giovedì 4 settembre 2008

Gli strali della Corte.

Come ogni anno la Corte dei Conti, in occasione del consueto giudizio sulla regolarità del bilancio della Regione Siciliana, non ha perso l'occasione di mettere a nudo le principali carenze e storture che caratterizzano l'amministrazione delle risorse dei contribuenti siciliani.


Certo, in primo luogo va detto che queste denunce appaiono per lo più come inutili grida manzioniane, vista la scarsa eco che producono nella pubblica opinione e, soprattutto, visto che si concludono invariabilmente con la constatazione che, tutto sommato, i bilanci vanno giudicati regolari. Il sistema dei controlli concentra l'attenzione della Corte dei Conti sul rispetto degli adempimenti formali, lasciando (forse giustamente) alla capacità di giudizio dei cittadini-elettori la responsabilità di premiare/punire le scelte di fondo dei politici.


Dalla requisitoria del procuratore generale, che precede il giudizio, ho tratto alcuni gustosi passaggi.


(Nota: le sottolineature sono mie.)


Hic manebimus optime!

E’ la frase che, secondo Tito Livio, venne pronunciata da un centurione ai soldati della sua coorte, ed in particolare al suo alfiere, invitandolo a piantare il suo vessillo nel suolo di Roma, dove ritornavano dopo diverse battaglie; e sostanzialmente vuol dire “questo è il posto giusto per noi”.

Sembra il motto di molti siciliani, almeno di tutti quelli che a parole vogliono che le cose cambino, ma nei fatti si adoperano perché non cambi nulla.

Addirittura, si potrebbe affermare che il 2007, contabilmente parlando, è stato un anno migliore del 2008, in quanto ogni anno a venire sembra essere peggiore del precedente e, quindi, migliore del successivo.

A questo proposito ricordo che tempo fa un Sindaco, cui come Pubblico Ministero contabile contestavo, in un’audizione personale, certe spese comunali ”allegre”, mi rispose cordialmente, ma categoricamente che non capiva perché doveva dare spiegazioni alla Corte dei Conti; le sole spiegazioni le doveva agli elettori del suo Comune che alla fine del suo mandato, se avessero giudicato positivamente la sua condotta, lo avrebbero rieletto, altrimenti lo avrebbero mandato a casa.

Per la verità le cose non stanno in questi termini, perché, per fare un esempio non tanto paradossale, in quanto talora la realtà supera la più fervida immaginazione, se il Sindaco del Comune di “X” decidesse di fare nel suo territorio, per fini promozionali, la festa della “farfalla gialla”, lo dico perché credo che non esista una simile festa, e la realizzasse attingendo esclusivamente alle sottoscrizioni finanziarie dei suoi concittadini, certo non ci sarebbe nulla da obiettare perché quei cittadini con i loro soldi sono liberi di fare quello che vogliono.

Ma dal momento che in atto non esiste il perfetto federalismo fiscale, la spesa di quella ipotetica festa… verrebbe pagata indistintamente da tutti i cittadini italiani.

Riesce difficile, in questa situazione, spiegare ad un milanese, ad un romano, ad un palermitano, a tutti coloro che non risiedono nel Comune “X” che una parte dei loro soldi, coattivamente prelevati attraverso l’imposizione fiscale, debba servire a finanziare la festa della “farfalla gialla” di quel dato Comune; se potessero esprimere la loro volontà sono quasi sicuro che si opporrebbero a pagare imposte per finanziare quella spesa.

A fronte dei 519 progetti finanziati sono stati attivati nelle varie Province della Regione n. 3.069 corsi, cui sono risultati iscritti n. 46.035 studenti…

non si conosce il numero effettivo degli studenti che risultano aver trasformato la loro esperienza formativa in esperienza lavorativa, coerente col corso frequentato. L’unica certezza, relativa al 2007, è rappresentata dal numero dei titoli di spesa emessi, ammontanti a 3.823, e dalla relativa cifra pagata di Euro 302.945.780,48.

Paradossalmente i corsi di formazione, anziché costituire un vantaggio per i giovani qualificati, rappresentano per essi un handicap dal momento che l’attuale legislazione nazionale e regionale, in materia di assunzioni di lavoratori, non si concilia affatto con la legislazione regionale in materia di formazione professionale.

Infatti, la prima garantisce sgravi fiscali e contributivi alle imprese che assumono giovani da formare (come avviene per esempio, ma non solo, per l’apprendistato) con la conseguenza che le imprese non hanno alcun interesse ad assumere i giovani che provengono dai corsi di formazione professionale in quanto, essendo costoro già qualificati, non fanno acquisire alla ditta che li dovesse assumere i citati vantaggi.

Dalle argomentazioni predette l’unica conclusione che sembra potersi trarre è che, nella situazione attuale, i corsi di formazione professionale giovino di più ai soggetti organizzatori che non a chi li frequenta.


Complessivamente, quindi, i dipendenti a carico del bilancio regionale raggiungono la notevole cifra di 21.104 unità (erano 20.781 nel 2006)…

Il confronto con altre realtà regionali è improponibile sol che si consideri che in Sicilia vi è un dipendente regionale ogni 239 abitanti, mentre per esempio in Lombardia vi è un dipendente regionale ogni 2.500 Lombardi; infatti, in Lombardia vi sono circa 3.700 dipendenti regionali (1/5 della Sicilia)…

La differenza non può certo essere spiegata facendo solo riferimento alle maggiori competenze scaturenti dall’autonomia siciliana perché, anche sottraendo la parte di dipendenti corrispondente alle particolari maggiori attribuzioni regionali, quali quelle in materia di lavoro, foreste ed altro, il divario rimane sempre abissale.



5 commenti:

Micheluzzo ha detto...

E il bello è che ogni anno dicono (quasi) sempre le stesse cose!

Anonimo ha detto...

Ho letto la requisitoria e la conclusione finale mi ricorda la prima volta che ho assaggiato il succo di pompelmo, mi ricordo che dissi: "fa schifo, però è buono!".

Antonio Lo Nardo ha detto...

La teoria del pompelmo si può applicare anche agli elettori italiani, e sicilani in particolare.
Alla fin fine sono loro (noi) che scelgono.

Anonimo ha detto...

Come sempre è la dittatura della maggioranza. Qui da noi, sotto sotto (e nemmeno troppo di nascosto), la maggioranza di chi va a votare ha piacere a vedere dilapidate le finanze pubbliche e a vedere che tutto ciò che è pubblico non funziona. L'importante, per questa maggioranza, è riuscire ad avere qualche privilegio da mamma Regione, e mamma Regione (o i suoi politici) riesce ancora a soddisfare tanta gente e tante famiglie. Il senso civico e la difesa del bene comune non hanno patria nella maggioranza dei votanti siciliani (e temo italiani). E temo che molti di quelli che si lamentano di come vanno le cose lo fanno più che altro perché non riescono a ottenere i favori sperati, e non per la difesa del bene pubblico maltrattato. Della serie: non vedo alcuna speranza.

Anonimo ha detto...

Condivido la disperazione di josh.
Questa estate ho avuto una vibrata discussione con un "fedelissimo" di Totò vasa vasa,che mi faceva pure simpatia (il fedelissimo, non Totò). Alla fine ci siamo trovati d'accordo su una cosa: non cambierà mai nulla. Solo che io lo dicevo con tristezza, lui con sollievo.
Goku