamo, negli anni, così convinti di essere un popolo di serie A, che crediamo ormai di essere gli unici. Siamo convinti che qualsiasi paese nel mondo, anche la Svezia, sia più arretrata di noi. Crediamo che l’inciviltà della gente, le doppie file, le strade sporche, gli scippi, i borseggi, l’abusivismo, la gente “tascia”, la mafia e tutto il peggio che l’uomo può produrre, siano uguali da noi come altrove. Ebbene siamo diventanti talmente presuntuosi che niente ci potrà far cambiare idea.
Noi invece dobbiamo sbandierare ai quattro venti ed a voce alta non solo quello che ci appare il meglio di questa città, ma anche tutto il marciume che ci divora. Dobbiamo sbatterlo in prima pagina, farlo conoscere a più gente possibile. Il resto del mondo lava i panni sporchi in pubblico, in assoluta trasparenza, e questo è il modo migliore per risolvere i problemi e andare avanti. Ecco perché quando viaggiamo, a parte i paraocchi che indossiamo, tutto ci appare perfetto.
Siamo bravissimi a esaltare Palermo. È il nostro sport preferito: abbiamo una storia che il mondo ci invidia, monumenti spettacolari, il parco pubblico più grande d’Europa, il teatro lirico più grande d’Italia, uno degli orti botanici più importanti del mondo, una spiaggia fantastica, abbiamo la possibilità di andare a mare quando vogliamo, abbiamo menti brillanti, artisti importanti, viali alberati, bei negozi, Monte Pellegrino e chi più ne ha più ne metta.
Tutto questo il palermitano è sempre pronto a metterlo in evidenza, lasciando intendere che nelle altre città è molto peggio. Siamo sempre convinti di essere perfetti, e quindi non troviamo mai un motivo per agire. Non sopportiamo che la nostra città sia sottoposta a critiche.
Molti di voi adesso diranno che abbiamo, di contro, un’amministrazione pubblica ed un sindaco che hanno ridotto questa città uno schifo. È vero. Ma ricordatevi che il sindaco è palermitano. Anzi è più palermitano di tutti noi e noi lo abbiamo voluto.
Pertanto una preghiera. Cominciate ad guardare con occhio disincantato questa città, apprezzate quello che c’è di buono, difendetela, prendetevene cura, ma criticate ferocemente quello che non funziona. Allontanate coloro che ne parlano bene per partito preso e la glorificano solo per il gusto di farlo. Cerchiamo di essere più critici e smettiamo di esaltarla sempre e comunque in maniera disfattista. Uniamoci ed alleamoci per il bene comune che è il grande assente di questa città. Abbiate sempre pensieri razionali e Palermo ce ne sarà grata.
(a parte questo, per il resto sono d'accordo con Vincenzo).
sabato 14 novembre 2009
giovedì 12 novembre 2009
mercoledì 11 novembre 2009
Commercially correct.
martedì 10 novembre 2009
Noi sommersi dai rifiuti, e loro scrivono.
La spazzatura non sta traboccando solo dai cassonetti del capoluogo siciliano. Basta fare un giro per le strade che collegano i paesi limitrofi per rendersi conto che la situazione si sta rapidamente deteriorando in tutta la provincia. Cumuli di spazzatura si ammassano non solo nei dintorni dei punti di raccolta, ma ornano interi lunghi tratti delle carreggiate.
Leggo che i sindaci di otto di questi Comuni (Altavilla, Bagheria, Baucina, Casteldaccia, Ficarazzi, Misilmeri, Santa Flavia, Villabate e Ventimiglia di Sicilia) hanno finalmente preso l'iniziativa per risolvere il problema. Si sono seduti intorno a un tavolo e hanno scritto.
Hanno scritto al ministro dell'Ambiente, al presidente dell'Ars, al Prefetto di Palermo, agli assessori regionale alla Sanità e alla protezione Civile e al provveditorato agli studi di Palermo. Visto che stavano con la penna in mano, avrebbero potuto scrivere a Babbo Natale, magari ci avrebbe risolto tutto il 25 dicembre.
Ma forse non c'era bisogno di utilizzare la posta. Per avere il polso della situazione, in molti di questi casi bastava alzare il telefono e chiedere in famiglia.
