Cresce la paura, cresce il bisogno di sicurezza. E, dal momento che le principali reti di socialità e comunicazione nel territorio sono in stato avanzato di sgretolamento, nascono iniziative sapientemente guidate a indirizzare l'attenzione e la tensione della gente verso alcune minacce (vere e/o presunte) e non altre, magari ben più importanti.
Dopo il flop delle ronde, adesso al Nord ci riprovano con il "Controllo del vicinato". Come si legge nel sito, "il sistema prevede sostanzialmente di far sapere tramite l’apposizione di appositi cartelli a chiunque passi nel quartiere che la sua presenza potrebbe non passare inosservata e che il vicinato è attento e consapevole di ciò che avviene all’interno del quartiere.
Il senso di vicinanza unito alla sicurezza che al suono di un allarme, a un’invocazione di aiuto o di fronte a qualunque altra situazione “anormale” ci sia una tempestiva reazione del vicinato, fa sì che ci si senta maggiormente protetti all’interno della propria abitazione e contemporaneamente rafforza i rapporti all’interno di una comunità più unita e consapevole".
Messa così, la cosa non sembra cattiva, sebbene di dubbia efficacia. Però i promotori di questa iniziativa qualche dubbio me lo devono togliere.
Cosa dovrei fare se, per esempio, notassi che il mio vicino di casa, noto politico, ha lasciato inavvertitamente cadere sullo zerbino un assegno intestato a un giudice ?
Cosa dovrei fare se, attraverso le sottili pareti che separano il mio dal suo appartamento, mi capitasse di ascoltare distintamente una sua conversazione telefonica durante la quale cerca di raccomandare attricette e ballerine a un interlocutore a me ignoto, probabilmente un dirigente di una televisione pubblica ?
Cosa dovrei fare se, mentre prendo una boccata d'aria affacciato alla finestra, scorgo, attraverso le tendine dell'hotel situato proprio di fronte casa mia, un noto politico e un altrettanto noto personaggio molto chiacchierato per mafia che discutono seduti a un tavolino ?
Ecco, questi sono i miei dubbi. Per tutto il resto, invece, le istruzioni sono chiarissime.
2 commenti:
Ai tempi dell'Unione Sovietica i portieri dei condomini faceva regolarmente la spia alla polizia segreta sui vari inquilini.
Se vi è capitato di vivere in un piccolo paese, sapete che la curiosità nei confronti del vicinato è un fatto naturale. Dopo una settimana dal vostro arrivo, tutti sanno tutto di voi.
Ma qui stiamo parlando dell'ennesima "trovata" artificiale, messa su per sfruttare la paura dell'altro che si sviluppa in quei posti dove ognuno sta (vuole stare!) per i fatti suoi.
Oltre al complesso residenziale fatto di tanti anonimi palazzi, un altro di questi posti è il "finto borgo": una serie di casette unifamiliari o a schiera, tutte con giardino, posto auto, cane da guardia, allarme. Sono complessi immobiliari che sorgono fuori dalle grandi città e che costringono a muoversi in automobile (di solito un suv) per raggiungere il centro. Li chiamano "borghi" con la classica ipocrisia del linguaggio pubblicitario, ma del borgo non hanno nulla e soprattutto non possiedono l'elemento essenziale: il contatto umano. Perciò "l'ascolto del vicino" è proposto come una minaccia.
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