Il
Piano Industriale sulla riforma della Pubblica Amministrazione, presentato dal ministro Brunetta contiene idee molto valide (stavo per dire: di buonsenso). Brunetta le sta propugnando con la sua tipica veemenza, e temo che questo possa provocare dei contraccolpi soprattutto quando sarà (e se verrà) il momento di tradurre queste indicazioni in pratica normativa.
I soggetti ai quali il ministro si è rivolto non manifestano reazioni di rilievo, cinicamente consapevoli che in Italia tutto ciò che può minimamente intaccare interessi e privilegi di categorie organizzate ha vita breve.
Per adesso il capo del governo lo lascia fare, lui mette in rete il piano e
raccoglie commenti annoiati, svogliati, al limite della strafottenza.
Le linee principali del piano sono queste:
- sistemi di misurazione delle prestazioni delle amministrazioni basati su standard oggettivi di qualità; valutazione estesa ai servizi resi al cittadino, al personale. I risultati di questa valutazione pubblicati su internet;
- dirigenti più autonomi nella gestione delle risorse umane e finanziarie (anche delle violazioni disciplinari dei collaboratori, se non segnalate), ma sottoposti a valutazione con differenziazione delle retribuzioni in base ai risultati;
- utilizzo degli immobili della PA anche per servizi aggiuntivi rispetto a quelli primari, anche con l'utilizzo di personale della PA retribuito;
- unificazione di tutte le attività di supporto in poli di eccellenza (gestione del personale, concorsi, tesoreria, acquisti, etc.);
- forte impulso alle tecnologie digitali e ai servizi on line concentrandone la gestione negli attuali DIT e CNIPA, da trasformare in "cabina di regia". Abolizione del formato cartaceo per i servizi erogati in formato digitale. Adozione di un unico strumento per l'accesso del cittadino ai servizi on line (fiscali e sanitari).