All'inizio del 2008, a seguito di un esposto di Pino Apprendi (deputato PD all'ARS), sulla base del quale anche la Procura si è interessata all'argomento, è venuto fuori che i neoistituiti Enti pluricomunali addetti alla raccolta dei rifiuti sono stati riempiti di amici e parenti degli amministratori comunali, ovviamente assunti senza concorso pubblico.
Leggo che i sindaci di otto di questi Comuni (Altavilla, Bagheria, Baucina, Casteldaccia, Ficarazzi, Misilmeri, Santa Flavia, Villabate e Ventimiglia di Sicilia) hanno finalmente preso l'iniziativa per risolvere il problema. Si sono seduti intorno a un tavolo e hanno scritto.
Hanno scritto al ministro dell'Ambiente, al presidente dell'Ars, al Prefetto di Palermo, agli assessori regionale alla Sanità e alla protezione Civile e al provveditorato agli studi di Palermo. Visto che stavano con la penna in mano, avrebbero potuto scrivere a Babbo Natale, magari ci avrebbe risolto tutto il 25 dicembre.
Ma forse non c'era bisogno di utilizzare la posta. Per avere il polso della situazione, in molti di questi casi bastava alzare il telefono e chiedere in famiglia.
All'inizio del 2008, a seguito di un esposto di Pino Apprendi (deputato PD all'ARS), sulla base del quale anche la Procura si è interessata all'argomento, è venuto fuori che i neoistituiti Enti pluricomunali addetti alla raccolta dei rifiuti sono stati riempiti di amici e parenti degli amministratori comunali, ovviamente assunti senza concorso pubblico.
lunedì 9 novembre 2009
sabato 7 novembre 2009
Ma noi abbiamo il crocifisso, noi.
Mentre in Italia discutiamo sull'obbligo di appendere il crocifisso nelle aule scolastiche, altrove abbassano da 19 a 15 anni l'età oltre la quale diventa obbligatorio frequentare corsi di educazione sessuale nelle scuole, a prescindere dalla volontà delle famiglie.
In base a quanto annunciato dal governo britannico, anche le scuole di ispirazione religiosa dovranno affrontare temi come l'omosessualità, i matrimoni civili, il divorzio, l'aborto, l'evoluzione del proprio corpo, la gestione delle emozioni (che si aggiungono a quelli già normalmente affrontati come la riproduzione, la contraccezione e la pubertà).
Nozioni di educazione sessuale più basilari sono previste anche per i bambini più piccoli, a partire da 5 anni, ma in questo caso le famiglie possono decidere di fare astenere i loro pargoletti.
In base a quanto annunciato dal governo britannico, anche le scuole di ispirazione religiosa dovranno affrontare temi come l'omosessualità, i matrimoni civili, il divorzio, l'aborto, l'evoluzione del proprio corpo, la gestione delle emozioni (che si aggiungono a quelli già normalmente affrontati come la riproduzione, la contraccezione e la pubertà).
Nozioni di educazione sessuale più basilari sono previste anche per i bambini più piccoli, a partire da 5 anni, ma in questo caso le famiglie possono decidere di fare astenere i loro pargoletti.
venerdì 6 novembre 2009
Recensione: La Finanziaria siamo noi.
Ho appena terminato la lettura di questo libro di Stefano Lepri ("La finanziaria siamo noi"). Scritto con una prosa molto piana, è un racconto del funzionamento di una certa politica, di quella politica che ogni anno dà vita al grande suk della legge finanziaria dove, dispersi tra i mille emendamenti, è possibile intravedere il peso delle grandi lobbies e scovare finanziamenti alle cose più improbabili.
A questo rito, negli anni, non si è sottratto alcuno schieramento. E, per converso, anche le reazioni delle opposizioni, di qualunque colore politico, sono state sempre le stesse, tanto da poter essere codificate in uno schema ben preciso.
A questo rito, negli anni, non si è sottratto alcuno schieramento. E, per converso, anche le reazioni delle opposizioni, di qualunque colore politico, sono state sempre le stesse, tanto da poter essere codificate in uno schema ben preciso.
giovedì 5 novembre 2009
mercoledì 4 novembre 2009
Chi cucinerà le salsicce alle Feste Democratiche ?
La coda per votare alle primarie del PD è durata più o meno tre quarti d'ora. Dietro di me una signora, anche lei pazientemente in fila, dialogava con il segretario cittadino Ninni Terminelli, uno di quella valorosa pattuglia di consiglieri comunali che, finalmente, sta dando un po' di filo da torcere alla nostra (dis)amministrazione locale.
La signora lamentava lo scarso numero di gazebo a disposizione per votare, e il conseguente affollamento presso i pochi a disposizione. La risposta di Terminelli è stata sincera: questo è il massimo che il partito ha potuto permettersi, considerato il numero di volontari disponibili.
Ok, ma a mio parere occorre anche chiedersi: perché un partito come il PD, con la storia che ha, si è ridotto con un così piccolo numero di volontari ?
La signora lamentava lo scarso numero di gazebo a disposizione per votare, e il conseguente affollamento presso i pochi a disposizione. La risposta di Terminelli è stata sincera: questo è il massimo che il partito ha potuto permettersi, considerato il numero di volontari disponibili.
Ok, ma a mio parere occorre anche chiedersi: perché un partito come il PD, con la storia che ha, si è ridotto con un così piccolo numero di volontari ?
martedì 3 novembre 2009
L'open source aiuta gli ipovedenti.
Pubblicizzo volentieri questo software open source, sviluppato nell'ambito dei progetti seguiti dal prof. Antonio Cantaro dell'Istituto Maiorana di Gela, grande propulsore dell'open source.
Questa scuola è stata capace di grandi cose: gestisce un sito zeppo di guide chiarissime su Linux e altri software open source; ha addirittura realizzato una propria distribuzione Linux (*) derivata dalla più nota Ubuntu.
Adesso ha sfornato questa chiavetta (Vivo Portable) che consente di rendere parlante qualsiasi computer nella quale venga inserita: un preziosissimo, e gratuito, aiuto per gli ipovedenti.
(*) Una distribuzione Linux è l'insieme di un nucleo centrale (kernel) di sistema operativo e di una collezione di software ottimizzata per funzionare con esso.
Questa scuola è stata capace di grandi cose: gestisce un sito zeppo di guide chiarissime su Linux e altri software open source; ha addirittura realizzato una propria distribuzione Linux (*) derivata dalla più nota Ubuntu.
Adesso ha sfornato questa chiavetta (Vivo Portable) che consente di rendere parlante qualsiasi computer nella quale venga inserita: un preziosissimo, e gratuito, aiuto per gli ipovedenti.
(*) Una distribuzione Linux è l'insieme di un nucleo centrale (kernel) di sistema operativo e di una collezione di software ottimizzata per funzionare con esso.
lunedì 2 novembre 2009
Non lasciate le auto incustodite.
Un'auto dei polizia municipale si ferma, in doppia fila, lungo una strada molto trafficata di Palermo. Ne scendono tre vigilesse in divisa, con un'aria da angeli sterminatori. Effettivamente in città corre voce che, tra tutti i vigili urbani, le donne sono le più inflessibili.
Sono molte le auto parcheggiate in divieto di sosta. Mentre le vigilesse compilano verbali su verbali, dal bar poco distante arriva trafelato un grasso signore, con un tovagliolo di carta accartocciato in mano.
- "Ma che, mi ha fatto già il verbale ?"
- "No, ancora no. La sposti."
Morale: a Palermo è concesso posteggiare in divieto di sosta, a condizione di essere pronti a spostare temporaneamente l'auto nel caso in cui si presentino gli agenti della polizia municipale.
Sono molte le auto parcheggiate in divieto di sosta. Mentre le vigilesse compilano verbali su verbali, dal bar poco distante arriva trafelato un grasso signore, con un tovagliolo di carta accartocciato in mano.
- "Ma che, mi ha fatto già il verbale ?"
- "No, ancora no. La sposti."
Morale: a Palermo è concesso posteggiare in divieto di sosta, a condizione di essere pronti a spostare temporaneamente l'auto nel caso in cui si presentino gli agenti della polizia municipale.
domenica 1 novembre 2009
Scova l'errore: la non-via.
È la pubblicità dell'apertura di un nuovo negozio in via Ruggero Settimo (Max Mara); i proprietari, o il loro consulente marketing, non conoscono bene il nome della strada, e hanno fatto una crasi tra "Via Ruggero Settimo" e "Corso Re Ruggero"; ne è venuta fuori una improponibile "Via Ruggero Settimo Re" (???).
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